6. Peonie rosse

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Sono le quattro del pomeriggio.
Di Axel nemmeno l'ombra.
Sono arrivata al lavoro al solito orario, puntuale come un orologio svizzero. Come sempre ho salutato Willy, gli ho portato delle ciambelle e dopo aver chiacchierato un paio di minuti lui è andato via per raggiungere sua moglie.

Mi ha raccontato che in questi giorni è molto più tranquilla, motivo per cui non vede l'ora di rivederla.
Mi chiedo spesso cosa farei se fossi nella sua stessa situazione, ma tutte le volte non riesco nemmeno ad immaginarla. So solo che non mi ci vorrei mai ritrovare.

Comunque sono le quattro del pomeriggio e come ho detto prima, Axel non è ancora arrivato. Ho controllato con estrema attenzione ogni singolo minuto le videocamere di sicurezza sparse un po' ovunque nel cimitero. Tuttavia negli schermi non spunta niente che possa attirare la mia attenzione.
Nel settore uno Ms Rupert sta svuotando accuratamente il vaso di suo marito mentre nel settore due un uomo, che non ho mai visto prima, è inginocchiato su una tomba.
Tiene fra le mani dei fiori particolari che richiamano fortemente la mia curiosità: sono delle peonie rosse.
In ogni caso non posso affermarlo con certezza.
Le videocamere non sono poi così avanzate, perciò è difficile distinguere tutto nei minimi particolari.

I settori tre e quattro invece sono liberi.

Decido quindi di impegnare il mio tempo in qualche modo. Stare qui seduta con le mani in mano non mi aiuta, non posso aspettare che Axel si decida a presentarsi altrimenti rischio di impazzire.
Esco quindi dalla cabina ed inizio a rastrellare un po' ovunque per raccogliere le foglie degli alberi che sono cadute.
Inizio dal settore uno che in realtà è quello più pulito di tutti.
Qui gli alberi sono abbastanza distanti dalle tombe dei defunti, quindi le foglie si ammassano raramente attorno alle strutture in cemento.

"Buonasera Ms Rupert" dico cordialmente alla vecchia donna vestita di nero.
"Oh..ciao tesoro" Ms Rupert si avvicina a me e mi lascia un piccolo buffetto sulla guancia. Non le ho mai detto il mio nome, ma credo che la donna abbia dei sospetti sul mio conto.
"Willy non c'è oggi?"
"No, fa il turno di notte" spiego velocemente sistemando gli occhiali da sole che porto.
"Allora poi me lo saluti cara.." sorride ancora e poi torna nella tomba di suo marito.

La sta pulendo accuratamente con scopa e secchio d'acqua. Nonostante l'età avanzata, sembra instancabile ed almeno due volte a settimana pulisce tutto ciò che può.
È come se volesse mantenere intatta la casa in cui riposa suo marito. Pensandoci, credo che questa sia una forma d'amore a me sconosciuta.
Prendersi cura di qualcuno anche quando non c'è più...non ho mai avuto modo di farlo.

Dopo aver salutato Ms Rupert, ho continuato il mio lavoro. In realtà non c'è molto da fare oltre a raccogliere qualche foglia e controllare che vada tutto bene. È un impegno semplice, che potrebbe fare chiunque.
Continuo a pulire tutto il primo settore e poco dopo arrivo al secondo.
Qui le foglie sono decisamente di più, sarà perché oltre agli alberi ci sono anche dei cespugli e questo sicuramente influisce in caso di brutto tempo.

Accanto a qualche tomba sta crescendo dell'erbaccia, dovrei toglierla per mantenere tutto pulito, ma non ho con me gli attrezzi giusti perciò mi riprometto di farlo domani.
Continuo a pulire tenendo la testa china, incollata al terreno. Non voglio che Willy mi rimproveri per non aver svolto il mio lavoro bene, è già successo i primi tempi e non voglio che ricapiti.

Mentre spazzo per terra, non mi rendo conto di essermi avvicinata così tanto all'unica persona qui presente.
Urto accidentalmente le scarpe eleganti dell'uomo con le setole della mia scopa e quest'ultimo fa un leggero scatto all'indietro per spostarsi.
"Mi scusi!" dico. "Sono desolata non volevo rovinarle le scarpe."

Dai miei grandi occhiali da sole, riesco ad intravedere a malapena il suo viso. Come me, anche lui indossa degli occhiali scuri e un cappello che copre la sua testa. Tuttavia, delle ciocche dei capelli scuri escono dal bordo del cappellino.
"Non preoccuparti, può capitare a chiunque.." abbozza un sorriso cortese, non sembra per niente infastidito dal mio gesto.
"La lascio sola, così può continuare la sua commemorazione in pace."
"Oh no!" esclama. "Sto andando via, tu continua pure a pulire" e sorride ancora.

Vengo contagiata dal suo modo di fare così allegro e, di rimando, gli sorrido anch'io.
Attendo leggermente in disparte che l'uomo porga i suoi saluti al defunto e poi, non appena si allontana, mi avvicino per rimuovere un po' di sporcizia.
Seguo con gli occhi il signore in questione mentre si allontana. Osservo la sua figura alta, possente, ma un particolare però risalta alla mia attenzione: zoppica.
Noto bene che l'uomo misterioso non riesce a piegare la gamba destra, la trascina di tanto in tanto ed evita di far peso sull'arto.

