Capitolo 33_Perfect (part 1)

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Qualche mese dopo

Bradley

Parcheggiai la mia BMW lungo il vialetto, gettando un'occhiata carica di nostalgia alla dépendance che, con la sua riserva infinita di alcolici, mi tentava come il fottuto serpente nel giardino dell'Eden.

Era una tortura sapere di andare incontro ad un plotone d'esecuzione in piena regola e non potersi scolare neanche un misero bicchiere di vodka. Perlomeno la gola in fiamme sarebbe stata un'ottima distrazione dall'atmosfera tesa che avrebbe regnato sovrana per l'intera permanenza in quella casa.

"Se non te la senti, possiamo sempre tornare dagli Scott in due minuti netti. Hai visto quanto è stato gentile con te, il papà di Rowan? Chi l'avrebbe mai detto, dopo ciò che hai fatto alla sua bambina? Insomma, persone così andrebbero frequentate assiduamente per assorbire un po' della loro bontà innata, non credi?" proruppe d'un tratto la ragazza seduta al mio fianco, avvalendosi del suo metodo di raggiro favorito: sparare frasi a raffica per confondere la gente e convincerla a fare ciò che voleva.

Ridacchiai e allungai una mano per accarezzarle la guancia rosea. "Ci hai provato, Betty"

Rispose sbuffando sonoramente e una ciocca di capelli le svolazzò sul naso.

Quando Victoria aveva telefonato invitandomi ad un weekend in famiglia, mi era mancato il terreno sotto i piedi alla sola idea di rivedere il mio vecchio. Lei mi aveva caldamente incoraggiato a portare con me anche Annabeth, dopo aver saputo che avevo una ragazza, senza lasciarmi il tempo di rifiutare.

"Credo che sia giunta l'ora dei chiarimenti, Bradley" aveva dichiarato con voce risoluta la mia matrigna, a seguito di una sequela infinita di dettagli sulla condizione di salute di suo marito, con il chiaro intento di farmi provare compassione per lui.

Così, inevitabilmente, entrambi eravamo stati incastrati in quella che sarebbe stata la riunione famigliare più imbarazzante del secolo.

Scesi dall'auto e feci rapidamente il giro per aprire lo sportello del passeggero, come mio solito. Strinsi la piccola mano di Annabeth nella mia e desiderai solo allontanarmi il più possibile da quel luogo. Temevo potesse accadere qualcosa di spiacevole che l'avrebbe spinta a piantarmi lì su due piedi e scappare in Texas il più rapidamente possibile.

"Accidenti, Ragazzo Punk! La tua casa è favolosa. È maestosa, elegante...e all'esterno somiglia alla villa dei Cohen" considerò lei, guardandosi intorno a bocca aperta.
Inarcai un sopracciglio, troppo nervoso per stare dietro alle sue continue citazioni. "Scusa, chi?"

"La famiglia di The OC" chiarì in tono annoiato, come se fosse ovvio.

Mi aveva costretto a recuperare ogni serie tv drama e adolescenziale le venisse in mente, perciò adesso possedevo una discreta cultura in tal senso.

"Ah, certo. Solo che, in questo caso, il padre non ha il minimo senso dell'umorismo, è un avvocato interessato solo al guadagno e, piuttosto che adottare un ragazzo in difficoltà, è il tipo che preferisce metterlo alla porta anche se si tratta del suo stesso figlio" borbottai con stizza.

La vidi sbattere le ciglia, mentre l'espressione corrucciata sul suo viso si ammorbidiva. Poi si strinse a me per depositarmi un bacio all'altezza del cuore, che sotto la giacca batteva come un tamburo. Cercai di racimolare il coraggio di comportarmi da uomo e suonare il campanello. Allungai il dito a fatica, quando lei parlò di nuovo.
"Sai, se adesso facessi dietro front e decidessi di andartene, non perderei di certo la stima nei tuoi confronti"

Mi lasciai scappare un sorrisetto. "Interessante. Io non sapevo neppure che ne avessi"

Grugnì, contrariata dalla mia battuta, e mi pizzicò un fianco. "Non sei divertente...e di certo non sei costretto ad incontrarlo, se non vuoi"

Let It All Go [sequel di Both Sides Now]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora