Prologo

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-Ehi, Kudo!
-Guarda un po' chi c'è...
-Chi non muore si rivede, eh?
Shinichi rispose ai compagni di classe con delle smorfie, ma poi rise. I suoi amici gli erano mancati... e anche le loro battutine idiote, doveva ammetterlo.
Quella mattina aveva finalmente rimesso piede al liceo Teitan con il suo corpo da diciottenne. E stavolta per sempre... o almeno, se lo augurava. Considerando che, quando aveva trovato il nuovo antidoto, Ai lo aveva chiamato nel bel mezzo della notte e gli aveva spiegato come stavano le cose mentre lui ancora era mezzo addormentato, non era proprio sicuro della durata che avrebbe avuto quel prototipo. Anzi, non aveva capito esattamente.

Il giorno seguente, il piccolo Conan aveva salutato Ran e lo zietto, dicendo che sarebbe andato in America dai suoi genitori. E invece, le valigie colme di vestiti da bambino, erano ancora chiuse nel suo armadio in attesa che il proprietario le aprisse.
L'antidoto aveva funzionato con successo. Il giovane detective lo aveva preso dopo un paio d'ore passate seduto sul letto della sua stanza per dire addio a quel corpo che lo aveva imprigionato per circa un anno.
Poi aveva inghiottito quella pastiglia bianca e il dolore lo aveva fatto urlare fino a perdere la voce. Non ricordava di essersi sentito così male, le altre volte. Non ricordava neppure quando fosse tornato nel suo corpo reale. Quando si era alzato da terra, completamente nudo, sudato e con i capelli spettinati, si era reso conto di aver perso i sensi per il dolore.
Ma la felicità era stata troppo grande per darci peso. Si era vestito e, dopo aver guardato per l'ultima volta il papillon e gli occhiali, era andato dal professor Agasa con un sorriso sulle labbra.

In seguito aveva avvertito Heiji e i suoi genitori, ma quando il nome di lei era passato sul display del cellulare, aveva fermato il dito a pochi millimetri dal tasto della chiamata. No, doveva farle una sorpresa.
La sua prima idea era stata quella di aspettarla sotto casa per andare a scuola insieme, ma era stato costretto a cambiare i suoi piani quando si era alzato dal letto: si era riaddormentato dopo aver spento la sveglia e aveva rischiato di arrivare in ritardo. Perciò, mentre correva per strada, la sua mente razionale aveva ideato quel piccolo piano di riserva.
Così, aveva deciso di entrare normalmente in classe e sedersi al suo banco per fare una sorpresa a Ran. Era sicuro che la ragazza sarebbe arrivata dopo di lui: durante il periodo in cui era vissuto a casa sua, si era abituato ai ritmi e agli orari di Ran. Si svegliavano alle sette, la ragazza preparava la colazione che poi mangiavano insieme allo zietto e, dopo essersi lavati e vestiti, s'incamminavano verso le rispettive scuole. Le speranze del detective erano però sfumate quando, prima di arrivare in classe, il professore di giapponese lo aveva mandato dritto dal preside per parlare di quei mesi di assenza (giustificati da Yusaku,Yukiko e James Black in persona) e creare un programma di recupero per quelle lezioni a cui non aveva partecipato. Lo avevano trattenuto nello studio fino all'ora di pranzo, quando Shinichi aveva iniziato a credere che sarebbe rimasto lì fino alla fine dei suoi giorni.

Ecco perché era entrato in classe mentre tutti i suoi compagni mangiavano e chiacchieravano insieme. Ovviamente questi ultimi non sapevano cosa significasse "effetto sorpresa", perciò rinunciò all'idea che aveva per incontrare Ran e si limitò a fare come se niente fosse, entrando in classe in modo perfettamente normale.
Ma Ran non c'era.
Il banco della ragazza era vuoto, ma la cartella era appoggiata a terra lì vicino e la giacca della divisa si trovava sullo schienale della sedia, perciò era venuta a scuola. Il detective si voltò verso Sonoko e sperò che la ragazza non gli rispondesse con frasi come "Sei un detective, dovresti saperlo".
-Dov'è Ran? -chiese. La Suzuki, che parlava con delle compagne di classe, fece un sorrisetto: -La tua mogliettina ha detto che avrebbe fatto un giro per prendere un po' d'aria. Non so dove sia andata.

Dopo aver ringraziato la ragazza (e ignorato il solito nomignolo), Shinichi uscì dalla classe e, grazie alle indicazioni di alcuni studenti, arrivò nell'auditorium del liceo. Secondo quanto gli avevano detto, Ran si era diretta lì.
E infatti la trovò seduta sul palco, mentre leggeva dei fogli che aveva in mano. Sorrideva e ad un certo punto la vide sfiorarsi le labbra con le dita, mentre le guance si coloravano di rosso. Era bellissima.
Il ragazzo fece un sorriso, poi si mise a camminare con le mani in tasca per raggiungerla.
-Non ho l'elmo che indossavo quel giorno, ma credo che così vada bene lo stesso, non credi? -disse.
Ran sobbalzò e alzò lo sguardo dai fogli. Appena lo vide, il colore delle sue guance sembrò aumentare.
-Sh... Shinichi... -mormorò sorpresa. Il detective, che si trovava proprio di fronte a lei, fece no con il dito.
-Ricordati che io sono Spade, il principe del Regno di Carte. -la corresse.
-M-Ma...
-Com'era la scena? -continuò il ragazzo salendo sul palco sotto gli occhi spalancati di Ran. -La principessa viene salvata dal Cavaliere Nero, giusto?

La figlia di Shinichi KudoWhere stories live. Discover now