Capitolo 2

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01/09/2015

L'intero clan Weasley-Potter era accalcato sulla banchina di King's Cross quel primo di settembre. Il treno sbuffava annoiato, sembrava non vedere l'ora che il momento dei saluti giungesse al termine così da poter finalmente lasciare la stazione e compiere il suo dovere.

James avrebbe finalmente iniziato la scuola quel giorno. Era il primo Potter, che varcava la soglia della scuola dopo circa dieci anni. Suo padre non era tornato per finire gli studi, ad Harry Potter non serviva un diploma dopotutto.  L'uomo aveva evitato in tutti i modi di rimettere piede nella sua vecchia scuola, troppi ricordi lo tormentavano ancora, tuttavia era felice di poter accompagnare il giovane James verso la sua nuova vita.

"Allora Jamie ricordati di non metterti nei guai e di non far arrabbiare troppo quella santa donna della McGranitt" disse Ginny al più grande dei figli schioccandogli un bacio sulla testa.

James guardò sua madre con un sorriso malandrino, che lasciava presagire l'esatto contrario rispetto alla raccomandazione . Nonostante il ragazzo fosse una vera calamità per la vita familiare, Ginny stravedeva per lui. 

James, tra tutti e tre i figli, aveva certamente il carattere più vicino alla famiglia Weasley, anche se esteticamente era un Potter a tutti gli effetti con i capelli neri perennemente spettinati e un sorriso sempre pronto a fare capolino. Ginny guardandolo non poteva fare a meno di ricordare gli anni passati in compagnia di tutti i fratelli alla tana. 

"Ginny non c'è niente da fare" intervenne George "è uguale a me e a Fred".

George era lo zio preferito di James. Niente da togliere a tutti gli altri, ma l'uomo aveva quella vena di follia e di scherzo che faceva impazzire il primogenito dei Potter. 

"Mi mancherai tanto Jamie" disse piangendo Lily, tirandogli la manica del mantello.

La più piccola dei Potter, l'unica ad aver ereditato i capelli e le lentiggini della parte Weasley, non era sdolcinata come poteva sembrare in quell'istante. La bambina stava solo tentando di fare colpo sui genitori, sperando che mandassero ad Hogwarts anche lei. Era una ragazzina decisa e, a suo modo, subdola. Ginny andava silenziosamente fiera di come Lily non si facesse mai mettere i piedi in testa dai suoi due fratelli più grandi.

"Papà posso chiederti una cosa?" chiese James cercando di non farsi sentire dal resto della famiglia.

"Certo James dimmi tutto" rispose il padre, spostandosi di lato per coprire il figlio. 

Harry pensava di aver capito i timori che stavano tormentando il giovane James: temeva di non essere smistato in Grifondoro. Si era preparato a questo momento, sapeva quanto fosse importante per il maggiore dei suoi figli essere smistato nella sua stessa casa, o meglio in quella dei suoi idoli.

"Papà dici che mi faranno entrare nella squadra di quidditch di Grifondoro già dal primo anno come hanno fatto con te?"

Harry scoppiò a ridere. Era impressionante come suo figlio assomigliasse a suo padre e al suo padrino, nomen omen insomma. Ricordava ancora il giorno in cui aveva comunicato a Minerva i nomi del suo primo genito, l'aveva vista sbiancare. Ogni tanto si chiedeva se avesse fatto la scelta giusta a raccontare così tanto dei Malandrini a James, o se avesse creato un mostro.

"Dai Jimbo muoviti!" urlò Fred Weasley a pieni polmoni, la discrezione non era esattamente una sua qualità.

James diede un veloce bacio a tutti i parenti prima di correre dietro al cugino. Fred aveva ereditato dalla madre la carnagione scura, gli occhi color ambra e la smodata passione per il quidditch.

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