Capitolo 21

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MARTINA


Ricontrollo per l'ultima volta il piccolo trolley che ho preparato per il mio primo viaggio di lavoro. Devo dire che sono agitata, sia per questa opportunità, sia perché dovrò passare due giorni in compagnia di Jorge e non so proprio cosa succederà. Il nostro rapporto non è dei migliori e pensare di dove stare in contatto con lui per così troppo tempo non mi entusiasma molto, ma si tratta di lavoro quindi non posso permettermi di fare i capricci perché non voglio andarci con lui. Posso tenergli testa, posso fare in modo che questi due giorni non siano orribili. << Sei sicura di aver preso su tutto? >> chiede mia madre al telefono, << Si mamma ho preso tutto e poi starò via solo una notte quindi non ho molto da portare >> le dico io, << Ok, stai attenta e fammi sapere quando atterri >> borbotta premurosa, << Lo farò stai tranquilla >> rispondo io. In quel momento mi suona il campanello e vedo Mechi dallo schermo, le apro. << Ok tesoro, ci sentiamo domani allora, buon viaggio >> mi augura mia madre, mentre dentro di me mi dico che non sarà poi così un buon viaggio visto che sono in compagnia di Jorge, << Grazie mamma >> sorrido. Mentre riaggancio Mechi entra in casa, appoggia alcune borse sul bancone della cucina, << Ho portato la cena >> dice entusiasta, << Grazie Mechi mi hai salvato la vita >> la abbraccio, non mi andava proprio di cucinare e poi ho il frigorifero praticamente vuoto, per mia grande fortuna ho un'amica fantastica che si è offerta di andare a comprarmi qualcosa da mangiare. Apriamo i contenitori da dove esce un profumino delizioso di spezie. << A che ora partite domani? >> chiede lei mentre addenta un bocconcino di pollo, << Alle sette devo essere in aeroporto >> spiego, << E come ti senti a riguardo? >> chiede lei. Ovviamente le ho raccontato cosa è successo, è rimasta scioccata quando ha saputo che sono andata da lui, che lui ha cercato di baciarmi e che poi si è portato a letto la sua collega subito dopo che me ne sono andata. Lei è dell'idea che l'abbia fatto per frustrazione, io perché è uno stronzo. << Bene, so cavarmela non preoccuparti >> le rispondo, << Si ma dopo tutto quello che è accaduto sarai un po' nervosa >> blatera la bionda guardandomi, << Si lo sono, ma cerco di gestirlo, perché è un viaggio di lavoro e devo essere efficiente, è molto importante che io faccia un ottima impressione ed è una grande occasione >>, << Ok, ho capito, l'importante è che tu ti senta a tuo agio con lui siccome ci devi passare due giorni insieme >> mette il dito nella piaga, << A mio agio è un parolone, ma sicuramente non mi farò influenzare da lui e da quello che è successo >> spiego. Rimaniamo per qualche secondo in silenzio, Mechi addenta la sua cena, persa in qualche pensiero. Poi si schiarisce la voce e alza lo sguardo su di me. << Fran mi ha chiesto di uscire >> dice talmente veloce che quasi non riesco a capire una parola, << Cosa? >> chiedo io, << Fran mi ha chiesto di uscire >> ripete più piano << Vorrei dirgli di sì, ma volevo prima sapere se a te andasse bene >>. La guardo confusa, << Mechi, non devi avere il mio permesso >> ribatto, << Lo so, ma siccome lavora con te ed è il migliore amico del tuo capo, sai potrebbe essere... come dire... strano >> cerca di spiegare, << Non preoccuparti Mechi, puoi uscire con Fran se vuoi, non devi chiedermelo, anche se ti ringrazio per aver pensato a me, ma fai quel che ti senti >>. Lei mi sorride dolcemente, << Ok, allora gli dico di sì? >> mi guarda quasi impaurita, << Digli di si >> la incoraggio io. La mattina seguente mi sveglio felice, ma anche agitata. Leggo un messaggio di Cande che mi augura buon viaggio e che mi avverte che verrà a trovarmi presto perché deve raccontarmi un sacco di cose, nella mia testa penso già al peggio, insomma stiamo parlando di mia sorella, che di sicuro non è una ragazza calma e riflessiva. Arrivata in aeroporto, pago il taxi e mi dirigo al gate, dove con mia sorpresa vedo Alba, vicino a Jorge. << Buongiorno >> mi saluta lui, i nostri occhi si scontrano per un secondo e noto che è agitato, che è nervoso per qualche strano motivo. << Tu che ci fai qui? Vieni anche tu? >> le mie speranze si accendono, con Alba sarebbe tutto più semplice. << No assolutamente, devo rimanere in ufficio, sono solo qui per darvi tutte le cose che vi servono per partire, i vostri biglietti >> borbotta passandoceli, noto subito che sono di prima classe ed è la prima volta per me. << Fra poco vi faranno imbarcare, vi ho dato tutto quindi posso anche andare >> sorride lei << Ci vediamo quando tornerete >> borbotta, entrambi la salutiamo e rimaniamo a guardarla finché non sparisce tra la folla, appena rimaniamo soli un senso di imbarazzo ci avvolge. Sul volo ci scambiamo solo qualche parola, niente di più. Mi sono portata un libro da leggere, per occupare la mia testa dai pensieri. Il problema arriva quando arriviamo nell'albergo di lusso che ci hanno prenotato. Va tutto bene finché entro nella mia stanza, in parte a quella di Jorge. Non è troppo grande ma è bellissima, ha un bagno stupendo, un letto enorme, un tavolo, un tv gigante. Ha una vista spettacolare su new York, siamo in alto, proprio come piace a Jorge, penso. Credo che sia stata una sua richiesta, mi chiedo perché ami stare sempre in alto, il suo ufficio, la sua casa sono tutte situate in alto. << Ti piace? >> chiede e mi spavento. Mi volto e me lo ritrovo nella mia stanza, << Come hai fatto ad entrare? >> chiedo io, lui si guarda un attimo intorno, << Sono camere comunicanti >> borbotta poi indicando una porta che non avevo nemmeno notato. << Ah >> mi esce semplicemente dalla bocca, perché ho la sensazione che abbia richiesto anche di avere delle camere che comunicano, << E' una questione di praticità, dobbiamo lavorare e quindi è meglio se abbiamo delle stanze comunicanti >> spiega quando mi vede perplessa, << Capisco >> ribatto semplicemente io. L'atmosfera è tesa, c'è un sacco di tensione nell'aria e quasi non respiro. << Sono venuto qui per dirti che fra un'ora abbiamo la riunione, quindi puoi rinfrescarti, riposare... >>, << Ok, va bene, fra un'ora sarò pronta >> rispondo io. << Ok >> mi fa da eco, si avvia verso la sua stanza, ma prima di richiudere la porta che separa le nostre stanze, mi guarda. Quei occhi verdi si scontrano con i miei e una strana sensazione mi invade, mi avvolge, sparisce appena lui scompare e la porta si chiude. La giornata sembra volare, la riunione di questa mattina è stata molto interessante, Jorge ha chiuso affari a prezzi strepitosi, è riuscito a far fruttare un sacco di aziende e ora si sta intascando i suoi guadagni. Il pranzo lo facciamo con qualche collaboratore, fortunatamente non siamo solo io e lui, altrimenti sarebbe stato davvero imbarazzante. Durante il pomeriggio affrontiamo il congresso. Una giornata così piena, non abbiamo nemmeno avuto il tempo di fermarci un secondo ed è meglio così, non ho tempo di pensare, non ho tempo di soffermarmi su di lui e lui su di me. << Questa sera ceneremo qui in hotel e poi finiremo la serata all'open bar >> ci dice ad un certo punto uno degli uomini con noi al congresso << Ovviamente ci dovete essere >> ci guarda con un sorriso. << Ci saremo >> borbotta Jorge << Assolutamente >> accetta lui l'invito. Mentre saliamo in ascensore inizio a lamentarmi << Dobbiamo andarci per forza? >> chiedo io << Non ci siamo fermati nemmeno un secondo >> brontolo, << Si dobbiamo andarci Martina, anche se non sembra ed è solo una cena in realtà è lavoro e tu devi esserci al mio fianco >> mi scruta, << Ok, non è che non voglio venirci, dico solo che vorrei tanto riposare >> chiudo il discorso. In camera inizio a prepararmi per la serata, Jorge mi ha detto di essere elegante, non troppo ovviamente. Per mia fortuna Mechi mi ha lasciato un vestito, sapevo di dover prendere su qualcosa di un po' elegante, insomma siamo in viaggio di lavoro e mi aspettavo una cena o una cosa simile. Mi sistemo i capelli, mi trucco leggermente e poi sento bussare. Mi rendo conto che il rumore arriva dalla porta che comunica con la stanza di Jorge, << Posso? >> lo sento chiedere, << Si certo >> rispondo io. Appena apre la porta, perdo il respiro. Indossa solo i pantaloni del completo, è a petto nudo e mi rendo conto solo ora di quanto sia delineato, scolpito e perfetto. << Non riesco ad aprire questa crema >> borbotta e si avvicina a me. Con tutto il controllo che mi appartiene cerco di aiutarlo, insomma è uno stronzo, potrei anche arrivare ad odiarlo per il suo carattere di merda, ma non si può dire che non sia bello, che abbia un fascino tutto suo che di certo fa cascare molte donne ai suoi piedi. La crema ha il sigillo sul tappo, ma è talmente sigillato bene che nemmeno io con le unghie riesco ad aprirlo, << Tranquilla Martina farò a meno >> borbotta lui quando vede che anche io fatico con questo flacone, << Riesco non preoccuparti >> non mi arrendo io, non lo faccio mai nemmeno per una crema. << Non preoccuparti >> si avvicina per tirarmela via dalle mani, in quel momento tolgo il sigillo, ma purtroppo sto stringendo il contenitore un po' troppo e la crema viene sparata fuori, finendo tutta addosso a Jorge. Spalanco la bocca quando lo vedo pieno di crema, perché succedono tutte a me. Lui si guarda il petto, ormai bianco e poi alza gl'occhi su di me incredulo. Ci guardiamo per qualche secondo, ma poi non mi trattengo, scoppio a ridere di gusto e con le lacrime agli occhi, con mia sorpresa anche lui inizia a ridere, come non l'avevo mai visto fare prima. Ridiamo di pancia, di gusto, per la prima volta da quando lo conosco mi sembra di avere davanti un uomo normale, per la prima volta non mi sento in soggezione con lui. 


Autore: Il viaggio a New York è appena iniziato e ne succederanno di tutti i colori. Preparatevi. A presto con il prossimo capitolo. GRAZIE MILLE A TUTTI <3


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My Dear Boss (Jortini)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora