☆c a p i t o l o 8☽

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Poche ore dopo i ruoli s'erano invertiti. Sirius, con le spalle alla finestra che avevano dimenticato socchiusa, accarezzava Lunastorta percorrendo i muscoli del suo braccio come se stesse cercando di imprimerne ogni peculiarità. Le magliette che avevano sopportato l'aria di mare erano appiccicate ai loro corpi per l'umidità che si erano portati dietro. I capelli di Remus gli incorniciavano il viso e dei ciuffi ribelli gli coprivano gli occhi in cui Sirius amava perdersi. Erano all'incirca le sei del mattino e un pallido sole rischiarava il volto di Lupin, facendo brillare le sue labbra semiaperte e le ciglia, che rimandavano indietro riflessi iridescenti. Le mani di Sirius cercavano di non pesare troppo sul petto di Lunastorta e sulla sua schiena ampia, mentre tracciavano disegni scoordinati e insensati. Ogni cicatrice soprelevata che Sirius intercettava al suo passaggio diventava una nuova rotta per un nuovo disegno. I suoi occhi grigi brillavano di serenità mentre osservava il volto rilassato di Remus, sperando di poterlo guardare così per sempre. Black pregò che la sua retina imprimesse al meglio quell'immagine, in modo da poterla rivedere – con tanto di dettagli – a suo piacimento.

Desiderava da matti fissare per sempre il volto di Lupin in quel preciso istante, con ogni muscolo rilassato e un piccolo sorriso con il quale – pensò Black – si era sicuramente addormentato.
Sirius fu orgoglioso d'ammettere a sé stesso d'aver reso felice Remus Lupin, almeno per un attimo, appena prima che il sonno lo inghiottisse.
Le tende bianche svolazzavano e gli uccellini iniziavano a cinguettare. Felpato sentì le guance fargli male per il grande sorriso che illuminava il suo volto e, con la pelle d'oca a decorargli la schiena a causa della scia di freddo che entrava dallo spiffero della finestra, tenne stretta la mano di Remus nella sua e crollò di nuovo addormentato.

Pochissime ore dopo nessuno dei due innamorati aveva intenzione d'alzarsi. Giacevano volto a volto, i capelli sparpagliati sul cuscino, i fiati caldi che s'incontravano. Sirius sussultava leggermente nel sonno a causa della brezza che continuava a colpirgli le spalle; Remus, invece, aveva le labbra dischiuse e dei piccoli sbuffi le abbandonavano ad intermittenza. I suoi occhi erano chiusi ermeticamente e non accennavano ad aprirsi senza pressioni esterne.

Una particolare folata di vento spalancò la finestra della camera di Remus, che sussultò nel sonno ma non si svegliò. Sirius, invece, investito in pieno dal vento, sussultò e aprì gli occhi, osservando con sospetto e timore la stanza come se si aspettasse di trovarci degli intrusi. Ovviamente, non c'era nessuno.

Con uno sbuffo, Felpato si lasciò ricadere sul cuscino e sospirò rumorosamente. Dalla sveglia sul comodino di Remus riuscì a scorgere l'orario: appena le otto e mezzo del mattino. Hope non era ancora passata a bussare alle loro porte chiuse. Aveva dormito veramente poco, Sirius, ma non riuscì a chiudere di nuovo gli occhi per un'altra mezz'ora. Annoiato e infastidito, sbadigliando ogni due per tre, si mise ad osservare di nuovo il profilo di Remus, che ora dormiva a pancia in su e con una mano pericolosamente vicina a quella di Black. I ricordi della notte appena trascorsa bussarono alla memoria di Sirius, che fu travolto dall'umidità della spiaggia e il calore delle stelle sopra di loro ancora una volta, come se fosse di nuovo lì. Come se fossero di nuovo lì. Stentava a crederci, l'avevano fatto davvero? Erano stati irresponsabili, sì, ma era proprio nel loro stile. Materializzarsi su una spiaggia, senza dire nulla a nessuno, in piena notte. Eppure Sirius si era sentito più vivo che mai, più al sicuro che mai. Una mano corse ad accarezzare prontamente la guancia di Remus, quella più segnata dalle cicatrici, quella che lui odiava di più ma dove Black preferiva lasciarci dei lunghi baci.
Gli occhi verdi di Lunastorta tremolarono, ancora chiusi, ma non si spalancarono.
Felpato era fisicamente molto stanco, ma il suo cervello non riusciva a metabolizzare altro che non fosse Remus, Remus e ancora Remus. La sbornia non gli era mai sembrata così gradevole.
La sua mano delicata aveva deciso di non lasciare più nulla al caso: sollecitava ogni parte del corpo di Remus a svegliarsi, a ricambiare le sue attenzioni. In preda al sonno, Lunastorta sembrò quasi imbronciarsi e scansare il tocco di Black, che continuò ad imprimere nella sua mente ogni piccolo movimento che riusciva a captare.
Ci vollero dieci minuti prima che Lupin aprisse gli occhi e gli richiudesse immediatamente per la troppa luce. La seconda cosa che fece fu buttare addosso ai loro corpi un plaid pesante che giaceva sul pavimento. Il tremore di Sirius ­– che ancora persisteva ed aumentava, visto che la finestra era ancora spalancata – si bloccò immediatamente, e le sue braccia avvolsero Remus per portarselo più vicino.

Defenceless. | WolfstarWhere stories live. Discover now