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[N/A] Vi prego, ammirate mio marito😔 Ouch, vi lascio anche un piccolo Joongie, perché mi sento particolarmente sentimentale oggi :c

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K — H O N G J O O N G

Fu un risveglio particolarmente difficile. La testa sembrava pesare macigni, e percepivo un qualcosa di fastidioso martellarmi nella mente. Non riuscivo a capire se fosse il mio stesso battito incontrollato a rimbombarmi nei timpani, o se fosse invece il mio stesso respiro affannato. Ricordai di aver mosso involontariamente qualche muscolo, prima di spalancare d'improvviso i miei occhi stanchi ed appannati.

Non capii dove fossi, inizialmente. Tutto attorno a me sembrava ribaltato, e non avevo la forza di focalizzarlo. Percepii semplicemente un fastidioso bisogno di piangere, dal momento che una terribile fitta di dolore attraversò la mia mente. Ricordavo poco o niente della serata precedente, e mi chiesi se accidentalmente non fossi morto e non me lo ricordassi.

Non essere sciocco, Hongjoong. Un evento talmente fortunato te lo ricorderesti.

Riaprii gli occhi una seconda volta, nella speranza che il mondo attorno a me non fosse più ribaltato, ma mi accorsi ben presto che i miei occhi non sembravano funzionare a dovere: iniziarono di propria iniziativa a lacrimare silenziosamente, mentre un singhiozzo mi scosse il petto in fiamme. Senza che me ne potessi accorgere, mi vomitai addosso: non riuscivo a raddrizzarmi, men che meno a reclinare di poco il capo per evitare di sporcarmi, dal momento che il vomito non aspettò di certo che il mio corpo si abituasse a quella scomoda sensazione.

A quel pensiero, mi ritrovai a piangere leggermente più forte, mentre singhiozzi incontrollati sfuggivano dalla mia gola secca. Lentamente presi coscienza della mia situazione, e detestai terribilmente il fatto di essere ipocondriaco, o un qualcosa di simile. Lentamente i ricordi presero il posto della mia incauta immaginazione, insinuandosi nella mia mente stanca e accendendo la mia vergogna: Mingi quella mattina aveva deciso di bere, sin troppo eccitato per poter attendere la sera. Arrendevole com'ero, non ero riuscito a dirgli di no, né ad accennare al mio problema con l'alcool. Mi portò in un market del suo quartiere, in un luogo isolato dal quotidiano brulicare della città. Il suo sorriso emozionato e quell'improvvisa quiete attorno a me mi convinsero che non stessi facendo nulla di sbagliato.

Ma il mio corpo non perdonò di certo questo mio gesto azzardato, e non mi avvertì della sua sofferenza neanche alla mia terza lattina di birra. Ero invaso da un inspiegabile senso di tale orgoglio e soddisfazione, dal non accorgermi che il sangue mi stesse ribollendo nel cuore, lentamente avvelenato dalle tossine dell'alcool. Ma Mingi ne era contento, mi ripetei per l'ennesima volta, mentre il mio pianto disperato si affivoliva dopo interminabili minuti, trasformandosi in un continuo ed angosciante lamento di commiserazione.

La puzza del mio stesso vomito pizzicò le mie narici, e mai provai tanto odio verso me stesso. Mi sentii in colpa verso me stesso, e un insopportabile senso di vergogna afferrò la mia gola, impedendomi di respirare. Mi lasciai sfuggire uno strillo frustrato, mentre prendevo totalmente coscienza di me stesso e tentavo lentamente di mettermi a sedere. Nel notare di non riuscire a fare neanche quello, strillai ancora ed ancora, percependo il mio petto tremare ed indebolirsi ad ogni mio urlo.

𝐔𝐓𝐎𝐏𝐈𝐀 [Ateez]Where stories live. Discover now