Non so perché, ma mi incuriosisce.

Inspiegabilmente mi ritrovo a seguirlo anche fisicamente. Con la scusa di raccogliere le foglie, mi avvicino sempre di più a lui fin quando non varca l'uscita.
Sono ancora parecchio turbata da quell'uomo. Non mi ha fatto una cattiva impressione, tuttavia ho un presentimento strano. È come se il mio sesto senso volesse dirmi qualcosa.

"Ragazza del cimitero! Eccoti qui."
Sobbalzo non appena sento quella voce. Axel sbuca alle mie spalle in maniera furtiva. Ero così concentrata sul signore di prima da non essermi accorta di lui.
"Axel, mi hai fatto spaventare" ammetto sinceramente.
"Ti faccio paura?"
"Non dire stupidaggini."
Axel mi guarda con occhi magnetici. Non stacca le sue pupille dal mio corpo e devo ammettere che il suo sguardo così penetrante mi mette un po' in difficoltà.

Non appena inizia a muoversi a passo svelto e sicuro, noto il mazzo di fiori che tiene fra le mani. Sono delle peonie rosse, come quelli dell'uomo di prima.
Che strano.

"Dobbiamo parlare" affermo mentre lo seguo velocemente.
Axel si destreggia abbastanza bene fra una tomba e un altra. Schiva le buche sul terreno ed evita qualche pozzanghera.
"Lo so."
"Bene...e quindi?" domando mentre lui continua a camminare imperterrito. Non è minimamente interessato a ciò che devo dirgli, mi ignora spudoratamente. Infastidita quindi, lo afferro per le spalle e blocco la sua avanzata.

"Ho detto che dobbiamo parlare" specifico inasprendo il mio tono di voce. Axel mi guarda dall'alto verso il basso, è scocciato lo capisco dalla sua espressione e sono sicura che se potesse eviterebbe qualsiasi conversazione con me.
"D'accordo, parliamo" afferma alla fine.
Sorrido vittoriosa per un paio di istanti, ma mi riprendo subito dopo.
"Perché mi hai scritto quel biglietto? Cosa vuoi da me?" vado dritta al punto. Non voglio perdere tempo con dei giri di parole, voglio delle risposte e le voglio subito.
"Perché? Perché mi diverto" e ride.

Questo suo gesto mi destabilizza. Aggrotto le sopracciglia e serro le labbra confusa.
Si diverte? Per lui questo è divertente?
"Sei uno psicopatico" sputo velenosa.
"No, sono un ragazzo a cui non piacciono le bugie e tu, mia cara Riley, ne sei la personificazione."
"Vaffanculo Axel!" urlo, lo spintono ma riesco a spostarlo solo di qualche centimetro.
"Stai tranquilla.." alza le braccia in segno di resa e inditreggia di qualche passo come se volesse allontanarsi. "Non lo dirò a nessuno. Sei libera di vivere la tua vita come meglio credi, basta che non rompi le scatole a me" detto questo si volta e si avvicina ad una tomba poco distante da noi.

Riconosco bene la tomba su cui si è fermato, è la stessa in cui era fermo l'uomo di prima. Riesco a riconoscerla per quei fiori che sono ben sistemati all'interno del vaso in ceramica.
Axel sembra stranito, confuso.
Sto per andare via, ma il ragazzo richiama la mia attenzione.

"Sai chi è stato a portarli?" domanda.
Dalla sua voce noto un pizzico di preoccupazione. Sembra agitato. Inizia a fare piccoli passi, avanti e indietro, non si ferma.
"Beh..si.." sussurro. "Era qui fino a qualche istante fa, è andato via da poc-" mi blocco quando Axel inizia a correre verso l'uscita.
Preoccupata dalla sua reazione, scatto dietro di lui e corro per raggiungerlo.
"Axel!" urlo a pochi passi dall'uscita.

Il moro si guarda attorno, ha il viso rosso e gli occhi spalancati. Il suo petto fa sali e scendi ripetutamente, ha il fiatone e come lui, anche io.
"Axel" dico nuovamente con un tono più pacato, "che succede?"
"Tu l'hai visto? Hai visto chi è stato a lasciarli?!" mi cinge per le spalle e mi scuote più volte per incitarmi a rispondere.
"Axel mi fai paura così!"

Alle mie parole sembra tornare in sé. Mi libera dalla sua presa ferrea e indietreggia spaventato. Si porta le mani ai capelli e scuote la testa come se fosse incredulo, come se avesse visto in fantasma.
"Stai attenta" sibila.

Le sue parole provocano in me una scia di brividi inspiegabili. Sento i peli delle mie braccia arricciarsi e sulla schiena mi sembra di avere mille formichine che la attraversano.
Vorrei dire qualcosa ad Axel, ma all'improvviso si allontana, lasciandomi da sola al centro del viale.
Con uno scatto esco fuori dal cancello del cimitero, vorrei rincorrerlo ma è già troppo lontano.

"Axel!" urlo a pieni polmoni, ma lui non mi sente.
E pure se mi avesse sentito, ha continuato ad andare per la sua strada.

Fake HopesWhere stories live. Discover now