Thief - Captain America

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"Eccoti, piccola ladruncola"
Mi voltai di scatto.
"Salve, Capitano." risposi all'uomo davanti a me.
"È stato difficile trovarti, T/C. Poche persone riescono a nascondersi allo S.H.I.E.L.D. per così tanto tempo. E solitamente sono tutte spie dell' H.Y.D.R.A."
"E che differenza c'è ormai?"
"Cosa intendi dire?"
"Sveglia Rogers! Comportamenti, sospetti, scambio di informazioni...è per questo che sono stata espulsa. Sono un'ex agente dello S.H.I.E.L.D, avevo sospetti riguardo molti altri, sono stata scoperta e mandata via."
"Come faccio a sapere che non stai mentendo?"
"STA GIÙ, ROGERS!!"
Mi accorsi appena in tempo del riflesso del mirino di uno degli agenti che accompagnavano il Capitano.
Lui fece in tempo ad abbassarsi, io no.
Mi presi un proiettile in pieno stomaco e caddi a terra, cercando di bloccare l'emorragia con le mani, ma avendo scarso successo.
"Oh, cazzo!" sentii esclamare l'uomo.
Dopo aver messo al tappeto tutti i traditori, mi si avvicinò e mi prese in braccio, per poi uscire velocemente da quella galleria e dirigersi da qualche parte.
"Merda!" esclamò il Capitano.
"L-linguaggio." Mormorai con voce flebile e prima di perdere del tutto i sensi giurai di averlo sentito ridacchiare.

Mi svegliai in una casa a me sconosciuta a causa di una fitta alla pancia.
Mi accorsi del fatto che la mia maglietta era stata cambiata con una più grande e pulita.
Piano piano le immagini riaffiorarono nella mia mente: la galleria, Rogers che mi trova, io che mi prendo uno sparo indirizzato a lui...
Gemetti per il dolore quando provai a rimettermi seduta, ed evidentemente dovevo essere stata sentita, poiché il Capitano entrò nella stanza.
"T/N! Sei sveglia finalmente! Come ti senti?" chiese preoccupato.
"Ho un buco allo stomaco."
L'uomo accanto a me rise.
Diamine, era cosi...puro mentre rideva. Sembrava tornasse un bambino.
"Hai davvero fame?" domandò con apprensione.
" Diavolo, si!"
Provai ad alzarmi e Steve mi diede una mano.
Andammo in cucina e lì vidi un altro uomo, di colore, alto e, da quello che potevo intravedere dalla maglietta, muscoloso.
Non appena si accorse della mia presenza, mi venne incontro e mi porse la mano destra.
"Sam Wilson. Piacere di conoscerti, T/N"
"P-piacere mio." ricambiai la stretta.
Intanto Cap aveva preso una mela dal frigorifero e, dopo esserci seduti intorno al tavolo della cucina, me la porse.
Già dal primo morso sentii le forze tornarmi.
"Dunque - iniziò - T/N, avevi ragione, quasi tutto lo S.H.I.E.L.D. è compromesso, Fury è stato ucciso mentre tu dormivi, Hill non è a rischio e Natasha ci raggiungerà tra qualche ora - si interruppe per il suono del campanello - o adesso. Sam, vai tu?"
L'uomo annuì e si diresse alla porta.
"Qu-quanto ho dormito?" domandai.
"Tre giorni." fu la risposta.
Ero scossa dalla notizia della morte del direttore.
Era come il padre che non ho mai avuto, severo, certo, ma dolce quando bisognava esserlo con me.
Mi aveva aiutata a superare gli attacchi di panico dovuti sia alla morte dei miei genitori, sia al periodo in cui ero stata prigioniera dell' H.Y.D.R.A.
Era stato lui a dirmi di andarmene e inscenare il mio tradimento per far sì che gli agenti corrotti non scoprissero il fatto che sapeva del loro doppio gioco, tutto questo aveva retto per circa cinque settimane, finché il Capitano non mi aveva scoperta.
Mi aveva allenata personalmente e mi aveva resa, insieme alla Romanoff, l'agente migliore dello S.H.I.E.L.D, per cui spesso capitava che io e Nat collaborassimo, finendo la missione assegnataci in meno di ventiquattr'ore.
Ovviamente, collaborando così tanto, era inevitabile che io e la russa diventassimo molto amiche, quindi quando entrò in camera ci abbracciammo.
"Nat, tutto bene?" le chiesi sinceramente preoccupata, avendo notato che era sporca di cenere e aveva i capelli disordinati.
"Sì. Ero alla base e qualcuno ha piazzato una granata sotto la macchina. Sono scappata per poco all'esplosione, me ne sono accorta quando ho aperto la portiera e ho visto un anellino a terra. La messinscena non regge più, Rumlow e i suoi sanno che li abbiamo scoperti. Tu invece come stai? Steve mi ha detto che l'hai salvato."
"La ferita si sta già rimarginando."
L'unica a non stupirsi della mia frase fu Natasha, lei era l'unica a sapere del mio "soggiorno" presso l' H.Y.D.R.A. e della guarigione accelerata che erano riusciti a farmi sviluppare prima che una squadra dello S.H.I.E.L.D. irrompesse e mi liberasse insieme agli altri ostaggi.
"M-ma come è possibile?" domandò stupito il Capitano, sgranando gli occhi quando abbassai la fasciatura e vedendo che della ferita che avevo era rimasta solo una cicatrice.
"Hanno fatto degli esperimenti, su di me. Perché credete che mi abbiano rapita? Per divertimento? No, quelli credono che ognuno di noi abbia delle abilità nascoste e che, con i giusti stimoli, vengano fuori. Per stimoli si intende torture, dall'elettroshock all'essere lasciati dentro un cilindro di vetro con livelli di ossigeno minimi.
A me è andata abbastanza bene, mi provocavano ferite ogni giorno, me le fasciavano e poi controllavano se si fossero rimarginate."
"È orribile. C'erano altre persone con te?" chiese Sam.
"Si, alcune rapite altre volontarie."
"Dobbiamo liberarle. Tutte, anche quelle che si sono offerte." decise Steve.
"E come intendi fare?"
"Ho già un piano in mente."

One-shots [SOSPESA]Where stories live. Discover now