24.

287 29 20
                                    

"Alcool e sentimenti"

Chuuya dondolava nervosamente a destra e a sinistra. 
Era passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che si era sentito in ansia per una riunione di lavoro,probabilmente l'ultima che aveva fatto era stata quella in cui gli avevano affidato il caso dei furti alla farmacia che si era rivelato poi essere opera di Graham Young. 
Kunikida lanciava un'occhiata ai membri dell'Agenzia e una alla ragazza dai capelli castani seduta sul divanetto dove di solito sedeva Dazai. Inizialmente aveva gridato e scalciato,ma non appena le avevano dato da mangiare,anche se ammanettata,si era calmata e aveva preferito mettersi ad osservare l'ambiente circostante e in particolare il paesaggio fuori dalla finestra.

<<Nakahara>> la voce del biondo richiamò l'attenzione di Chuuya che si rimise dritto e con le braccia conserte <<devo congratularmi con te per il tuo autocontrollo e per non averla uccisa>>
Chuuya schioccò la lingua contro il palato.
Autocontrollo?
Ma perfavore.. era a tanto così dal farla fuori e un secondo dopo era a tanto così dall'essere fatto fuori; se Faith non avesse reagito in pochi istanti sarebbe andata a far compagnia al suo gatto sottoterra. O almeno così si diceva.
<<Perchè non la uccidiamo e basta?>> disse dopo un po',dando voce ai suoi pensieri. 
Si guadagnò un'occhiata perplessa e contraria da Atsushi e Kyoka che stavano ascoltando seduti alla scrivania in fondo alla stanza.
Chuuya aveva seriamente rischiato di dimenticarsi come fosse fatto quel posto. 
<<Noi non uccidiamo le persone qui>> rispose fermamente Kunikida <<la affideremo alla polizia e la metteranno in carcere per tutta la vita. Questa è la cosa giusta. Lo capisci? Non siamo alla Mafia qui>> 

Quel rimprovero gli fece stringere i pugni,ma poi risolse il suo stato d'animo con un sospiro e un'alzata di spalle. 
<<Non mi interessa,quella non fa più parte della mia vita. Non è nemmeno lei>>
Tanizaki e Naomi si scambiarono un'occhiata compassionevole,e questo fece venire seriamente al ragazzo la voglia di sbattere la mano contro la scrivania. 
Fortunatamente Atsushi intervenne avvertendo la tensione nell'aria. 
<<Notizie di Dazai-san?>>
Pessimo modo di intervenire,tuttavia.
Ci fu un silenzio glaciale e tutti si scambiarono occhiate perplesse,solo Rampo si lasciò scappare il sorrisetto di chi forse non sa ma potrebbe tirare a indovinare con cognizione di causa.
<<A chi importa? Dazai è un traditore>> Naomi si strinse al braccio del fratello. 
<<Dazai-san non è...>> provò a obiettare Atsushi,ma si rese conto di non avere l'appoggio di nessuno. Nemmeno di Kunikida,che fissava gli appunti sulla sua agenda fingendo di non stare ascoltando,anche se il quadernino era al contrario. 
Chuuya sbattè il piede a terra un paio di volte,seccato da quell'atmosfera.

