Mamma. // Victoria

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Sono qui chiusa in camera da tipo 4 ore. Ho perso il conto di tutte le lacrime che ho versato, i miei occhi sono rossi e trasudano disperato bisogno di sonno, ma ogni volta che provo a richiuderli rivedo le nostre litigate, una ad una. Il respiro mi manca, l'ansia mista a pura continua a salire imperterrita. Ho paura di cosa ne sarà di me, cosa ne sarà di lui, cosa ne sarà del gruppo.
Io senza lui non riesco a starci, nonostante lo odi e ogni volta che lo vedo vorrei prenderlo a pugni, ho bisogno dei suoi occhi, i suoi capelli, le sue labbra, il suo fantastico profumo mai cambiato, ho bisogno di lui, in ogni senso.
Mi ha salvato dal periodo più brutto della mia vita, la morte di mia madre. Già dal 2017 iniziò a stare molto male, aveva sempre sofferto di cuore ma mai in quel modo così esagerato. Quel giorno non mi aspettavo di ricevere quella chiamata. Risposi frettolosamente, ricordo di aver avuto molta paura per lei in quel periodo, il fatto che fosse mio padre mi preoccupava, raramente mi chiamava. Mi disse di andare in ospedale da lui e portare anche Damiano. Immediatamente lo chiamai e lui si precipitò a casa mia e insieme andammo all'ospedale. Damiano mi tenne la mano per tutto il tempo, non la lasciò un attimo. Ci precipitammo in reparto e il silenzio calò appena entrammo. Mi ricordo ancora il numero della stanza, 24. Corsi dentro e gli infermieri nemmeno mi sgridarono. Avrei non aver mai voluto vedere quella scena. Avrei dovuto immaginarmelo, stava malissimo, ma in fondo per quanto avrei voluto farlo rimasi li ferma, paralizzata. Vederla stesa su un lettino con gli occhi chiusi e la pelle bianca come il latte mi spezzò il cuore.
Ho il cuore che mi vola e sentiti leggera
Ho colpito a duro muso la vita e lo faccio da una vita intera
Non mi sento mai adatto, questi contesti indifferenti
Rido, guardo i miei difetti come fossero perfetti
Avessi gli occhi di mio padre proverei a ragionare
Ma sono nato con la voglia di strafare e col bisogno di volare
Dicesti "Chiudi gli occhi, non pensarci"
Ma quelli come me chiudono gli occhi solo per allontanarsi
Allontanarsi da che cosa, che qui è sempre la stessa storia
Ti viene voglia di cambiare e cambia chi non c'è più ora
Ricordo notti in un parcheggio, birre vuote sul cruscotto
Parlavamo sì, ma senza aver mai pagato un conto
Noi siamo quelli senza scuse col passato in fiamme
Quelli che parlano con tutti ma non è niente di importante
Che le cose belle stanno dentro e meritano stelle
Siamo tutti Giusy, cambia soltanto dentro a quale pelle
Potrei cantare per cent'anni e direi le stesse cose
E non è monotonia, è il mio rifugio personale
Non chiedermi niente, questa sera si sta bene
Porta un po' dei tuoi ricordi e dopo mescolali insieme
Mia madre era l'unica persona che mi capiva, avevamo sempre avuto un rapporto quasi da migliori amiche e quando se ne è andata ho sentito dentro il vuoto più totale.
Vorrei parlare anche di lei, ma senza esagerare
Che il cielo lì ci osserva e noi formiche in pasto a un mondo cane
Poi ti bastan due occhi azzurri e ritorna tutto
Ritorna il cuore, al suo posto dove c'è calore
Avevo voglia di cantare ma solo ciò che avevo dentro
Sento, che tanto più mi sento vuoto e tanto più mi riempio dentro
Ricordo lì in terrazza quinto piano sopra tutti
Passare notti dentro stanze in cui non vedi bene tutti
E con la mano e con la mano e con la mano sposti il fumo che ti bruci gli occhi
Sentirsi ultimi ma sorridere che è passato pure oggi
Mamma, mamma, mamma ti ho deluso tante volte e non è vittimismo
Ti ho vista piangere e maledico il giorno in cui non mi hai più visto
Quando tornavi dal lavoro e c'era quel silenzio
E i professori che ti urlavano "Sua figlia è marcia dentro"
Ma che ne sanno loro, che ne sanno tutti
Io la mia vita l'ho vissuta solo attraverso i miei gusti
E pagherò un conto tra dieci anni o forse anche domani
Ma vince chi si sveglia, vive, muore e spera sempre dentro le sue mani.
Ancora non riuscivo a muovermi, Dam mi strinse forte, riuscì a reagire poco e questa fu la mia situazione per i successivi due mesi. Non uscivo di casa, l'unica persona che volevo vedere era Dam, nemmeno Federico o mia sorella. Lì mi resi conto di essere innamorata di lui. Che tutti quei suoi abbracci inaspettati cominciavo a desiderarli, le sue carezze mi facevano sentire protetta, come sei io fosse la figlia e lui il padre. Adoravo ogni secondo con lui, dal primo a l'ultimo.
Avrei preferito continuare a litigare per sempre ma non perderci, mi piange il cuore a pensarci.  In fondo io ho detto di non volerlo più vedere, la mia impulsività rovina sempre tutto.
Vado a prendere una birra nel frigo e la bevo affacciata alla finestra. La pioggia cade a grosse gocce sull'asfalto rovente, l'aria è umida, fa molto freddo per essere giugno. Prendo una felpa e mi ritrovo davanti quella di suo padre, me la diede subito dopo usciti dall'ospedale dicendomi che per lui era molto importante dato l'unico ricordo che aveva di suo padre.
Quanto mi manca tutta quella tranquillità, quel nostro amore non dichiarato ma più forte di tutto.

don't let me go, never. // damiano×victoriaWhere stories live. Discover now