Capitolo 25_Celebration

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Bradley

Finalmente il sospirato ventesimo compleanno era arrivato.

Dopo aver ricevuto un biglietto d'auguri dalla mia domestica di Irvington, che mi aveva fatto da tata per l'intera infanzia, un sms dalla mia matrigna Victoria – uno stringato 'tanti auguri', senza un 'come stai?' – e neanche mezza chiamata da mio padre, mi ero ritrovato a pregare mia madre al telefono di non venirmi a trovare insieme al suo fidanzato.

Non avrebbe avuto senso trascorrere delle giornate in compagnia di un soggetto che sopportavo appena. Qualche mese a Londra era stato sufficiente per capire che si trattava di un inglese scorbutico nato con lo snobismo nei geni. Proprio no.

Dovevo ammettere, però, che mi era dispiaciuto rinunciare a vedere lei. Avevamo sempre avuto un buon rapporto e mi sarebbe piaciuto mostrarle il posto in cui lavoravo. Per una volta avrei avuto qualcosa di buono da condividere e non l'ennesima delusione o ripicca nei confronti di mio padre. Pazienza.

Quella mattina Adam mi preparò una montagna di pancakes innaffiati di sciroppo d'acero – sembravano disgustosi, ma io li amavo così – e ci scambiammo un abbraccio virile, con tanto di pacche sulla spalla, un attimo prima di avventarci sul cibo.

"Allora, sei già più maturo? O dovrei dire vecchio? Trovato qualche capello bianco? Qualche ruga?" mi domandò, beccandosi un'occhiataccia.

Dovevo concedergli qualche battuta dal momento che, quando era toccato a lui, l'avevo preso in giro senza pietà, facendogli trovare un bastone da passeggio accanto al letto e dei prodotti per l'incontinenza nell'armadietto del bagno.

"Come no, mi sento già prossimo alla pensione"

"Scherzi a parte. Le cose ti vanno meglio ultimamente, no? Hai un impiego, una ragazza – anche se non ti sei ancora degnato di presentarla al tuo migliore amico nonché coinquilino – sorridi di più e hai tagliato i ponti con quella merda che fumavi..."

Sogghignai. Non gli era mai andato giù il mio interesse per gli spinelli. Che bravo ragazzo era.

"E allora?"

"Quando eri in fase autodistruttiva acuta, ricordi chi aveva detto che sarebbe andato tutto bene? Un indizio: era un ragazzo scandalosamente bello e terribilmente saggio che sta mangiando proprio davanti a te" esclamò, con un sorriso stampato in faccia.

Adam in quanto a narcisismo non scherzava.

Sollevai il sopracciglio col piercing. "Adesso non vorrai farmi credere che prevedi il futuro? Perché con quella crema idratante che ti spalmi in faccia, mi inquieti già abbastanza"

"Ho la pelle secca, stronzetto. Dico solo che, forse, avevo più fiducia in te di quanta ne avessi tu. E avevo ragione. Hai abbandonato il lato oscuro, giovane Padawan"

Già. Tuttavia il merito non era stato tanto mio, quanto più delle persone speciali che si erano messe in testa di migliorarmi l'esistenza. Lui per primo.

"Grazie" mi limitai a rispondere, abbassando lo sguardo.

Una parola breve e semplice, che racchiudeva un mondo.

Non avrei saputo descrivere con esattezza ciò che provavo per il mio migliore amico. La gratitudine era solo in cima alla lista. Mi aveva accolto in casa sua nel momento del bisogno, offrendomi la sua 'nuova famiglia' in sostituzione di quel cesso della mia. E, ok, all'inizio non avevo minimamente apprezzato il gesto, ma adesso non facevo che pensare a dove sarei finito se Adam Montgomery non fosse stato presente per me.

***

Quando quel pomeriggio Annabeth passò da casa, l'euforia che trasmetteva mi raggiunse ancora prima che mi saltasse in braccio per baciarmi sulla bocca, le mani avvolte attorno al mio collo e il corpo caldo pressato contro il mio. "Buon compleanno, Ragazzo Punk" sussurrò sulle mie labbra.

Let It All Go [sequel di Both Sides Now]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora