Albachiara.

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Victoria stava preparando il suo zaino, erano le sei di mattina di una splendida giornata e l'alba era più bella di sempre. Non vedeva l'ora di quel concerto, nonostante la situazione non era delle migliori e sarebbero dovuti stare solo lei e Damiano, quando 5 mesi prima lui si era presentato sotto casa con i biglietti e un mazzo di fiori non aveva saputo dirgli no.
Era sempre stato un amore un po' nascosto quello per Vasco, nonostante non amasse quel genere, secondo Vic lui era l'unico che spiccava, che riusciva a distinguersi tra quella monotonia del panorama italiano e quei pezzi tutti uguali.
Damiano arrivò leggermente in ritardo, per la prima volta lei lo aveva aspettato e non al contrario, come sempre succedeva.
Uscì di casa e si catapultò in macchina da lui, dato il freddo delle sei e mezza di mattina. Partirono così presto perché Damiano ovviamente le regalò i biglietti per il San Siro di Milano, perché non voleva mai farle mancare il meglio.

"Prima di prendere il treno vuoi fare colazione? Prendiamo qualcosa al baretto quello nostro" disse lui sorridendole, mordicchiandosi le labbra freneticamente dell'agitazione.

"Va bene dai" rispose lei annuendo.

Appena arrivarono Damiano scese, lasciando lei lì in macchina per non farle prendere freddo, dato che sapeva che era fragile quanto una foglia secca in pieno autunno e non voleva rovinarle la giornata.
Dopo pochi minuti ritornò con un sacchetto e due caffè in mano e un dolce sorriso stampato sulle labbra. Le porse il cornetto che le aveva preso e il caffè guardandola sorridere: era più che stupenda, era indescrivibile. Lei iniziò a mangiare piano, seguita poi da lui.

"Allora?" disse lui.

"Buonissimo come sempre" rispose mangiando ancora, sporcandosi involontariamente il viso di zucchero.

"Un'altra da aggiungere alla lista "aggettivo + come sempre" le disse prendendola in giro, prendendole poi il viso con una mano e leccandole la guancia sporca di zucchero.

"Anche questa è <buonissima come sempre>" la guardò mangiandosela con gli occhi, mentre lei lo guardava con aria di sfida.

"Ah si?"

"Anche un po' più a lato" le indicò le labbra mordendo le sue avvicinando il suo viso al proprio "è buonissimo come sempre"

"Beh riassaggialo allora no? Cosa ti ferma?" gli accarezzò la guancia prendendolo in giro ridendo, andando indietro con la testa. Damiano le prese il viso velocemente e prese il suo labbro inferiore tra le sue labbra e poi lo morse aggressivamente. Lei rise.

"Non puoi avermi così facilmente" sussurrò lei con le labbra ancora attaccate alle sue.

"Questo non è averti. Se ti becco però, ti ho in uno schiocco di dita" continuò lui parlando al suo stesso modo, con la sua stupenda voce nasale.

"Davvero? Io non ci scommetterei tanto" entrambi sapevano che Vic si sarebbe lasciata sottomettere da lui se ci fosse stata l'occasione, perché per quanto era stronza non riusciva a resistergli.

Damiano le fece un sorrisetto ripartendo, andando verso la stazione. Il treno arrivò dopo pochi minuti che loro arrivarono e ce la fecero a prenderlo. Quel viaggio sembrò così corto, quasi non se ne resero conto che già furono arrivati. Usciti dalla stazione in pieno centro, incontrarono subito qualche fan, tutti meravigliosamente educati. Chiedevano foto, video, autografi... il solito. Ma a loro faceva piacere.
Un ragazzo però, chiese una foto solo con Vic. Damiano lo lasciò fare, sapeva che doveva aspettarselo, ormai erano famosi e non potevano rifiutare assolutamente un fan. Ma quando le mani del ragazzo, più alto di lei, che inizialmente ne mise una solo una sulla schiena, scesero velocemente dalla sua vita ai suoi fianchi, e da questi ultimi all'interno delle sue gambe snelle coperte solo dalle calze a rete e un pantaloncino, Damiano non capì più niente, il suo cervello andò in tilt. D'istinto, prese Vic per il fianco, guardando con un sorrisetto di sfida il ragazzo ed esordì con "Scusate ma noi abbiamo da fare, ci vediamo in giro", accelerando immediatamente il passo.
Vic non parlò, non voleva litigare anche quel giorno quindi si risparmiò il rimprovero.
.
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Il ragazzo ovviamente le scelse i posti migliori della tribuna. Mancavano pochi minuti all'inizio e Victoria era emozionatissima.
Le luci si spensero.
Le percussioni suonarono.
Il cuore della ragazza batteva veloce senza fermarsi. Il suo volto si illuminò dalla felicità.
La prima canzone iniziò ed entrambi cantarono a squarciagola questa e tutte le altre. Ad ogni canzone erano sempre più fomentati e con loro l'intero Stadio.

Arrivò la fine e con lei anche quella canzone che Vic tanto amava, la sua canzone. Non la ascoltava mai con nessuno, per lei era una cosa molto intima e da tale era solamente sua.
Si alzò togliendosi dal suo posto andando al limite di quella parte della tribuna, appoggiata alla ringhiera.

Damiano continuava a guardarla, non la vedeva così felice da tanto, troppo tempo.
Era sempre bellissima.
Era bellissima mentre si emozionava per una canzone.
Era bellissima mentre alzava al cielo la torcia del telefono facendo oscillare il braccio, sfoggiando uno di quei sorrisi di cui lui non si sarebbe mai dimenticato.
Era bellissima mentre ballava scatenata o cantava fingendosi lei la protagonista. Che in realtà per Damiano, lei lo era sempre. In quel mare di gente, l'avrebbe sempre riconosciuta, non si sarebbe mai confusa tra gli altri lì in mezzo. Perché lei, a quei maledetti occhi nocciola appariva come la stella più luminosa dell'universo intero, era sempre al centro della sua attenzione. Poi, i suoi occhi la rendevano unica, quando si scontravano con quelli di Damiano formavano insieme l'ottava meraviglia del mondo.

Una mano fredda toccò la schiena di Victoria, lei capì subito chi fosse e lo lasciò fare. Lui la abbracciò da dietro, avvicinando la sua testa alla sua guancia.

Il loro rapporto era unico nella sua stranezza e complessità, i loro sguardi rubati erano necessari l'uno a l'altro per poter vivere e colmare quel vecchio e amaro vuoto che si erano lasciati formare dentro loro, anche le loro cazzate erano stupende.

"E quando guardi con quegli occhi grandi
Forse un po' troppo sinceri, sinceri
Si vede quello che pensi
Quello che sogni
Qualche volta fai pensieri strani
Con una mano, una mano, ti sfiori
Tu sola dentro la stanza
E tutto il mondo fuori" le cantò all'orecchio, stringendole le mani.

Niente è perfetto, nemmeno loro lo erano.
Però, loro due insieme, erano il mondo, l'universo. Erano tutto.
Incredibilmente sbagliati quanto perfetti.
E a loro andava bene così.

don't let me go, never. // damiano×victoriaWhere stories live. Discover now