Capitolo 10

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Il cielo blu chiaro della sera si era già colorato di nero quando Megan iniziò a dimenarsi nel sacco a pelo senza fermarsi. Le sue gambe sudate non facevano altro che scalciare, strisciare sul tessuto morbido. Il respiro, più affannoso, i polmoni pieni di aria calda, viziata e l'incredibile voglia di urlare e strillare per essere liberata.

Doveva riprendere a correre. Doveva accelerare, ma la macchina era ferma, lui la inseguiva e lei continuava a schiacciare l'accelleratore ma l'auto non si muoveva e Nicole urlava, la pregava di fermarsi ma la macchina non si muoveva e lui la stava per raggiungere ma Nicole non poteva vederlo e continuava a urlare e la macchina non partiva "Megan! Megan!" un urlo infinito fermò la macchina, per sempre.

Si svegliò grazie all'urto, si sedette. Da ragazzina faceva spesso questo tipo di sogni, dopo la morte dei genitori: era stato il 21 ottobre. Lei era a casa sul divano a guardare Glee sul televisore con un pacchetto di patatine in grembo. I suoi erano andati a vedere una casa, senza di lei. Il padre aveva ricevuto una promozione, e quindi, di lì a poco, verso dicembre, si sarebbero trasferiti a Riverside. Lei ovviamente non aveva gradito la notizia e, aveva intenzione di battersi duramente per restare a Santa Clara. Il primo passo, quindi, sarebbe stato quello di opporsi alla visita delle abitazioni che i genitori svolgere. Sapeva che non sarebbero tornati prima di un paio di giorni, perché avevano degli amici là che li avevano invitati ad una cena la sera successiva. Di conseguenza avevano prenotato due notti in un albergo lì vicino. Ma lei non sapeva che l'amico che aveva organizzato l'appuntamento per qualche motivo sconosciuto aveva preso l'influenza, così era saltato tutto e di conseguenza anche la permanenza in albergo. I suoi genitori sarebbero tornati a casa per parlare con la figlia del trasferimento e cercare di farla ragionare. Per loro sfortuna una tromba d'aria si imbatté sulla strada del ritorno e la macchina scivolò in un fosso. I corpi vennero ritrovati solo dieci giorni dopo, a seguito di una denuncia di scomparsa fatta dalla zia di Megan che avrebbe dovuto ricevere una chiamata dalla sorella appena arrivati a casa e che non arrivò mai.

Dopo questo fatto che divise in due la vita della ragazza, gli zii che non sapevano come aiutarla iniziarono a mandarla da una psicologa e fu lì che Megan imparò a gestire incubi e attacchi di panico. Quindi si sedette, chiuse gli occhi e respirò profondamente fino a quando non riuscì a calmarsi. Dopo aver ripreso coscienza si alzò per andare in bagno. Nicole era girata di schiena con gli occhi chiusi per fingere di dormire. Aveva sentito tutto, ma siccome era accaduto spesso da quando dormivano insieme al liceo aveva imparato a lasciarla da sola a gestire la crisi perché sapeva che all'amica non piaceva mostrare quella parte di sé.

La mattina seguente, mentre Nicole sbadigliava nel sacco a pelo ancora insonnolita Megan stava in bagno a lavarsi la faccia con l'acqua fredda per riuscire a svegliarsi. La notte in bianco le aveva lasciato due occhiaie nere sotto gli occhi e un'espressione consumata sul viso.

Nicole la raggiunse in bagno "Megan, ma, cosa è successo? Stai bene?".

