19.

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Kazuha finì di legare il laccio della vestaglia, poi uscì dal bagno e spense la luce. Appoggiò i vestiti che aveva indossato fino a quel momento sulla poltrona e accarezzò il pancione nel punto in cui il bambino aveva scalciato.
-Heiji? -chiamò, non vedendo suo marito nella camera dell'albergo dove avevano (miracolosamente) pernottato per qualche giorno. Vide che i fusuma che conducevano sul piccolo balcone erano semiaperti, così fece scorrere una delle ante e trovò Heiji in piedi, appoggiato alla ringhiera. Indossava solo i pantaloni del pigiama e le pantofole offerte dall'albergo e Kazuha poté vedere chiaramente i muscoli ben definiti della schiena.
La donna capì che il detective dell'Ovest non l'aveva sentita, poco prima, e sapeva benissimo perché. Era preoccupato da morire per Aika. Era il suo padrino, dopotutto.

-Ehi. -disse dolcemente, mentre lo abbracciava da dietro (per quanto il pancione le consentiva) e gli lasciava un piccolo bacio sulla pelle nuda della spalla destra. Heiji la guardò da sopra la spalla e le fece un sorriso: -Ehi, piccola. Sarai stanca...
Doveva riferirsi al fatto che erano letteralmente saltati sul primo treno disponibile per Tokyo appena Ran li aveva chiamati per metterli al corrente di quello che era successo. Inoltre, era stata una giornata movimentata per entrambi, per lei perché doveva fare qualche acquisto per il bambino e per lui perché aveva risolto un caso difficile.
Kazuha scosse la testa: -Sto bene. E anche Haru.
Il detective dell'Ovest si voltò e si inginocchiò per lasciarle un bacio sul pancione. Di lì a tre mesi, Haruiko sarebbe venuto al mondo e Kazuha sapeva che Heiji non vedeva l'ora, anche se non lo dava a vedere.
L'uomo si rialzò in piedi e prese Kazuha per mano: -Mi dispiace di non averti detto niente su... quegli uomini.

Lei scosse la testa: -Non fa niente. Lo hai fatto a fin di bene. -gli strinse la mano. -Non oso immaginare quanto sia stato difficile per Shinichi. Rimpicciolito così...
-Già. Si sfogava con me, ogni tanto. -Heiji sospirò. -Spero che vada tutto bene. Quei tizi...
-Ehi. -Kazuha gli accarezzò il viso. -Heiji, ritroveremo Aika e questa storia finirà. Non preoccuparti.
Lui prese la sua mano e la baciò. Kazuha poté giurare di non averlo mai visto così indifeso. Si alzò sulle punte e lo baciò sulle labbra.
-Hai bisogno di dormire. -disse. -Domani starai meglio.
Il detective annuì, stanco, poi si lasciò guidare da sua moglie dentro la stanza. Sistemarono i futon e, dopo aver spento la luce, vi si sdraiarono. Heiji allungò in braccio per invitarla ad abbracciarlo e Kazuha obbedì, un po' goffa per il pancione. Rimasero in silenzio per qualche minuto, con lui che le accarezzava quel rigonfiamento sotto la maglietta del pigiama.

-Domani posso venire in centrale? -domandò Kazuha ad un certo punto.
-Non vuoi stare con Ran? -chiese Heiji, dubbioso. Lei si tirò su quel tanto che bastava per guardarlo in viso, nella penombra della stanza: -Penso che starà con Shinichi. È sua figlia, Heiji. Non se ne rimarrà con le mani in mano ad aspettare.
La donna sentì il detective dell'Ovest sospirare: -Hai ragione. -disse poi. -Però promettimi che non farai pazzie e starai al sicuro, quando sarà il momento di agire.
-Solo se tu mi prometti che farai attenzione.
La baciò sulle labbra: -Affare fatto.
Kazuha sorrise e si risistemò come poco prima, mentre Heiji riprendeva ad accarezzarle il pancione.
-Kazuha?
-Sì?
Le diede un bacio sui capelli: -Ti amo.
La donna si accoccolò di più a lui: -Ti amo anch'io.

***

Ran si svegliò a causa dell'ennesimo incubo legato ad Aika e all'organizzazione di quella notte. Era riuscita ad addormentarsi per miracolo, ma aveva dormito poco. Tutta colpa di quei dannati incubi generati dalla preoccupazione per la sua piccola. Sospirò, rigirandosi tra le coperte inutilmente. Così aprì gli occhi lilla e vide che, a parte lei, il letto matrimoniale era vuoto.
Si mise a sedere, guardandosi attorno per cercare Shinichi nella stanza. Strano, la sera prima si erano messi a letto e ricordava che si erano addormentati insieme... o forse lei sì e lui no?
Si alzò in piedi e mise le ciabatte, poi andò in cucina.
-Shinichi? -chiamò, con voce tremante. Poi lo vide seduto al tavolo della cucina con una tazza di caffè fra le mani e dei fogli davanti. Non sembrava averla sentita.
-Shinichi? -lo chiamò di nuovo. A quel punto, il detective alzò lo sguardo su di lei: -Ehi. Già sveglia?

La figlia di Shinichi KudoWhere stories live. Discover now