4. A me piacciono le sfide

3.5K 181 235
                                    

Questi sono i quindici minuti più lunghi di tutta la mia vita.
Per tutto il tragitto Axel non ha fatto che guardare fuori dal finestrino. Di tanto in tanto si scombina i suoi capelli scuri facendo cadere qualche gocciolina d'acqua mentre nel frattempo riscalda il suo corpo puntandosi addosso tutti i getti dell'aria condizionata.
Io ignoro ogni suo minimo gesto e guido silenziosamente verso casa sua. In una situazione metereologica normale ci avrei impiegato molto meno, ma con questo brutto temporale non posso rischiare. Devo essere ben attenta perché qualsiasi cosa, anche la più stupida, potrebbe causare un incidente.

Evito di fare conversazione con lui, pure perché non avrei di cosa parlare. D'altronde come si chiacchiera con uno che vuole metterti in difficoltà senza motivo? Per me è impossibile, quindi lo ignoro senza ritegno nonostante sia io a dare passaggio a lui.

Potrei dire che i ruoli si sono invertiti.

Nelle storie di solito è il bel protagonista maschile ad aiutare la ragazza in difficoltà, in questo caso invece sono io che aiuto uno stronzo.

Se fossimo in un libro da questo fortuito incontro nascerebbe un grande amore, ma questo non è un libro.
Ed io non voglio aver niente a che fare con un tipo del genere.

"Per favore smetti di parlare, mi fai venire il mal di testa" Axel spezza il ghiaccio gelido che si è venuto a creare fra noi. Quando pronuncia quelle parole non mi guarda nemmeno, rimane sempre fisso sulla strada come se volesse imprimere nella sua mente queste immagini.
"Lo sai che sono io a farti una favore e non tu a me, vero?"
"Ah no?" finalmente si volta e i suoi occhi verdi si incastrano alla perfezione nei miei occhi azzurri. "Ti sto degnando della mia compagnia, direi che è un ottimo compromesso."
L'arroganza che traspare dalle sue parole mi fa accapponare la pelle. Quando mi fermo al semaforo rosso, finalmente posso concentrare tutta la mia attenzione su di lui.

"Perché sei venuto al cimitero?"
Axel continua a fissarmi impassibile, la sua espressione non cambia nemmeno quando faccio una domanda così a bruciapelo.
"Perché volevo essere certo che fossi tu."
"E quindi ti sei appostato accanto alla mia macchina per ore?" il mio tono di voce è leggermente più alto del solito.
"Non sono state delle ore" sbuffa infastidito come se non volesse essere contrariato.
"Anche quando, tu come facevi a sapere che quella fosse la mia macchina?"
"Ti ho vista a scuola, sia quando sei arrivata che all'uscita..non è facile ignorarti" le sue parole sono dette con una pacatezza inaudita. Escono sicure dalle sue labbra e arrivano forti e chiare alle mie orecchie.

Rimango interdetta per qualche secondo.

Axel ha appena ammesso che non è riuscito ad ignorarmi, che mi ha notata fin dal mio arrivo al liceo di questa mattina, dovrei essere abituata a questo genere di attenzioni eppure...c'è qualcosa in tutto ciò che mi destabilizza.

"Sei uno stalker" affermo alla fine ricomponendomi.
"Non farti strane idee" ed ecco che il suo tono di voce cambia: è più alto, meno profondo e con un pizzico di arroganza in meno. "È difficile ignorarti perché tutti a scuola parlano di te, ti venerano come se fossi una dea e invidiano la tua vita perfetta. Quelle come te le odio."
Strabuzzo gli occhi.
"Se le persone hanno una grande stima di me, non è di certo colpa mia" spunto acida.

Odio.

Credo che sia una parola che non conosco. Non ho mai sperimentato l'odio in vita mia. Certo, le antipatie nel corso della mia vita sono sorte per diverse persone, ma non ho mai odiato nessuno. E soprattutto non ho mai usato con leggerezza questa parola.

Odio. Perché provarlo per me?

"Hanno una grande stima di te perché gli fai credere che la vita perfetta esiste. Chissà cosa direbbero se sapessero del tuo lavoretto part time. In un cimitero? Davvero? Non hai trovato di meglio?" ed eccolo lì, il fastidio allo stomaco, il tremore alla mano. La voglia irrefrenabile di colpirlo in faccia con un pugno.

Fake HopesWhere stories live. Discover now