ma tu non te ne vai

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un boato. luci colorate che vagano dappertutto. faccio un passo. il mio piede sembra rimbombare. salgo sul palco. gente che urla. mani che si alzano al cielo. cammino fino al mio posto. prendo il microfono. scruto ogni spettatore. -BUONA SERA BOLOGNAAAA!- urlo. la mia voce risuona nella notte. ancora grida. sistemo gli auricolari e lancio uno sguardo dietro le quinte. lì uno dei sorrisi più confortevoli del mondo mi accolgono. noah lancia un -uooooou!-. io faccio cenno ai ragazzi dietro. mi fa male vedere che come batterista non c'è marco ma un altro ragazzo, un amico di Stiva.  abbiamo provato molte volte, ma non è la stessa cosa. lui non fa parte dei rovere. sento di dover dare una spiegazione al pubblico, che sicuramente avrà notato l'assenza di un membro della band. 

-non riesci più a guardare cosa hai dentro di teeee- finisce anche stupido Clark Kent. prendo l'asciugamano e mi asciugo la fronte. bevo dalla bottiglietta che mi passa stiva e mi congratulo con lui battendogli un cinque alto. noah mi corre in contro e mi bacia. sul palco. davanti a tutte e persone. si accorge di questo ultimo particolare e arrossisce. io guardo la reazione del pubblico. e non so perché, ma mi alta all'occhio una persona. non è in prima fila. è proprio in mezzo alla massa. ma nonostante ciò è come se fosse sola in mezzo al deserto. la vedo. vedo un lampo nei suoi occhi. un lampo di rabbia, disgusto dispiacere, rimorso. tutto insieme. Beatrice è in mezzo alla folla del concerto. mi guarda. sa che la sto guardando anche io. nonostante questo resta ferma. come io d'altronde. ma per me è diverso. io sono pietrificato dallo stupore. 

-aspettami qui.devo fare una cosa- noah è confusa. -ehm, ok, ma cos...- ma io sono già lontano. cammino spedito in mezzo alla folla che mi acclama. la ignoro. prendo Beatrice per un braccio. il contatto con lei mi fa rabbrividire. la tiro fuori dall'ammasso di gente in mezzo al prato davanti al palco che urla il mio nome e la porto lontano. come vorrei portarla lontano dai miei pensieri. -cosa ci fai tu qui?- le chiedo fissandola.-io...volevo sentirti cantare ancora- abbassa lo sguardo. qualcosa dentro di me si sblocca. alzo le difese cercando di ricordare a me stesso cosa ha fatto. -mi manchi Nelson- non lo ammetterò mai ad alta voce ma anche lei mi manca. -dovevi pensarci prima...poi con il mio migliore amico...- lei torna a guardarmi negli occhi. i suoi sono lucidi. -non...non è stata colpa sua...o forse si, ma la colpa più grande cel 'ho io. nelson, perdonami...- i muri che ho dentro si distruggono letteralmente. lei deve averlo capito. penso di avere dipinta sul volto un'espressione smarrita. e poi lei fa l'ultima cosa che avrei voluto. o forse la prima. si avvicina e mi bacia.

anche Superman ha le sue debolezze -Nelson Venceslai-Where stories live. Discover now