ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝟡

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I moschettieri del re

Capitolo 9

Anno: 1610 d.C.

Jimin fin dal primo mattino del giorno dopo della festa fallimentare, si era recato nel campo poco distante della locanda dove alloggiavano in quelle settimane. I muscoli dei bicipiti e della schiena si contraevano e si allungavano a suo comando, il sudore cadeva dalla sua fronte, arrivando fino alla canotta bianca che indossava.

La sua spada affondava e divideva per la millesima volta la corteccia del tronco che gli faceva da nemico, tanto che egli in un colpo solo estrasse l'arma per poi dire a denti stretti: "Tu...non riesco a toglierti dalla mia testa, sei sempre presente...Il ballo di ieri, mi hai fatto innamorare ancora di più di te! Maledizione!!"

L'uomo successivamente si ricordò del fermaglio, lo estrasse dalla tasca dei pantaloni ampi per poi con il pollice accarezzarne le decorazioni. "E' elegante come voi madame"

"Aramis a chi stai parlando?" il diretto interessato si voltò vedendo D' Artagnan senza maglietta che si dirigeva nella sua direzione, cosi in fretta e furia per paura di essere scoperto Jimin ripose il fermaglio nella tasca dei suoi pantaloni e disse grattandosi la nuca con la mano: "Ehm...niente mi stavo solo allenando per questo pomeriggio, così da essere in forma!"

Jungkook, annuendo gli porse il pranzo e i due si sedettero sotto ad un albero per gustare le prelibatezze donategli dalla locandiera. Mangiarono allegramente e per altre due ore si allenarono insieme. Più tardi, sotto le grida e i richiami di Seok-jin rientrarono alla locanda per lavarsi e vestirsi.

Una volta pronti Jimin aveva applicato la spilla al petto e a cavallo i quattro si diressero verso la basilica di San Marco, quel giorno avrebbero preso la chiave al generale Youngjae e non avrebbero perso.

Poco prima di arrivare davanti al luogo del furto i moschettieri videro che vi era la carrozza del cardinale Richelieu e così Yoongi prese la parola.

"Ragazzi cambio di programma, una persona deve stare alle calcagna della Madame, due devono tenere a bada il collega della donna e un altro deve distrarre il capo delle guardie Namjoon, finché non abbiamo compiuto la missione, intesi?" i tre rimasero di stucco, solitamente Hathos non progettava i piani, lui agiva con ingegno e non falliva mai. Ma la scorsa sera a quanto pare si era sottovalutato, ed era stato sconfitto da una donna.

Cosi, il moschettiere che per un'intera notte aveva continuamente ripensato a ciò che li era successo quella sera; era stato sconfitto da una ragazza molto più piccola di lui in pochissimi attimi, di conseguenza egli bramava con tutto se stesso la rivincita. Dunque in quella situazione era il momento più adatto per farlo.

I quattro si guardarono negli occhi e si augurarono buona fortuna per poi entrare in azione.

Jimin individuò la sua preda e con passo felpato si diresse verso ella che nel mentre si era posta vicino al Comandate. Ogni tanto i due si scambiavano delle occhiaie di fuoco, che a Aramis gli fece ribollire il sangue nelle vene azzurre.
(inizio breve lezione di storia: all'epoca avere la pelle bianca significava essere nobile, invece chi c'è l'aveva abbronzata stava ad indicare che era un contadino. Di conseguenza, dato il colore marroncino della pelle non si vedevano chiaramente le vene, invece chi aveva la pelle bianca si. Quindi all'occhio sembrava che il sangue fosse blu solamente perché le vene sotto pelle erano di quel colore. Quindi chi aveva il "sangue blu e pelle bianca" era nobile, invece chi aveva "sangue rosso e pelle abbronzata" era un plebeo. Fine breve lezione di storia)

𝐈 𝐦𝐨𝐬𝐜𝐡𝐞𝐭𝐭𝐢𝐞𝐫𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐑𝐞 [𝐉.𝐌𝐱𝐫𝐞𝐚𝐝𝐞𝐫]Where stories live. Discover now