Lei si asciugò la faccia con l'asciugamano che si era portata da casa "ehm, si sto bene". Si appoggiò con i palmi delle mani al lavandino "buongiorno" le disse sorridendo ancora stordita

Nicole si poggiò delicatamente allo stipite della porta, le braccia chiuse sul petto

"Stanotte ti ho sentita alzarti dal letto almeno un paio di volte. Hai dormito bene?" le domandò, questa volta il suo viso si tramutò in un'espressione preoccupata

"Si, beh..." si alzò le mani dal lavandino e si raddrizzò "ho pensato che la settimana è già finita e noi dobbiamo trovare un posto dove andare. Di nuovo. Dobbiamo uscire, andare là fuori..." con la mano indicò la finestra che dava sul corridoio

"Troveremo un posto. In più le scorte stanno per finire, e a quanto pare non ci vuole poco da qui fino in città" le spiegò Nicole "e poi non c'è modo di trovare un'altra soluzione. I ragazzi hanno già deciso e se dovessimo andargli contro non credo sarebbe giusto. Sono dei ragazzini e vogliono tornare dalle loro famiglie..." non concluse la frase

"Certo, si. Hai ragione". Entrambe si zittirono.

Due ore dopo le due amiche e i quattro ragazzi raggiunsero il veicolo. Risposero gli zaini nel baule, Megan fece accomodare prima i ragazzini e poi la sua amica. Uscirono dal cancello della scuola, per l'ultima volta Megan poté osservare la scuola scomparire piano piano e dissolversi.

Il SUV blu procedeva per le strade della California. Nicole aveva insistito per prendere il posto alla guida vista la stanchezza della sua migliore amica, ma Megan aveva rifiutato, e ora le sue mani erano poggiate sul volante. Si guardò attorno: le strade erano deserte e i pochi alberi intorno fastidiosi.

"Tutto bene?" le domandò Nicole sfiorandole un braccio, qualcosa non andava nell'amica e l'aveva capito all'inizio della mattina. L'aveva vista fare i bagagli stanca e triste

"Si" mormorò con gli occhi fissi sulla strada

"Sei sicura?" le richiese Nicole questa volta sperando di ricevere una risposta completa. Conosceva bene la sua amica e sapeva che c'era qualcosa sotto. Dopo l'attacco di panico era rimasta stupita, era da anni che non succedeva.

Megan sbuffò "Nulla, ho solo dormito male"

Nicole la corresse "Tu non hai dormito",

"Stanotte dormirò di più" aggiunse secca

"Ok".

"Dove andiamo ragazzi?" chiese Megan

"Più avanti dovrebbe esserci un benzinaio" suggerì Ted

"Non è pericoloso?" domandò Nicole

"Se vogliamo una macchina, quello è il posto migliore" rispose lui di seguito.

Dopo essere arrivati a destinazione, Megan fece fatica a mettere i piedi fuori dall'auto ma si costrinse a farlo dopo l'occhiata sospetta di Nicole. Presero gli zaini con le armi dal baule e se li infilarono sulle spalle

"Dobbiamo stare uniti, se ci allontaniamo anche solo per un secondo non riusciremo a difenderci" gli ricordò Megan e così fecero. Si mossero in fila per due e attraversarono la strada, non vi era nessuno e questo mise i brividi alle due amiche che camminarono insieme.

Ted aveva ragione, varie automobili erano state abbandonate come se non fossero mai state di nessuno. Sparse come dadi su un tavolo da gioco. Mentre i quattro amici sceglievano con cura l'auto, Nicole ne approfittò per parlare della notte precedente

"Hai fatto uno di quegli incubi, è per questo che ti sei svegliata all'improvviso. Vero?" chiese Nicole, Megan esitò qualche secondo a rispondere, guardò per terra e poi parlò

"No, niente di simile"

"Cos'era allora?"

"Ero solo stanca, ho dormito male"

"Non prendermi in giro, ti conosco fin troppo bene per permetterti di dire stronzate"

"Allora risponditi da sola" concluse Megan, lasciò l'amica e raggiunse i ragazzi. Nicole rimase lì a guardarla e a pensare, non era da Megan comportarsi in questo modo.

Dopo qualche minuto i ragazzi scelsero l'auto e caricarono gli zaini. Ringraziarono le nuove amiche e dopo qualche raccomandazione da parte di Nicole se ne andarono. Non si rividero mai più.

Apocalisse zombie- L'ombra dietro di teWo Geschichten leben. Entdecke jetzt