39. Vita o morte

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"Quindi sei stato a New York...", Luke sorseggia un calice di vino mentre conversa allegramente con Axel. I due, stranamente, sembrano andare molto d'accordo ed è inevitabile per me chiedermi come sarebbe il rapporto con mio padre. Luke è un brav'uomo e mi fa piacere vedere mia mamma felice insieme a lui. Qualche anno fa avrei preferito i miei genitori insieme, legati da un profondo amore e con un felice matrimonio a sorreggerlo, ma alla fine ho capito che la mia famiglia è perfetta così com'è.
Mia madre con Luke.
Mio padre con Samantha.
È giusto così. L'amore spesso finisce e non è colpa di nessuno.
Fortunatamente i miei genitori sono rimasti in buoni rapporti. Da persone mature hanno capito che avevo bisogno di un ambiente sereno in cui crescere e si sono impegnati a tal fine.

"Sì" asserisce il ragazzo. "Sono andato lì per questioni familiari, ma spero di tornarci per una vacanza."
"New York è davvero bella, io ci sono già stata un paio di volte" dice Gwen mentre dopo aver ingoiato l'ultimo boccone.

La conversazione continua così ancora per qualche minuto. Si parla di viaggi, di sogni, di posti che sarebbe bello visitare. La serata sembra procedere per il meglio quando d'un tratto, in modo del tutto improvviso, lo squillo assordante di un cellulare ci fa sobbalzare dalla sedia.
Mia mamma mi guarda visibilmente incuriosita da questo suono nuovo e particolare che tutti stiamo sentendo per la prima volta.

"Forse squilla a qualcuno il cellulare..." dice indicando il piano di sopra.
Fortunatamente Gwen si alza dalla sedia di scatto, sorride nervosamente e poi inizia ad avviarsi verso quel suono. "È il mio, l'ho dimenticato in camera di Riley..." dice.
"Vieni con me?" mi chiede all'ultimo ed io non ci penso due volte a correre su quelle rampe.

Arriviamo quasi col fiatone nella mia stanza e con uno scatto afferro il vecchio telefono poggiato sulla scrivania. Senza pensarci due volte, alzo lo sportellino e rispondo alla chiamata.
"Pronto?!" esclamo con il cuore che mi batte a mille. Scaccio qualche capello dal mio viso, arruffato malamente per la corsa inaspettata appena fatta.

Dall'altra parte della cornetta non ricevo nessuna risposta, solo silenzio e qualche strano fruscio.
"Pronto?" ripeto. Allontano il cellulare dell'orecchio per controllare se la chiamata è ancora attiva e sorprendentemente mi accordo che i secondi continuano a scorrere velocemente, facendo accumulare minuti su minuti di silenzio assordante. Gwen mi strappa il cellulare dalle mani e mette il vivavoce per poter ascoltare anche lei.

"Non si sente nulla" bisbiglio alla mia amica mentre avvicina l'altoparlante del telefono al suo orecchio. Ci guardiamo per qualche secondo, titubanti su cosa fare. Chiudere la chiamata è fuori discussione, il numero di questo apparecchio lo hanno sicuramente in pochi ed è molto probabile che a chiamare sia proprio il padre di Axel; tuttavia non possiamo stare qui in eterno in attesa che qualcuno finalmente ci rivolga la parola.

"Che facciamo? Non possiamo stare qui in eterno" sussurra anche lei, preoccupata che qualcuno ci possa sentire o che con la nostra voce sovrastiamo quella di qualcuno di più importante.
Faccio un profondo respiro, sperando che il tempo si fermi o che qualcuno dica finalmente qualcosa.

"Chi è al telefono?" la voce di Ben ci fa sobbalzare. Alle sue spalle sbuca anche Axel con le sopracciglia aggrottate e lo sguardo visibilmente in apprensione. Chiude la porta alle sue spalle isolandoci dal resto della casa.
"Fate silenzio!" esclama la mia amica avvicinando nuovamente il cellulare. I due ragazzi, silenziosamente, si posizionano di fianco a noi e raddrizzano le orecchie per ascoltare al meglio.

"Sei arrivato finalmente."

Vorrei non rabbrividire, ma quando sento la voce di Kyle Haynes inspiegabilmente il mio corpo viene attraverso da una scarica elettrica. Dovrei essere felice nel sentire la sua voce, ma qualcosa mi preoccupa. Sposto gli occhi su suo figlio che, al contrario di me, sembra contento nel sentire la voce di suo padre anche se nei suoi occhi riesco a leggere sempre un minimo di preoccupazione.

"Perché mi hai chiesto di venire qui? È un po' strano incontrarsi in un cimitero."

"Sono tutti fissati col cimitero?" ironizza Ben che, nel giro di un nano secondo, si piega in due a causa di una gomitata da parte di Gwen.

"Sai troppo..." in lontananza, una voce ben diversa da quella di Kyle Haynes, giunge alle nostre orecchie. Sembrano parecchio distanti, ma ciò che si dicono giunge chiaramente alle nostre orecchie.

"Sono io ad essere ricercato per omicidio, non tu... puoi ancora risolvere la situazione."
Sembra che il padre di Axel stia provando a contrattare, il suo tono cambia e sembra... spaventato.
"Sta zitto!" urla l'altro uomo.
Altri brividi percorrono il mio corpo e senza pensarci due volte afferro la mano di Gwen. La mia migliore amica non esita a stringerla e sembra che ci stiamo preparando tutti al peggio.

"Figliolo... metti giù quella pistola... non sei un assassino, puoi ancora cambiare."

"Una pistola!" Axel urla non riuscendo a contenersi. "Ha una pistola!"
"Aspetta Axel! Calmati!", Ben cerca di bloccare il suo amico che ha già raggiunto con un paio di falcate la porta della mia stanza.
"Ha una cazzo di pistola, Ben! Mio padre è lì fuori con uno psicopatico ed io ho bisogno di aiutarlo!"
Il mio sguardo rimane fermo su Axel, sto per avvicinarmi a lui per dirgli di prendere le chiavi della sua macchina e raggiungere il cimitero in un batter d'occhio, ma non faccio in tempo.

"Ragazzi, silenzio!" strilla Gwen attirando nuovamente la nostra attenzione. I due ragazzi si zittiscono, ma la mia attenzione rimane focalizzata sempre su Axel. È nervoso, lo riesco a capire dalla mandibola serrata e dal modo in cui si sta mordicchiando le labbra.

"Tu e quel bastardo di tuo figlio state rovinando la nostra vita!" ancora un urlo e ancora una volta ci ritroviamo col fiato corto.
Questa volta però, sembra scattare qualcosa in Axel. Afferra il cellulare dalle mani di Gwen e, con un leggero tremolio alle mani, lo porta all'orecchio.
"Da quando sono nato, vivo costantemente nella sua ombra..." sentiamo.

"Questa voce..." sussurra quasi incredulo di ciò che sta per dire. "Questa voce io la conosco... e la conoscete anche voi."

"Mike... fammi chiamare tuo padre, sono sicuro che troveremo una soluzione."

Mike.
Quella è la voce del suo fratellastro.

"L'ho già trovata la soluzione."

Questa è l'ultima cosa che sentiamo, prima di un forte rumore incredibilmente simile ad uno sparo. Nel giro di qualche secondo dal cellulare sentiamo un tonfo ed altri rumori che non riusciamo a distinguere.
"Ha sparato!" urla Gwen.
"Papà!" esclama Axel. "Papà, ti prego, rispondi!"
"Signor Haynes!" diciamo tutti contemporaneamente.

"Cazzo! Cazzo!" urla di nuovo il ragazzo. "Io sto andando lì!"
"Veniamo con te" esclamiamo tutti in sincronia.
La chiamata si chiude all'improvviso, non sentiamo più nulla e questa volta l'ansia inizia a divorarci sempre di più ogni secondo che passa.
"Fuori di qui, presto!" dico.
Usciamo dalla mia stanza e percorriamo le scale a grande velocità. Mia mamma e Luke ci vedono sfrecciare come pazzi e non faccio nemmeno in tempo a spiegargli la situazione perché in un batter d'occhio siamo già in auto in direzione del cimitero.

"Ragazzi!" sentiamo urlare a mia madre che corre in cortile per fermarci. Vorrei poterle spiegare tutto, ma ora non c'è tempo.
Mi riprometto che il prima possibile non le dirò più bugie, non ometterò più la verità e la metterò a conoscenza di cosa stia succedendo nella mia vita. Adesso però non posso.
Adesso dobbiamo andare dal padre di Axel, lui ha bisogno di noi.

Angolo autrice!

Ciao a tutti! Come state? ❤
Come vi sembra il capitolo? 🤐 Siamo quasi alla fine, mancano giusto un paio di aggiornamenti e diremo addio ad Axel, Riley, Gwen, Ben e tutti gli altri personaggi che vi hanno tenuto compagnia in questi ultimi mesi.
Godetevi l'ultimo capitolo e fatemi sapere cosa ne pensate... soprattutto riguardo Mike 👀

Ci sentiamo presto, baciux a tutti ❤

Fake HopesWhere stories live. Discover now