<<Dazai è un figlio di puttana,senza offesa per le puttane>> esordì <<e sta con Mori alla fin fine,quindi tecnicamente è un traditore>>
Un mormorio si alzò dal fondo della stanza,appena il rosso alzò gli occhi per capire chi fosse a parlare tutto tacque. 
Atsushi però sembrava comunque afflitto. Era cresciuto un bel po' dalla prima volta che Chuuya lo aveva incontrato. Erano cresciuti tutti. 
<<Ad ogni modo,posso affidarti qualche questione burocratica dato che sei tornato,Nakahara?>> domandò l'uomo biondo porgendogli alcuni fogli,lui li prese senza obiettare.
<<Non aspettarti che te li consegni prima di domattina però,devo vedere l'agente immobiliare>> rispose.
Naomi ne approfittò per farsi i fatti del rosso.
<<Agente immobiliare?>> 
Chuuya scrollò le spalle con noncuranza,non si sarebbe potuto dire se quella fosse la sua nuova catchphrase o cosa.
<<Non ho un posto dove stare,l'appartamento che avevo con...>> lanciò un'occhiata a Faith <<è stato occupato. Quindi devo trovarmene un altro a poco prezzo,possibilmente vicino al lavoro>>
Rampo si lasciò scappare una risata.
<<Da come parli sembra tu abbia il doppio degli anni che hai in realtà. Donna single in carriera!>>
Chuuya si costrinse a salutare tutti ed andarsene prima di spaccare la faccia a qualcuno,la parte del bravo ragazzo non gli si addiceva per niente.
Chissà cos'era successo a Yokohama mentre era impegnato a girare il mondo per conto di Dazai. 
Sul suo telefono non erano arrivate altre chiamate o messaggi se non quelli dell'agenzia immobiliare.
"Cosa mi aspettavo? L'ho bloccato proprio per non sentirlo più"
Un piccolo flash sulla cornice del cellulare indicò che gli era arrivata una notifica e lui quasi si strozzò con la saliva correndo a controllare. 
"Sei stato aggiunto al gruppo 'A.D.A!!!'" 
<<Il gruppo dell'Agenzia?>> si grattò la testa confuso,poi dopo un po' gli scappò un sorriso. Ora sentiva di fare davvero parte di qualcosa. 
Aprì la chat e scrisse di vedersi tutti quella sera ad un bar di Yokohama,avrebbe offerto lui per festeggiare il suo ritorno. 
La chat di Dazai era ancora ferma all'ultimo messaggio che gli aveva mandato,ma non gli interessava.
"Sarà da qualche parte del mondo a suicidarsi con qualche bella ragazza in questo momento" pensò.

[...]

<<NON TI AVVICINARE. NON. TI. AVVICINARE.>>
Kanoko teneva ferma Saffo per le braccia e Victor per le gambe,mantenendola saldamente ancorata alla superficie del tavolo della cucina.
<<Saffo,hai un proiettile nella gamba. Se non te lo estraggono potrebbe infettarsi>> spiegò Dazai con un sospiro mentre osservava la scena dallo stipite della porta. 
<<RICCIOLI D'ORO,TIENI QUELLO SCHIFOSO RASOIO PER AUTOPSIE LONTANO DA ME!>> gridò ancora lei tentando di dimenarsi. 
James stava tirando fuori alcuni dei suoi strumenti fuori da un pentolino con acqua bollente. 
<<É un bisturi>> precisò da dietro la mascherina color acqua marina che aveva addosso.
Hermann sembrava piuttosto incerto da tutta quella situazione,Victor,a detta sua,si stava "pisciando sotto dalle risate".
<<Saffo,guardami>> le parlò Kano con voce gentile e delicata <<James è un dottore,lo sai! Ha studiato per queste cose,ha una laurea!>> 
Dante tossicchiò fintamente
<<LaureaCOFFinCOFFpediatriaCOFF>>
James la fulminò con lo sguardo.
Hermann lanciò un'occhiata alla cartella del fascicolo leggermente sporca di sangue che giaceva abbandonata su uno dei mobili della cucina mentre tutti gli altri assistevano allo spettacolino. Avrebbe voluto prenderla ed esaminarla il prima possibile per portarsi avanti col lavoro,ma si costrinse a rimanere fermo al suo posto e aspettare. 
Saffo continuava a gridare e scalciare,probabilmente da fuori stavano pensando che fosse in corso uno stupro. 
<<Kano,Kano!>> singhiozzò,adesso in lacrime <<Kano,visto che sto per morire faresti una cosa per me?>>
Kanoko sorrise per trattenere le risate,le sembrava proprio infantile.
<<Non stai per morire... ma dimmi tutto>>
La greca tirò su col naso.
<<S-sei la ragazza più carina qui...>> Dante quasi si strozzò col biscotto che stava mangiando da sola seduta su una sedia <<quindi ti prego.. voglio sentirmi dire "Ti amo,mia dolce Saffo" da una ragazza bellissima prima di morire!>>
Il viso della ragazza giapponese si fece rosso fuoco. 
Victor non ce la fece più a resistere e scoppiò a ridere,James roteò gli occhi. 
<<Diglielo,diglielo!>> la incitò il francese <<in fondo sta per morire!>> 
Kano si sforzò per sorridere gentilmente.
<<T-ti amo,mia dolce Saffo>> 
Ci fu un istante di silenzio,poi quest'ultima si mise a piangere ancora più forte di prima,mormorando fra i singhiozzi <<è stato bellissimo! è stato bellissimo!>>
Quando tutti gli strumenti furono a posto,James le domandò se fosse pronta e lei annuì. Non era stato in grado di reperire un'anestetico,quindi aveva mandato Dante a comprare gli alcolici più forti e l'avevano riempita di quelli. C'erano ancora diverse bottiglie intatte sugli scaffali.
Finalmente Saffo sembrava essersi calmata. 
Il dottore si avvolse in un camice color acqua marina e Dazai sorrise. 
<<Lo sapete perchè i camici dei dottori sono di quel colore? Serve per non disturbare la loro vista al riflesso della retina di tuuuutto quel sangue che vedono!>>
Saffo fissò lo sguardo su di lui per qualche secondo,scioccata. 
<<STAI LONTANO DA ME!!>>

[...]

Già. 
Conoscendo Dazai in una serata primaverile come quella,Chuuya avrebbe scommesso un paio di dita che era in giro a supplicare qualche ragazzina straniera appena conosciuta di suicidarsi insieme a lui dichiarandole il suo amore. 
Patetico. 
Era il tramonto quando finalmente l'agente immobiliare lo lasciò da solo nel suo nuovo appartamento,distante solo un chilometro e mezzo dalla sede dell'Agenzia. 
La grandezza era nella media,l'atrio era spazioso,c'era una sola grande stanza che comprendeva il letto (che era matrimoniale) rialzato su un gradino e appoggiato con la testa rivolta al muro,e attaccata al muro opposto la cucina e un divanetto che fungeva da salone. Aveva anche la tv a muro proprio davanti al divanetto e al tavolino di vetro che c'era fra loro. Sembrava il posto ideale dove ritirarsi a bere vino dopo una lunga giornata di lavoro. 
E la cosa migliore era che era proprio suo,non doveva condividerlo con nessuno e non doveva rendere conto a nessuno. 

Guardò l'orologio e si accorse che era tardi,aveva appuntamento per le otto e un quarto con i suoi colleghi al bar. 
Mentre scendeva le scale dal quinto piano,dove si trovava il suo appartamento,si mise a pensare alle innumerevoli cose che avrebbe potuto fare adesso che era indipendente. 
"Magari mi prendo un gatto" si disse mentre raggiungeva il punto d'incontro e osservava la luce rosastra del tramonto tramutarsi in un intenso blu notte. 
Quella sera aveva proprio voglia di un buon vino di qualità per gustare una nuova vita,senza la più grande della sua preoccupazione che era avvolta da un centinaio di bende. Che se lo prendesse pure qualcun altro,che rovinasse pure la vita a qualcuno che non amava sè stesso. 
Quella sera si doveva proprio festeggiare.

[...]

L'intervento durò due ore,compresa la ricucitura della ferita e il trasporto della ferita della sua stanza,sul letto che prima era occupato da Kanoko. 
Dazai guardava fuori dalla finestra, il sole tramontava lì in Italia e sapeva che era tramontato allo stesso modo in Giappone ore prima. 
Era una serata particolare,quella,lo sentiva. Non si sarebbe spiegato il perchè,tuttavia. 
Il moro si versò un bicchiere di Gin dalla bottiglia mezza vuota che era servita per 'anestetizzare' Saffo, e si godette il bruciore alla gola quando lo mandò giù tutto in un sorso. 
"Nelle sere così accadono cose" pensò, e si diresse verso il balcone del secondo piano. 

Saffo si passò una delle asciugamani che erano in casa sulla fronte sudata. 
Era stesa a letto con la gamba fasciata,Kano era seduta ai piedi del letto con un libro in mano dato che le era stato detto di tenerla d'occhio. 
Ogni tanto la greca le tirava un'occhiata,e ogni volta scopriva che l'altra non faceva lo stesso e che era davvero intenta a leggere quel dannatissimo libro. Provò a sbuffare,ma tutto ciò che ottenne fu una risatina da parte di lei di cui non le rivelò mai il motivo. Se diceva di avere sete le veniva porto il bicchiere d'acqua che c'era sul comodino e poi veniva ignorata di nuovo. 
Saffo incrociò le braccia con aria sconfitta e sbattè la testa all'indietro sul cuscino.
<<Tu non vuoi parlare con me>> sbottò. 
La giapponese sorrise con sincerità.
<<In effetti no>> 
Ci fu silenzio per qualche istante.
<<Raccontami la storia della buonanotte>> mormorò quella ferita,spostando lo sguardo verso la finestra. 
L'altra roteò gli occhi,al diavolo la copertura.
<<Quanti anni hai?>>
<<Ventisette>> le rispose subito la greca con un sorrisetto di sfida <<e sono costretta a letto dopo essermi fatta sparare per difendere la giustizia>>
<<Ma perfavore...>> 
Kano alzò un sopracciglio,ma quando la guardò negli occhi,lucidi anche se la loro proprietaria sorrideva, chiuse il libro e si sentì improvvisamente colpevole di chissà quale reato. 
Si sistemò in modo da poterla guardare negli occhi e dopo averci pensato iniziò a parlare a voce bassa.
<<C'era una volta una ragazza che lavorava con i cattivi...>>

Hermann non aveva resistito alla tentazione e alla fine aveva aperto quel fascicolo. 
Stava trascrivendo alcune informazioni sulla sua agenda seduto sul pavimento del salotto; attorno a lui le scartoffie sembravano averlo circondato impedendo di lasciare il lavoro iniziato. 
Victor varcò la soglia con un bicchiere di Vodka in mano. 
<<Bonesoir,generale>> lo prese in giro facendo un mezzo inchino.
<<Non sono mai stato un generale>> lo richiamò lui con tono aspro. 
Il francese roteo gli occhi,scocciato dai suoi odi di fare. Superò i fogli a terra stando bene attento a mettere i piedi negli spazi fra di essi e si stese sul vecchio divano chiudendo gli occhi. 
Nessuno dei due prestò volontariamente attenzione all'altro per un bel po',solo Hermann bisbigliava qualche informazione importante di tanto in tanto per ricordarsela meglio. 
<<Ti dispiace? Non riesco a dormire>> lo richiamò Victor. 
<<Vattene in camera tua se vuoi dormire>> rispose freddamente l'altro. 
<<Non riesco a dormire in camera mia,o non sarei venuto qui. Tu riesci a dormire lì?>> 
Hermann spostò lo sguardo dalle carte per rivolgerlo al ragazzo. 
Si accorse che la luce della luna che proveniva dalla finestra rifletteva proprio nei suoi occhi e li faceva sembrare ancora più finti di quanto lo sembrassero normalmente: gli occhi di una bambola. 
<<Io non riesco mai a dormire>> ammise con una nota di sconforto,e per un attimo gli sembrò di trovare comprensione degli occhi nocciola di quello steso sul divanetto. 
<<Quindi sei umano anche tu>> 
Victor si alzò dal divanetto ridacchiando e si sedette sul pavimento,con la schiena appoggiata alla parte anteriore dell'oggetto. Si trovava proprio accanto all'uomo tedesco,così che le loro spalle si sfioravano addirittura. 
Il ragazzo francese si mise a fissare la finestra con sguardo perso; Hermann sentì una stretta al cuore quando lo guardò meglio. Non importava quanto sarebbe cresciuto,sarebbe sempre rimasto il bambino di dieci anni nascosto nell'armadio dell'appartamento abusivo. Lui,proprio a lui,il soldato Hermann Hesse,in quel momento scoppiò in un pianto isterico e nostalgico. Il ragazzo dagli occhi di bambola poggiò la testa sulla sua spalla senza dire una parola; un'ora dopo dormivano entrambi profondamente. 

I gradini che collegavano il giardinetto dalla casa erano sempre stati il posto preferito di Dante. I ricordi della sua infanzia erano un miscuglio di emozioni confuse e indistinte,ma ricordava chiaramente che ogni volta che faceva la cattiva e veniva messa in punizione correva a sedersi u quei gradini e fissava il cancelletto di metallo. Forse sperava che qualcuno la venisse a salvare. 
Quella sera,però,a salvarla c'era solo mezza bottiglia di Whisky rubata dalla cucina quando tutti se n'erano andati e sinceramente le stava bene così. Aveva cercato di essere salvata,ci aveva provato davvero,ma non era servito a nulla, aveva solo finito per fare più casini. 
Sentì la presenza di qualcuno che si sedeva accanto a lei ed alzò lo sguardo,trovandosi davanti l'ultima persona che si aspettava di vedere.
<<Passami la bottiglia>> disse il ragazzo col camice allungando la mano e Dante fece come gli aveva chiesto,dopotutto era già più che brilla se non ubriaca.
<<Non ti vedevo bere da un sacco di tempo>> ammise lei,senza guardarlo. 
Lui bevve un paio di sorsi e tossicchiò al bruciore provocato dalla bevanda.
<<Oggi ho operato una ragazza con successo,e ho tanta voglia di andare dal rettore della UCD a farmi aggiungere qualche nota sotto la laurea in pediatria>>
Dante non riuscì a trattenere una risatina a quella battuta. 
James vuotò la bottiglia in un paio di minuti e la poggiò per terra.
<<A cosa pensi?>> le chiese,notando il suo strano silenzio. 
La rossa scosse la testa.
<<Non chiedermelo James. Non chiedermi a cosa penso,ti prego>> 
Lo sguardo del biondo si fece serio e tirò un respiro profondo.
Nessuno dei due disse nulla,si limitarono a fissarsi negli occhi. 
Il silenzio era carico di tensione,come se entrambi volessero andarsene ma entrambi volessero restare.
Non è possibile stabilire chi dei due baciò l'altro,perchè i loro movimenti furono perfettamente in sincronia. Non era un bacio delicato,nessuno di loro due lo era,però era un bacio bisognoso e pieno d'amore. 
Nel silenzio della notte,fuori dall'abitazione si sentivano solo i loro respiri e niente parole. 
Perchè non c'erano parole.

[...]

Chuuya alzò in alto il calice col vino.
<<A cosa brindiamo?>> chiese Atsushi con un sorriso,facendo lo stesso. 
I membri dell'Agenzia si scambiarono uno sguardo e il rosso rispose con un mezzo sorriso. 
<<Non lo so,ma oggi è una bella giornata>>
La dottoressa Yosano,che non c'era all'Agenzia al momento del ritorno di Chuuya,lo guardò con un sorriso e rispose <<allora brindiamo a questo. A una bella giornata>>
<<A UNA BELLA GIORNATA!>> gridarono tutti insieme e fecero scontrare i bicchieri con allegria.
Chuuya si divertì con i suoi amici e colleghi quella sera. 
Tornò a casa che era circa l'una di notte e aveva più vino che sangue in corpo. Però almeno era allegro.
"Voglio un fenicottero! Voglio un fenicottero!" 
Gli sembrò di sentire la voce di Dazai accanto a lui,il giorno che erano tornati a casa dopo la festa a sorpresa per il suo compleanno. 
<<Non puoi avere un fenicottero,idiota..>> biascicò mentre premeva il tasto dell'ascensore per salire al suo appartamento. 

Appena entrò si buttò sul letto senza nemmeno svestirsi e si addormentò stringendo un cuscino fra le braccia. 
Si sentiva più al sicuro a dormire in quel modo. 
Ma a quel cuscino mancava decisamente qualcosa:

capelli castani,bende e un carattere di merda.



‧͙⁺˚*・༓☾ Gli Immortali II (Croce e Delizia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora