Capitolo 15_Auld Lang Syne (parte 2)

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31 dicembre, ore 22.30

Annabeth

La mia povera testa era bombardata dal sottofondo musicale di Bach e le chiacchiere concitate delle persone intorno a me.

Mi ero sforzata di indossare la gonna al ginocchio di velluto beige con sopra un golfino di cachemire rosso scuro, la scollatura a barca decorata da paillettes. Mi faceva vomitare – odiavo tutto ciò che luccicava – ma dovevo tenere buona mia madre e quello sarebbe stato un ottimo inizio. Avevo truccato gli occhi pazientemente, seguendo il tutorial degli smokey eyes su YouTube, messo un velo di cipria sulle guance e lucidalabbra. 

Nonostante i miei sforzi, il commento di mia madre era stato qualcosa come: "Ogni tanto dovresti indossare dei pantaloni, amore. Con le gonne e i vestiti le tue gambe sembrano due stuzzicadenti"

Fine.

Secondo la sua logica, condire le critiche con epiteti quali amore o tesoro le rendeva più accettabili. Non era affatto vero!

Affranta, mi accomodai in silenzio sulla poltrona accanto al camino, dove solitamente sedeva mio padre, lontano dalla folla e dal rumore proveniente dalla cucina. Se ci fosse stato lui, non mi sarei neppure presa la briga di provare ad avere un aspetto ordinario.

Dio, quando pensavo a papà il tempo sembrava dilatarsi in modo inconsueto. Gli eventi che lo riguardavano vorticavano su loro stessi, confondendomi, impedendomi di collocarli nel modo giusto sulla linea temporale. A volte sembrava fossero trascorsi secoli da quando l'avevo visto l'ultima volta: ricordavo a fatica il suo aspetto, la sua voce, il modo che aveva di arricciare gli occhi quando rideva. Altre volte, invece, i dettagli erano così vividi da farmi pensare che fosse passato solo un giorno.

Lui mi mancava ogni singolo minuto, ma durante le feste ancora di più.
Ero abituata a vivere la mia vita con un onnipresente pizzico di positività, ma avrei evitato volentieri tutta la manfrina del festeggiare il Natale & Co. da anni ormai. Nulla aveva più senso senza papà.

Almeno non per me.

Durante la cena mangiai poco, in modo da evitare commenti cretini sul mio metabolismo e i chili immaginari che ogni anno mettevo su secondo mia sorella. Non servì a molto.

"Sai, Beth, una mia amica fa la nutrizionista. Le sue pazienti non hanno un filo di grasso in eccesso sui fianchi. Se vuoi posso dirle di stamparmi qualche dieta adatta a te" annunciò Lana nel bel mezzo del dessert...che io sputacchiai miseramente sulla tovaglia.

Dal momento che tutti concordavano sempre sul fatto che io fossi una bella ragazza, lei sviliva il mio aspetto fisico con commenti sprezzanti, nel tentativo di dimostrare che, in fin dei conti, non ero nulla di così eccezionale.

Le teste dei presenti si voltarono nella mia direzione, gli occhi puntati prima sul tavolo e poi sui miei fianchi avvolti nel cachemire morbido.

Sorrisi controvoglia, pulendomi la bocca, e le scoccai un'occhiataccia.
"Grazie, ma non ho grasso di troppo sui fianchi, Lan"

Masticò lentamente, con espressione serena. "Non ho detto questo. Solo, nel caso ti interessasse..."

"Perché dovrebbe?" la misi a tacere. Lei scrollò le spalle. "Mi sembrava che ti fossi appesantita un po', tutto qui. Se non è così, buon per te, sorellina"

Digrignai i denti. "Forse è colpa del maglione"

"Non dire idiozie, è bellissimo!" si risentì mia madre. Guai a criticare le sue scelte in fatto di moda.

"Mi piace molto, infatti" Come straccio per i pavimenti. "Dico solo che è un po' largo e non segna..."

"La vita" concluse lei al mio posto. "Lo scopo era proprio quello. Hai quasi vent'anni, ormai, non puoi continuare ad indossare solo roba attillata come un'adolescente"

Let It All Go [sequel di Both Sides Now]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora