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"Faith Foster non era un angelo"

<<Per me è morto>>
<<No,per me è ancora in circolazione>>
<<Volete stare zitti? Si sta riprendendo...>>

Tre voci diverse,due femminili e una che era difficile da classificare ma lui si ricordava bene,arrivarono ovattate alle orecchie di Chuuya che cercava di mettere a fuoco l'ambiente circostante.
Qual era l'ultima cosa che ricordava? 
Ah si,Dazai che si presentava alla sua porta,Faith che sfondava la sua finestra e il suo appuntamento perfetto con la vicina rovinato... ma quello era solo un sogno,giusto? 
Non era la realtà. Era solo la sua fervida immaginazione che gli mostrava il peggior scenario che poteva presentarsi dopo che si era sbronzato col vino insieme ai suoi colleghi di lavoro. Adesso si sarebbe alzato,lavato con acqua fredda,avrebbe preso un'aspirina per il mal di testa e sarebbe andato a lavoro come tutte le mattine. 

<<Chuuuuya? Se ci sei batti un colpo>> qualcuno gli tirò un pizzico sulla guancia e lui mugolò per il fastidio. Certo che erano proprio realistici questi sogni al giorno d'oggi. 
<<Nakahara,svegliati>>
<<É morto? É morto?>>
<<No Faith tesoro,non è morto. Come dovresti essere tu invece>>
La consapevolezza lo investì come un camion in piena corsa. 
Chuuya scattò a sedere sgranando gli occhi,cosa che gli provocò un dolore lancinante all'altezza delle tempie. 
Tre persone,Dazai che teneva una pistola puntata alla testa di Faith,Faith che cercava di dimenarsi dalla sua stretta e Marguerite,la sua vicina,che invece era china accanto al letto con espressione preoccupata,lo fissavano come se da lui dipendesse qualche importante decisione. 
"Forse devo iniziare a considerare la possibilità che non si tratti di un sogno" si disse con una smorfia che era a metà fra la frustrazione e la vera e propria disperazione. 
<<Cosa sta succedendo qui?>> fu tutto quello che il rosso riuscì a chiedere, rendendosi conto di essere seduto su un lato del letto matrimoniale e di avere un mezzo bernoccolo in testa. 
<<Sei svenuto>> gli spiegò gentilmente la ragazza del piano di sotto.
<<Il miglior modo per uscire da una situazione scomoda>> borbottò Dazai a bassa voce. 

Un momento. 
Dazai?
Chuuya sgranò gli occhi alla vista del ragazzo,che forse si rese conto di essere stato appena notato e salutò in maniera ammiccante con la mano. 
<<Marguerite,puoi gentilmente accompagnare alla porta questo schifoso pezzo di merda ricoperto di bende?>> 
Marguerite guardò prima il suo vicino e poi Dazai con aria confusa. 
Faith,che aveva smesso di dimenarsi da un po',ricominciò a piagnucolare. 
<<Chuuya,Chuuya! Vuole farmi male! Vuole fare bang bang contro la mia testa!>> 
<<Se anche lo facesse non mi dispiacerebbe>>
Fu la risposta secca che ricevette. 
Marguerite si mise dritta rivolgendosi al più alto e alla ragazza che teneva bloccata con un braccio. 
<<Credo che Nakahara voglia essere lasciato solo.. potreste parlargli dopo che si è->>
Dazai scoppiò a ridere.
<<Nakahara se lo può anche scordare,ho volato dall'Italia fin qui solo per parlare con lui quindi è lei che adesso deve gentilmente lasciarci soli>>
Chuuya raccolse tutte le sue forse per alzarsi in piedi,guadagnando quei pochi centimetri che non lo rendevano certo alto come Dazai ma lo facevano sentire molto meno inferiore rispetto alla sua altezza da seduto.
<<Io non ho niente da dirti Dazai,compra un altro biglietto e tornatene a fanculo>>

Ci fu un istante di silenzio nel quale Faith trattene una risata e il moro le strinse ancora di più il braccio intorno al collo provocandole un verso strozzato.
<<Mi hai bloccato>>
Lo squadrò alla ricerca di qualche tipo di rimorso o senso di colpa,ma non ne trovò. Questa cosa gli provocò un brivido lungo tutta la schiena,lo stesso che provava ormai da due mesi da quando aveva letto le lettere di Oscar. Paura. Dazai non era abituato alla paura. 
<<Se ti ho bloccato significa a maggior ragione che non ho nulla da dirti>> il suo ormai ex partner lo guardava con sguardo glaciale,forse sotto sotto un po' sofferente,ma comunque determinato <<quindi prenditi Faith e sparite tutti e due dalla mia vita. Volevi tanto morire? Fallo,adesso puoi farlo per me,se non ci saranno i tuoi amichetti a fermarti>> si bloccò per esaminare l'espressione sulla faccia del bendato,e qualcosa lo fece sorridere <<ma se sei qui significa che ti hanno buttato fuori anche loro,no?>>
<<Non è così>> l'espressione e il tono di Dazai erano diventati ostili,la sua rabbia si rifletteva sulla stretta al collo di Faith,la quale stava iniziando a diventare di un colorito bluastro <<non mi hanno buttato fuori>>
<<Non mi importa. Io invece si>>

La ragazza inglese picchiettò sul braccio pieno di bende emettendo un verso strozzato,finalmente lui la lasciò libera di respirare e tossire violentemente per la prolungata mancanza d'ossigeno. Marguerite si stava limitando a osservare con sguardo compassionevole e le mani incrociate. 
<<Volevo solo chiarire>> Dazai superò velocemente i tre presenti nella stanza oltre a lui e raggiunse a grandi passi la porta d'entrata. Qualche secondo dopo si sentì il suono del legno che sbatteva.
Chuuya prese un lungo sospiro e guardò Faith.
<<Tu che ci fai qui?>>
La ragazza si era seduta sul pavimento dondolando leggermente su sè stessa.
<<Dove è Graham? A me piacciono il pane e il latte di Yokoha->>
<<Chiamo la polizia>>
Il rosso prese il telefono componendo il numero che ormai sapeva a memoria dopo i due anni passati a lavorare per l'Agenzia.
<<NO! NO,NO,NO! GRAHAM!>> si mise a urlare lei così forte che anche Marguerite dovette tapparsi le orecchie. 
<<Faith,stai zitta. Si,pronto? Polizia di Yokohama?>>
<<GRAHAM! GRAHAM! DOVE? DOV'É GRAHAM?!>>
Chuuya si girò verso di lei con uno scatto di rabbia e sbattendo il piede contro il parquet.
<<GRAHAM É MORTO! SI É AMMAZZATO UNA SETTIMANA FA! MORTO! DAVANTI A ME!>>

L'inglese smise improvvisamente di gridare e ammutolì. Il suo sguardo si fece talmente cupo che il ragazzo fu attraversato per un secondo da un brivido; la voce dell'agente al telefono lo riportò alla realtà. 
Dopo poco chiuse il telefono e dovette sedersi di nuovo sul letto a causa di un capogiro.
Una piccola mano femminile che gli accarezzava la spalla lo tranquillizzò un po'.
<<Mi dispiace>> ridacchiò amaramente spostando lo sguardo sulla sua vicina,lei non smise mai di sorridergli. 
<<Devi avere una vita avventurosa...>>
<<Avevo>> si affrettò a correggerla <<ormai è finita. Sto cercando di stabilizzarmi>> 
Non molto tempo dopo,passato a tenere d'occhio Faith che sembrava essersi svuotata della sua anima,arrivarono gli agenti della polizia e quelli del carcere che si scusarono profondamente per l'inconveniente della sua evasione. 
Chuuya si limitò a ringraziarli con un cenno e mandarli via senza troppe storie. 
Quando Marguerite si fu accertata delle sue condizioni di salute e del suo stato emotivo,lo salutò ricordandogli che per qualsiasi cosa lei si trovava al piano di sotto. 
"É proprio una brava ragazza,potrei crearmi una nuova vita con lei" sorrise il rosso,dopo essersi buttato sul letto.
Dormì così profondamente per tutta la notte che a svegliarlo fu la terza o la quarta chiamata di Kunikida la mattina seguente. 

[...]

Dazai aveva passato tutta la notte al Lupin. 
Il barista era cambiato dall'ultima volta che ci era stato,quindi non aveva nemmeno lì qualcuno con cui confidarsi. 
Bevve il suo solito bicchiere di Whisky,ma nemmeno l'alcool sembrava tanto allettante per lui quella sera. Avrebbe voluto semplicemente sprofondare nel terreno e non riemergere mai più. 
Non sapeva dove andare,non sapeva cosa fare. Chiamò Mori,ma quello non gli rispose. 
Dopotutto erano due mesi che non si faceva vivo. Cosa si aspettava?
Cosa si aspettava da Chuuya? Cosa si aspettava di trovare a Yokohama? Davvero credeva che tutti l'avessero aspettato a braccia aperte?
Era stato stupido.
Non poteva tornare alla D.A.N.T.E,nemmeno si poteva dire che esistesse più la D.A.N.T.E,non poteva tornare da Chuuya e non poteva tornare alla Port Mafia. 
In quel momento Dazai poteva dire con cognizione di causa di essere un uomo che non esiste. 
"Cosa fanno di solito le persone quando arrivano a questo punto?" si chiese,seduto  nel bagno degli uomini del bar,con la schiena contro la porta. Non c'era nessun altro oltre a lui,quindi aveva cercato di lasciarsi andare al pianto ma non c'era riuscito. 
Dazai Osamu era ben noto per il suo non essere capace di piangere.

Non poteva nemmeno dire di provare forti sensi di colpa; si era semplicemente comportato come aveva sempre fatto,e fino a quel momento gli era sempre andato tutto bene. Cosa era successo? Dove aveva sbagliato? 
Era notte fonda quando,brillo e sole,ripercorse la via che era solito fare con Chuuya in macchina per tornare a casa. Si soffermò sul ponte,guardando l'acqua scorrere profonda sotto di lui,buia e sconosciuta perchè quella sera era coperta dalle nuvole. 
Quante volte aveva provato ad annegarsi nell'acqua di quel fiume? Il suicidio era sempre stato per lui una forma d'arte,mai la soluzione ultima ai suoi problemi. Aveva cercato in lungo e in largo una fanciulla che desiderasse mettere fine all'indicibile sofferenza della vita per un essere umano insieme a lui. 
Ora,mentre dondolava le gambe nel vuoto,seduto sulla ringhiera,morire da solo gli sembrò la punizione adeguata per tutti i crimini che aveva commesso.
Punizione? E da quando Dazai Osamu aveva bisogno di una punizione? 
Come era caduto in basso...

Non c'era nessuno intorno a lui,probabilmente erano tutti a casa a dormire. 
Se si fosse dato una leggera spinta e non avesse opposto resistenza all'impatto con l'acqua,forse avrebbe potuto perdere i sensi e morire annegato. 
Forse. 
Se ne avesse avuto la certezza sarebbe già saltato da un pezzo. 
Era talmente concentrato nei suoi calcoli che non si accorse delle sirene della polizia che sfrecciavano lungo la strada finchè non gli passarono dietro.
"Addirittura la polizia? Mi arresteranno o mi faranno il favore  di tenermi la testa sott'acqua finchè non smetto di respirare?" si chiese,ma le automobili non si fermarono davanti al ponte e proseguirono. Erano tre o quattro. 
Un inseguimento? 
Improvvisamente Dazai si mostrò incuriosito.
Non poteva essere un inseguimento,perchè prima delle volanti della polizia non era passata nessuna altra macchina.
Una rapina? 
Una rapina dove? Si stavano dirigendo verso la zona industriale della città,non c'erano molti appartamenti da quelle parti. 
Allora cosa?

Dazai scese dalla ringhiera e rimise i piedi sul cemento,sospirando. 
Non sarebbe saltato lo stesso.
Forse.
Si incamminò con passo non troppo veloce per non destare sospetti,nella direzione in cui si erano dirette le automobili. Le luci erano parecchio visibili e le sirene si sentivano da una certa distanza,perciò non fu difficile ripercorrere il percorso che avevano fatto.    
Man mano che il ragazzo si addentrava nei vicoli della città per seguire le autovetture,le strade che prima erano deserte iniziavano a ghermirsi di persone che bisbigliavano fra loro,alcuni con le mani unite in preghiera per chissà quale motivo. 
"Chissà che diamine sta succedendo.. Yokohama è una città movimentata solitamente" si chiese il moro,ma finalmente le sirene si spensero e le luci si fermarono in un punto preciso,e anche dannatamente familiare. 

Non appena lo riconobbe,Dazai aumentò il passo,non aveva per nulla un buon presentimento. 
Ai piedi dell'ospedale di Yokohama le volanti della polizia e un'ampia folla di persone curiose che erano uscite dalle loro case per vedere cosa stesse succedendo, tenevano la testa rivolta verso l'alto,lo sguardo fisso su un punto in particolare nel cielo. 
Improvvisamente la luna che fino a quel momento si era timidamente nascosta dietro i nuvoloni grigi che preannunciavano pioggia si mostrò in tutta la sua bellezza e il suo splendore; la sua luce bianca candida investì il tetto dell'edificio con la stessa intensità con cui i fari a led della polizia furono puntati sullo stesso punto. 
E poi Dazai capì cosa stava succedendo. 
Il suo vestito era bianco come la sua pelle,la ragazza lo teneva fermo con le mani con pudore anche in quella situazione,per paura che a causa del vento che tirava lassù si sarebbe potuto alzare. 
Per un momento il bendato ebbe la sensazione che lo avesse visto,che lo stesse guardando,ma probabilmente era con la mente altrove,era già irraggiungibile. 

<<Signorina! Uno dei nostri agenti sta venendo a parlarle!>> 
I passanti riuniti lì intorno si misero le mani sulle orecchie all'improvviso grido di quello che apparentemente era il capo della polizia attraverso un megafono. 
<<Non si muova! Andrà tutto bene!>> 
Dazai si avvicinò il più possibile spintonando quelli che gli si piazzavano davanti con il cellulare in mano per riprendere la scena. Quanto era alto il palazzo? Dieci? Quindici piani? Improvvisamente questa conoscenza basilare abbandonò la sua mente.
Un uomo più alto e più robusto di lui gli diede una spinta per passargli davanti e la visuale di Dazai fu interrotta per qualche secondo; infastidito lo spostò con una gomitata,la sua ragazza o forse sua moglie (una bionda che sembrava fatta completamente di plastica) gli diede del rozzo maleducato. 
Finalmente riuscì a raggiungere la prima fila,quella che veniva tenuta alla minima distanza dagli agenti di polizia che cercavano di arginare la folla. Vide distintamente anche l'uomo che aveva urlato nel megafono,girarsi a destra e a sinistra dando questo e quell'ordine,imprecando e borbottando.
<<Come l'ascensore rotto? Sta salendo a piedi? Ditegli di muoversi!>> sembrava stanco,probabilmente lo avevano svegliato dalla centrale mentre era nel pieno del sonno <<il materasso! Dove è il materasso?! Lo stanno portando? Dovevano partire molto prima!>>

Disse altro,ma Dazai si era stancato di ascoltarlo. 
Alzò lo sguardo ed ebbe finalmente una buona visuale,approfittando della distrazione di un agente riuscì anche ad oltrepassare il cordone della polizia. 
Faith Foster tolse le mani dal suo abito bianco,la stessa vestaglia che si era rifiutata di togliersi da quando l'Agenzia l'aveva portata via dalla casa di Graham Young. Unì le mani allo stesso modo in cui le avevano unite le persone che Dazai aveva incontrato per strada,e quest'ultimo si chiese improvvisamente se con un nome del genere fosse credente. 

Fu questione di istanti,una signora in mezzo alla folla lanciò un grido così forte che il bendato lo sentì come se fosse lui stesso a gridare. 
Nessuno dei poliziotti ebbe il coraggio di muoversi.

A Dazai,improvvisamente,quella situazione sembrò come ammirare un quadro,un quadro dove tutti i soggetti e gli oggetti hanno una determinata posizione per un determinato motivo. La luna in cielo,loro che dovevano sembrare così piccoli visti dal tetto dell'ospedale,la ragazza che cadeva da lì con quel vestito bianco e l'eleganza di chi abbraccia la morte con rispetto e bisogno,sembrava quasi un angelo e veniva da pensare che non avrebbe mai toccato terra e che avrebbe spiccato il volo. Non si era mai appassionato d'arte lui,ma se un pittore matto avesse dipinto quella situazione in un quadro,probabilmente sarebbe stato a fissarlo per ore e ore nella sua galleria.

Faith Foster non era un angelo però,e non spiccò il volo. Fece anche lei la sua parte come soggetto del quadro. 
Il momento dell'impatto riportò Dazai alla realtà. 
Abbassando lo sguardo,un piccolo schizzo di sangue era solitariamente volato sulla sua scarpa.

Poco distante,l'ultima rimasta del grande e potente clan Ko giaceva a terra in un lago di sangue. 

[...]

Chissà quanto tempo dopo Dazai era ancora lì. A nulla erano serviti gli agenti che avevano cercato di smuoverlo. 
Non era una visione chissà quanto traumatica per uno come lui,i suo pensieri vorticavano però all'interno della sua testa con una velocità tale da costringerlo a trattenere il respiro. 

A risvegliarlo fu il suono del suo telefono,che non squillava da tanto tempo ormai. 
Rispose senza nemmeno guardare chi fosse. 
<<Pronto?>> rispose, il tono piatto e quasi inudibile. 

Qualche ora dopo era su un aereo di fortuna diretto a Firenze. 

‧͙⁺˚*・༓☾ Gli Immortali II (Croce e Delizia)Where stories live. Discover now