Capitolo 19_Ready for love

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Sei ore e mezza più tardi

Annabeth

Partì l'inno nuziale.

La prima ad emergere dalla porta ornata con un arco di fiori bianchi sia all'interno che all'esterno, fu Katherine, la migliore amica di Kim nonché prima damigella. Data la sua scarsa altezza e le curve poco sinuose, con il vestito melanzana pieno di balze somigliava ad una caramella alla prugna. Inoltre possedeva una pelle così chiara che sembrava avesse vagamente una sfumatura azzurrina. Un connubio bizzarro.

Poi fu il turno di Marla, mia cugina, e seguì Cindy, una collega della sposa. Infine arrivai io.

Cercai invano di attraversare il più velocemente possibile la navata insieme a Calder e adocchiai il mio fortunato accompagnatore, Bradley, ghignare subdolamente sistemato tra i banchi, al fianco di una bellissima Jill avvolta in un abito azzurro, in perfetto contrasto con la sua carnagione scura.

Una pausa ad effetto, e apparve Kim. Non aveva importanza che indossasse un abito che la faceva assomigliare ad una meringa, tanto era vaporoso dalla vita in giù, era comunque trasfigurata dalla grazia, mentre avanzava cautamente al braccio dello zio Rob.

In piedi accanto all'altare, voltai lo sguardo in direzione dello sposo, Alexander, che attendeva Kim con gli occhi velati di lacrime e un sorriso timido. Sembrava veramente felice.

Quando Rob la lasciò al fianco del suo futuro marito, la baciò sulla fronte e lanciò ad Alexander uno sguardo significativo al quale lui rispose con un lieve cenno del capo.

Assistendo a quella scena sentii una fitta acuta al petto.
Io non avrei mai vissuto un momento così.
Non avevo più nessun padre che si raccomandasse con un uomo di trattare bene la sua bambina. Prima di crollare per lo sconforto, mi rimproverai mentalmente. Era il giorno di Kim!

Un giorno felice. Dovevo pensare a lei, non a me stessa!

Mi stampai un sorriso smagliante in faccia e mi assicurai di mantenerlo intatto per l'intera durata della cerimonia.

Fortunatamente tutto procedette per il meglio.

Anche se, con mio enorme disappunto, il prete non recitò le parole: "Se qualcuno ha qualcosa in contrario a questa unione, parli ora o taccia per sempre". Peccato. La sera prima avevo scommesso con un saccente Bradley che facesse parte della formula originale, come sapevo dalla mia vasta cultura cinematografica. Invece no.

Gli dovevo venti dollari.
Cavolo.

L'aperitivo e la cena parvero scivolare via rapidi come il vento.

Scambiai quattro chiacchiere con le cugine alticce della mamma finchè gli sposi non dichiararono aperte le danze tra una marea di applausi generali.
La band iniziò a cantare dal vivo, con l'accompagnamento di una musica dal ritmo blues.

Uno dei miei zii mi invitò a ballare e, controvoglia, mi lasciai trascinare sulla pista allestita nel salone gigantesco della piantagione, illuminato tutt'intorno con candele profumate alla cannella per creare atmosfera.
Dopo qualche minuto l'odore dava un po' alla testa e bisognava allontanarsi di qualche passo, tuttavia a mia zia Florence piaceva perciò dovevamo sottostare al suo volere.

Lo zio Billy era un uomo grande e grosso, mai visto senza il suo cappello da cowboy a tesa larga piantato sulla testa calva e il fermacravatta a forma di alligatore – lo indossava anche in quell'occasione – che da bambina mi affascinava tanto con la sua estrosità.

Era abbastanza piacevole quando lo incontravi alle cene di famiglia e discutevi del più e del meno, ma in quel frangente anche lui sciorinò le domande di rito, tipiche dei parenti impiccioni.

Let It All Go [sequel di Both Sides Now]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora