Capitolo 23

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MARTINA

Finalmente sono nella mia stanza in hotel. Dopo la serata appena passata non vedevo l'ora di rinchiudermi qua dentro, da sola. Non è stato facile stare tutta la giornata a contatto con Jorge, non è semplice tenergli testa, ci riesco, ne sono capace, ma farlo per tutta la giornata è estenuante. Poi non so perché, ma ultimamente la sua vicinanza, mi fa sentire strana, come se ci fosse sempre della tensione. Non so bene spiegare come mi sono sentita prima, quando mi ha stretta tra le sue braccia mentre ballavamo. Non so spiegare le sensazione che mi ha travolto. Per questo mi sento confusa e spaesata, avevo davvero bisogno di rimanere sola, di allontanarmi in qualche modo da lui, per far sparire tutte le sensazioni che mi hanno avvolto in quel momento. Mi spoglio mentre ancora ci penso e non riesco proprio a farne a meno, non mi capacito di come lui sia in grado di farmi cambiare umore, di come riesca ad innervosirmi in un secondo, di come mi infastidisce sempre, ma comunque c'è sempre qualcosa, un qualcosa che non riesco a spiegare, tra noi. Quante volte vorrei urlargli contro, soprattutto quando mi confonde, anche prima avrei voluto farlo, dirgli di smetterla di mettermi in difficoltà. Inizio a pensare che forse era meglio non venire, fingersi malati, o improvvisare un imprevisto. Perché ho come l'impressione che queste sensazioni mi seguiranno per molto tempo e che non resteranno qui, in questo posto. Mando un messaggio a Mechi dicendole che va tutto bene e che sono appena tornata in stanza dopo una lunga serata, passata con tutta gente di lavoro, soprattutto con Roger che non faceva altro che osannarmi davanti al mio capo. Sarà anche un signore simpatico, ma riusciva a mettermi in imbarazzo con i suoi complimenti, alcune volte anche fin troppo carini. Leggo un messaggio di Cande che mi è arrivato prima, ma che non ho avuto tempo di guardare, mi dice che deve assolutamente parlarmi e che appena torno una sera mi rapinerà perché ha bisogno di consigli. Scuoto il capo per via di mia sorella e poi vado a farmi una doccia prima di andare a letto, ne ho davvero bisogno, ho bisogno di lavar via tutta la frustrazione, il nervosismo, l'agitazione che ho addosso. Mi rilasso sotto l'acqua fresca, come piace a me, cercando di liberare la mente, ma riesco a vedere solo quei occhi verdi che mi osservano, che mi scrutano e mi studiano. Faccio un sospiro mentre mi risciacquo dal sapone e poi il rumore della doccia che si apre mi costringe a voltarmi. Mi ritrovo davanti Jorge. Rimango di pietra quando lo vedo, mentre l'acqua mi scorre sul corpo nudo. Non ci penso neanche al fatto di essere nuda, sono troppo sotto shock per fare qualsiasi cosa. Mi rendo conto però che nemmeno mi guarda, è lì fisso a guardami negl'occhi, come se ci si fosse perso dentro, respira piano, sembra frustrato. Fa un leggero passo entrando nella doccia, la sua camicia bianca inizia a bagnarsi e io non respiro più, mi sento prigioniera dei suoi occhi che non si staccano nemmeno per un istante dai miei, e di colpo si avventa sulla mia bocca. L'adrenalina in un secondo mi avvolge il corpo, un calore sconosciuto si divampa dentro di me, mentre mi assapora le labbra, si gusta il mio sapore e io non riesco a respingerlo, ad allontanarlo da me. L'acqua si riversa su di noi, come se potesse spegnere questo incendio che è appena scoppiato, ma sembra impossibile porgli fine. Passo una mia mano fra i suoi capelli ormai bagnati, lo sento mordermi piano il labbro inferiore, mugolare di piacere e la scintilla si accende anche dentro di me, una scintilla che non si era mai accesa prima d'ora. Quanto può essere sbagliato tutto questo? Quanto mi fa sentire potente però. Poi ad un tratto la sua bocca si allontana da me e apro gl'occhi per capire. Mi sta guardando, come se mi venerasse, come se mi amasse in qualche modo. I suoi occhi mi stanno mangiando, il suo respiro si fonde con il mio. << Dannazione >> esclama solamente prima di avventarsi ancora su di me. Con un rapido gesto chiude l'acqua della doccia e mi solleva. Le mia mani si agganciano alla sua schiena delineata, ancora coperta dalla stoffa della camicia bagnata. Quando i miei piedi toccano terra siamo davanti a quello che dovrebbe essere il mio letto. D'istinto gli sfilo la camicia e scorro le mie mani sul suo corpo, seguendo ogni linea, ogni solcatura, ed è come fuoco. Lui mi lascia una scia di baci sul collo che mi fanno venire la pelle d'oca, emetto dei leggeri versi di piacere e lui si accende in un istante. << Hai un buon sapore >> borbotta prima di mangiarmi ancora le labbra, vorrei dirgli che anche lui ha un buon sapore, ma non riesco a dire nemmeno una parola. Sono eccitata, in preda all'estasi anche se allo stesso tempo penso che sto facendo l'errore più grande della mia vita, non potrò più tornare indietro dopo questo eppure non voglio smettere. Non avrei mai pensato di finire in questa situazione, non mi è proprio mai passato per la testa eppure tutta quella rabbia, quel fastidio che provo per lui, quella frustrazione che mi fa provare perché non mi ascolta e non mi prende sul serio, si è trasformata in desiderio, un desiderio che ora non riesco più a tenere sotto controllo. I suoi ultimi vestiti finiscono a terra. Ci ritroviamo poco dopo a rotolarci nel letto, tra respiri affannosi, sorrisi incerti, lamenti di piacere, e con il mio cuore che batte come non aveva mai fatto prima. Il suono della sveglia mi fa aprire gl'occhi e a primo impatto mi sento così bene, mi sento rilassata e riposata. Ci metto qualche secondo a realizzare, chi sono, dove sono e soprattutto cosa ho fatto. Mi rendo conto di essere avvolta tra le braccia di Jorge, il mio capo, con la mia testa appoggiata al suo petto delineato dai muscoli, non che sia un dispiacere, ma mi alzo subito di scatto. La sensazione piacevole che avevo mi lascia appena le sua braccia smettono di avvolgermi. Lo guardo ancora che dorme, come se fosse un bambino. E' così indifeso, così normale. Ho l'istinto di scappare, ma dove posso andare? Non siamo a Washington, siamo a chilometri di distanza e io sono fottuta. Cosa mi è saltato in mente? Non potevo urlargli dietro appena è entrato nella mia doccia? Invece... invece mi sono lasciata andare, una cosa che non succede mai nella mia vita, non mi lascio mai andare altrimenti succedono casini, casini che incasinano la vita e io, io non voglio una vita incasinata, deve essere tutto sotto controllo e ora non lo è per niente. Mi passo le mani sulla faccia rimpiangendo ciò che ho fatto. << Buongiorno >> sento dire e d'istinto urlo, veloce più della luce salto giù dal letto coprendomi con un lenzuolo. Mi osserva stranito, però nei suoi occhi c'è qualcosa di strano, un qualcosa che mai avevo notato prima d'ora. << Ehi rilassati, sono solo io >> borbotta mettendosi a sedere, << Si appunto, sei tu... nel mio letto >> gli faccio notare, per fargli capire che è tutto sbagliato, << Martina non fartene un problema >> cerca di tranquillizzarmi, << E invece si è un cazzo di problema >> urlo quasi << Oddio quanto sono stupida alla fine... alla fine sono finita a letto con te, proprio quello che non doveva succedere! >>, << Calmati >> si alza lui infilandosi i pantaloni, << CALMARMI? >> urlo. Cerco di respirare, perché non ci ho pensato ieri sera, perché mi sono lasciata trasportare in quel modo. Ricordo i suoi occhi come mi guardavano, mi bramava, mi voleva e io mi sono abbandonata a quella sensazione, non ho resistito a quei occhi, è quello il fottuto problema. Si avvicina a me appoggiandomi le mani sulle spalle nude, io subito indietreggio, << Non toccarmi per favore >> chiedo non per cattiveria, ma quel contatto mi accende, mi scalda e deve stare alla larga da me. << Non è successo nulla si grave, ok devi solo calmarti e... >> cerca di consolarmi, << Forse per te non è grave siccome sei abituato a portarti a letto persone con cui lavori, ma io no, io non sono così, non vado a letto con chi lavoro soprattutto con il mio capo... CAZZO CAZZO CAZZO >>. Faccio avanti e indietro come una pazza e poi mi fermo davanti a lui che mi guarda confuso. << Non succederà mai più, io non posso aver fatto questo con te, io non sono come te ok? Questa cosa rimarrà qui a New York, nessuno la verrà a sapere e quando torneremo a Washington faremo come se niente fosse successo... chiaro? >> gli impongo. Lui cambia espressione, prima aveva gl'occhi pieni di luce e di vita, ora sembrano spegnersi piano piano, << Chiaro? >> richiedo quando non mi dà risposta. << E' chiarissimo Martina >> la sua risposta dovrebbe farmi sentire meglio, ma in realtà ci colgo un qualcosa che mi rattrista. << Vado a prepararmi per la riunione, ci vediamo giù per la colazione >> dice come se niente fosse successo, proprio come volevo. Io annuisco e lui scompare nella sua stanza, dove avrebbe dovuto rimanere per tutta la notte.

Autore: Finalmente è successo non trovate? E ora riusciranno a dimenticarsene e stare lontani? Fatemi sapere cosa ne pensate. A presto con il prossimo capitolo <3


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