sempre in tempo con il tempo

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apro gli occhi dopo non so quanto tempo. un formicolio mi passa sotto la pelle. sopra di me una luce bianca splende in tutta la sua artificialità. alla testa sento un dolore lancinante. sono ancora sdraiato. mi alzo a fatica sui gomiti. sono in una stanza d'ospedale, che non può essere più vuota di così. il mio letto, un comodino, uno strano marchingegno vicino a me. giro la testa a sinistra lasciando un gemito di dolore. mi sembra di essere stato fermo senza muovermi per un tempo interminabile. alla mia sinistra c'è una poltrona sopra di cui  una ragazza dorme. ha qualcosa di familiare ma non capisco cosa. sembra che questa sia la prima dormita che si fa da giorni a giudicare dalle occhiaie. è carina, penso. cerco di mettermi seduto bene, ma il dolore è troppo e mi riappoggio sui gomiti tossendo. questo sveglia la ragazza vicino a me. ha ancora gli occhi intorpiditi dal sonno. -Nelson! ommiodio, Nelson mi hai fatta spaventare tantissimo!- corre ad abbracciarmi. non ho la forza di staccarmi ma sposto la testa e chiedo -ci conosciamo?- mi guarda incredula. -io...oh no il dottore aveva ragione! aspetta che vado a chiamarlo! faccio venire cesare, è andato a prendere del caffè- sono confuso. lei esce e poco dopo entra mio cugino cesare. -vez!- ha quasi le lacrime agli occhi -corre ad abbracciarmi, e per poco non rovescia il caffè sul pavimento lindo della stanza. entra un dottore con una folta barba e un camice bianco. -ho bisogno he facciate venire tutte le persone importanti della sua vita- dice rivolgendosi alla ragazza. -anche....?- chiede lei al signore. lui sospira. -si, anche loro....- lei sposta lo sguardo su cesare. -li...chiami tu? io non ho i loro numeri....chiamerò Francesco- detto questo i due ragazzi escono e il dottore viene da me. ho mal di testa. -hai avuto un incidente. hai sbattuto la testa, sei entrato in coma e hai perso un po' di memoria....ma niente che non si possa sistemare.- mi informa l'uomo col camice prima di lasciare la stanza. aspetto qualche minuto da solo, confuso, perso. la porta si apre. ed è come se qualcuno avesse acceso un interruttore. Federico. Beatrice. la macchina. noah. tonno. -che cacchio ci fate qui?!?- chiedo rivolto ai primi due. -ah, boh , sinceramente non lo so nemmeno io.- dice Beatrice guardandomi acida. come se fosse lei quella arrabbiata e io il colpevole -ma dato che stai bene me ne vado.- afferma per poi uscire. Federico si avvicina a me. scoppia in lacrime. di coccodrillo suppongo. -vattene via anche tu- ribatto amaro. -io...- si posa le mani sulla faccia, si gira e se ne va. -Noah!- viene ad abbracciarmi.  -tu...tu non ricordavi chi ero- mi informa in una risata. -oh, beh, da ora non ti dimenticherò mai!- prometto con un bacio. anche i due ragazzi restanti in piedi davanti alla porta si avvicinano.

anche Superman ha le sue debolezze -Nelson Venceslai-Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin