Capitolo 15

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MARTINA

E' da ore che sono china su questi documenti, sono talmente tanti che ormai ho perso il conto di quante volte ho firmato, segnato e compilato questi fogli. L'orario di lavoro sta volgendo al termine, il sole inizia a calare e io vorrei tanto bermi una tazza di caffè. Il telefono suona e vedo che è mio padre, << Ciao Tini >> mi saluta lui con un tono affettuoso, << Ciao papi >> rispondo entusiasta io, << Sei ancora a lavoro? >>, << Si ma ho quasi finito, sto compilando dei documenti e poi devo consegnarli ad Alba la segretaria >>, << Allora non ti disturbo tesoro >> avverto la sua premura, << Non mi disturbi papà che c'è? >> insisto io. Qualche secondo di silenzio, << Hai sentito tua sorella? >> chiede poi e io alzo gl'occhi al cielo, << L'ho sentita dopo pranzo >> borbotto, ometto che mi ha informato di avere un appuntamento con quell'italiano che le piace tanto, mio padre è protettivo e ogni volta che scopriva o lo informavamo che frequentavamo qualcuno passava alla modalità difesa. Ci chiedeva vita, morte e miracoli, così abbiamo imparato ad aspettare, di avvertirlo un po' più in là, giusto per non far scappare a gambe levate i nostri corteggiatori e prepararli a dovere sull'incontro. << Le dico di chiamarti, forse è ancora in biblioteca, mi ha detto che oggi aveva da studiare >>, lo tranquillizzo io, << Capisco che la vita da universitaria è difficile, ma tu almeno ci chiamavi o rispondevi al telefono >> si lamenta l'uomo più importante della mia vita, << Ma sai come è fatta Cande, papà, è un po' svampita e si dimentica persino la testa a volte >> faccio la sarcastica, << Lo so, lo so, conosco bene le mie figlie >> lo sento sorridere anche se non lo posso vedere << Se la senti almeno avvertimi e dimmi come sta >>, << Sarà fatto >> esclamo. Mi rimetto a lavoro, Jorge non è ancora tornato, non so dove sia e probabilmente nemmeno lo incontrerò. Raccolgo le mie cose e mi dirigo da Alba, pronta a consegnarle il mio lavoro. Victoria è appoggiata la bancone in un vestito color prugna un po' troppo aderente e scollato, mi guarda come se avessi la peste, mi saluta a malapena con un sorriso, anzi una smorfia. << Ah grazie >> mi sorride invece la riccia, << Finalmente sono libera >> brontolo io, << Invece no >> frena il mio entusiasmo, io la guardo confusa e la incito a parlare. << Ha chiamato Jorge, serve che gli porti questi >> appoggia una cartellina rossa sul bancone << Gli servono per domani mattina presto, se vuoi chiamo James e ti faccio portare da lui >> alza i suoi occhi scuri e dolci su di me, invece Victoria ci guarda in malo modo, << Posso passare io >> si intromette, << No Victoria, mi servi qui, Jorge ha del lavoro per te e ha bisogno che tu lo svolga urgentemente >> la smonta lei e il suo sguardo si incupisce e si rabbuia. Quasi le fumano le orecchie. << Comunque vado con la mia macchina così torno direttamente a casa poi >>, << Buona serata allora >> mi augura la riccia, << A domani >> le sorrido io e vado all'ascensore con gl'occhi di Victoria sempre addosso. In auto mi arriva una chiamata da Mechi, << Mi hanno chiamato per fare una copertina... del giornale più popolare della città >> si esalta lei mentre la sua voce rimbomba dal vivavoce dell'auto, << Oddio Mechi complimenti, sono davvero contenta per te >> le dico fiera della mia migliore amica, << Già, sarò su tutte le copertine ci credi? >> esprime la sua gioia, << Te lo meriti Mechi, sei stupenda >> le dico dolcemente << E tu sei un'amica fantastica >>, sorrido alle sue parole. Io e lei siamo sempre state unite, fin dal primo minuto, anche se siamo diverse, anche se ci piacciono cose completamente opposte, è come se ci completassimo a vicenda. Il fatto di essere così opposte l'una all'altra forse è la cose che ci unisce più di tutte. << E tu che fai? >> chiede poi, << Sto andando da Jorge a portargli dei documenti >> le spiego, << Ci sarà anche il suo amico? >> domanda maliziosa, << Non credo >> brontolo io, << In caso salutamelo >> ridacchia la bionda, << Chiedigli di uscire e basta no? >> cerco di farla breve io, << Ci voglio andare piano, e poi voglio che sia lui a rincorrermi >> spiega. Quando arrivo davanti al palazzo dove vive Jorge, come sempre c'è James fuori che mi aspetta, mi fa parcheggiare l'auto in uno dei posti privati e poi saliamo sull'ascensore dove digita il codice d'accesso all'attico. << Come sta James? >> chiedo io con un sorriso, << Benissimo signorina e lei? >> ribatte alla mia domanda, << Benissimo... però chiamami Martina ok? Preferisco >> faccio spallucce, << Va bene Martina >> mi fa un sorriso apprensivo lui. << E' da molto che lavora per Jorge? >> mi incuriosisco, << Quasi quattro anni >> risponde prontamente << Prima ero nella marina militare >>, << Si vede che è un uomo in gamba >> mi complimento, << Grazie signorina... cioè Martina >> si corregge. Le porte si aprono, James si dirige verso una porta lì accanto all'ascensore << Il signor Jorge l'aspetta in salotto >> mi indica lui e poi sparisce. Attraverso l'atrio e arrivo in cucina dove lo trovo chino su dei documenti. << Sei qui >> mi dice appena mi vede arrivare, << Eccoti qua le pratiche che ti servivano >>, << Grazie mille, volevo venire io a prenderle, ma stavo facendo una riunione qui e pensavo di non riuscirci... sono appena andati via, due minuti prima che arrivassi tu >> spiega, << Non è un problema >> rispondo io e lui mi guarda, posa i suoi occhi verdi nei miei e il mondo sembra fermarsi. Poi la sua pancia brontola e mi viene da ridacchiare, << Sono umano Martina >> fa il finto offeso, << Stavo iniziando a credere che tu non lo fossi >> ribatto, << Spero che arrivi presto Anita per farmi la cena >> brontola poi lui. Io rimango a guardarlo e mi chiedo se quest'uomo abbia mai fatto qualcosa di normale, qualcosa di quotidiano. << Perché mi guardi così? >> domanda, << Mi chiedevo delle cose >> lo lascio sulle spine, << Quali cose? >> vuole sapere. Lo guardo ancora e poi decido di buttarmi, << Hai mai fatto qualcosa di normale... cioè di quotidiano? >> gli chiedo e lui mi guarda perplesso, << Tipo? >> domanda, << Tipo cucinare >>. Lui si mette a ridacchiare e sembra un suono così strano, è raro vederlo così, spensierato. << No Martina mai >> replica, << Dovresti >> borbotto semplicemente, << Perché mai? >>, << Perché è divertente >> faccio spallucce. Lui non mi sembra convinto, allora senza nemmeno pensarci appoggio la borsa sullo sgabello in parte a lui e mi metto dietro il bancone, << Allora preparati, perché oggi il Signor Blanco cucinerà il suo pasto per la prima volta >>. Mi fissa scioccato, << Non dire sciocchezze >> borbotta, << Non sono sciocchezze >> mi lamento io, << Non ti farò cucinare per me >> insiste, << Non cucinerò per te, cucineremo insieme e io ti insegnerò qualcosa >> specifico, << Perché dovrei? >>, << Perché così diventi più umano >> lo scherno io << Ora di ad Anita che questa sera non deve cucinare >> ordino come se fossi io il suo capo << E poi vai a metterti una maglia, ti sporcherai sicuro >>, non è ancora convinto, ma poi mi guarda << Ad un patto >> mi sorride maligno, << Quale? >> voglio sentire cosa mi propone, << Ceni con me >> lo dice con una serietà che mi lascia senza fiato, come se lo desiderasse davvero. << Ok >> accetto io e allungo la mano per siglare questo accordo. << Ora rimbocchiamoci le maniche signor Blanco, perché ci sarà da ridere >>. Sale per cambiarsi e intanto arriva Anita, << Questa sera cucineremo io e il signor Blanco >> le dico e lei mi guarda stranita, << Come scusi? >> chiede lei, << Ha capito bene, so che sembra strano, ma cucineremo noi, quindi può rilassarsi >> le sorrido, << Stiamo parlando dello stesso Signor Blanco? >> è ancora sotto shock per la notizia, << Si Anita, proprio quello >> ridacchio io, << Cosa sta succedendo? >> si domanda poi lei a se stessa. Mi faccio dire dove posso trovare tutto l'occorrente e poi la congedo. Quando Jorge torna in tenuta da casa sembra un'altra persona, un paio di Jeans normali e una maglietta bianca, anche così è bello da lasciare senza fiato, peccato per la sua personalità. << Allora da dove iniziamo? >> chiede pronto per affrontare questa sfida, << Iniziamo con il metterci il grembiule >> ne afferro uno che mi ha consegnato Anita e glielo infilo, non mi rendo conto di essergli così vicino finché i nostri occhi non si incrociano, percepisco uno strano calore e lo stomaco inizia a svuotarsi, << Così non ti sporcherai troppo >> dico quasi senza voce e poi faccio un passo indietro per mettere della distanza tra noi. E' una situazione davvero strana, non so nemmeno perché mi è venuto in mente di fare questa cosa, forse perché voglio scavare dentro di lui e trovare quella sua parte umana che tiene rinchiusa infondo a se stesso. Forse perché credo che gli farebbe bene sentirsi normale qualche volta, fare delle semplici cose domestiche, o fare due chiacchiere con un amico che non sia di lavoro. Non so in cosa mi sto cacciando, ma l'istinto mi ha detto di fare così e io il mio istinto lo seguo sempre. Mi sorride prima di mettersi all'opera goffamente e come due semplici persone che si sopportano iniziamo a cucinare la nostra cena.


Autore: Ecco a voi il quindicesimo capitolo. Le cose iniziano ad evolversi ma la strada è ancora lunga e tortuosa. Spero che vi sia piaciuto!! A presto con il prossimo capitolo!!! <3 GRAZIE

 Spero che vi sia piaciuto!! A presto con il prossimo capitolo!!! <3 GRAZIE

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My Dear Boss (Jortini)Where stories live. Discover now