☆c a p i t o l o 9☽

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Fu traumatico per Sirius svegliarsi senza l'altro tra le braccia. Il sole era sorto da più di un paio d'ore, ma gli occhi grigi erano troppo assonnati per riuscire a scorgere che ora fosse sulla sveglia posata sul comodino di Remus. La parte di letto dove aveva dormito Remus era fredda e le sue scarpe non erano vicino l'uscio della porta. Nello stesso istante in cui Sirius decise di alzarsi per andare alla ricerca del suo fidanzato, la porta di casa cigolò e delle risate soffocate riempirono l'entrata della dimora dei Lupin.

Felpato sentì le chiavi di Hope – ormai aveva imparato a riconoscere quel suono – tintinnare mentre venivano abbandonate nel porta oggetti dorato (che James aveva rischiato di rompere) sul mobile dell'atrio.

Qualcuno stava salendo le scale e, dato l'andamento calmo con cui venivano calpestati i gradini, non poteva che essere Remus.

Sirius si sorprese anche d'aver imparato a riconoscere i passi del suo fidanzato solo udendoli. Scosse la testa.

In ogni caso, quando Remus aprì la porta, Sirius si sentì sprofondare. Lunastorta aveva le guance rosse di pianto, gli occhi ridotti a due fessure e i capelli disparati in tutte le direzioni. Indossava una maglia marrone con uno stemma strano stampato in basso a destra e dei jeans scuri. Ai piedi aveva gli stivaletti che Sirius non aveva visto pochi minuti prima vicino la porta.

"Che è successo?" chiese immediatamente Felpato. Non poteva essere qualcosa di terribile – insomma, Hope stava palesemente ridacchiando quando era entrata a casa.

"Cosa c'è che non va?" continuò Sirius, alzandosi piano dal letto. Le sue mani corsero sulle guance umide di Remus appena vi si trovarono davanti.

"Scusa", disse solo Remus, scoppiando a ridere, nonostante avesse ancora gli occhi lucidi. "Faceva veramente male."
  Sirius lo guardò confuso per un minuto buono. Poi il suo sguardo si spostò automaticamente all'orecchio sinistro di Remus.

Una stellina dalle punte argentate e sottili decorava la pelle arrossata. Il sorriso che prese posto sul volto di Felpato fu impagabile, così come la risata che abbandonò il suo corpo.

"Pensavo riuscissi a sopportare il dolore", ridacchiò, sfiorando l'orecchio arrossato. I suoi occhi imitarono quelli di Remus e delle lacrime fecero capolino in essi. Sirius le ricacciò indietro.

"Anzi, ne ero molto sicuro", continuò, lasciando un lungo bacio sulla guancia sinistra di Remus.

Lunastorta arrossì e tenne la testa di Sirius vicina alla sua guancia, costringendolo a baciarlo più a lungo di quanto avesse, probabilmente, programmato. Quando fece una pressione veloce e i loro volti si staccarono, non vi fu la possibilità di respirare una boccata d'aria decente che le loro labbra si incontrarono a metà strada. Quelle di Sirius erano umide e salate, esattamente dello stesso sapore delle lacrime di Remus. Lacrime che, per un motivo o per l'altro, entrambi conoscevano benissimo.

Remus era al settimo cielo, il suo corpo alto ed esile non sembrava fatto per contenere tutta quella felicità: era una sensazione diversa da quella che provava da bambino, totalmente differente da quella provata da adolescente. Sirius gli aveva fatto scoprire una gioia strana, che forse si portava già dentro ma non era mai riuscito a sentire. Quell'estate era stata la sua estate più felice, più gioiosa, più entusiasmante e qualsiasi altro aggettivo positivo Remus avesse mai letto o imparato sembrava attribuirsi automaticamente a quei mesi di vacanza.

Gli occhi di Sirius brillavano. Letteralmente, era come se delle torce illuminassero solo le sue iridi e permettessero loro di riflettersi. Il cuore di Remus saltò un battito.

Ancora vicinissimi, i due si lasciarono andare ad una risata e poi decisero di scendere per fare colazione. Sirius constatò che erano solo le dieci – e che Remus e Hope erano usciti veramente presto per andare a fare quell'orecchino.

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