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-Ne sei sicura?
-Certo. L'ho visto con i miei occhi. -Vermouth si tolse la maschera che aveva messo per travestirsi e passare accanto a Shinichi Kudo senza farsi notare da lui. -Teneva per mano la bambina.
-Allora torna qui e organizziamo il tutto.
La donna alzò gli occhi al cielo e fece una leggera risata: -Il lavoro duro sempre a me, eh, Gin?
-Non è con me che ti devi lamentare.
E l'uomo dall'altra parte della cornetta chiuse la chiamata. Vermouth spense lo schermo del telefono e sospirò. Non avrebbe voluto farlo, non per quel detective che le aveva salvato la vita insieme ad Angel... ma purtroppo non poteva rifiutarsi, se teneva alla vita.
Salì sulla motocicletta, l'accese e si allontanò dall'asilo per andare a prendere l'occorrente per quel nuovo incarico voluto dal boss in persona. Nel frattempo si mise a pensare: infiltrarsi in quel posto non sarebbe stato difficile per lei, il problema sarebbe stato uscire. Come fare a evitare eventuali testimoni oculari? Erano presenti delle telecamere di sicurezza? Dannazione, odiava lavori come quello. Troppe incognite e troppe cose a cui pensare. Perché non fare qualcosa di più semplice? O tentare ciò che avevano in mente da un'altra parte?
Sbuffò e si ripeté di portare pazienza. Presto tutta quella storia sarebbe finita.
O almeno, se lo augurava.

***

-Shinichi. Sono incinta, non sto per morire. -disse Ran quando il suo detective la fece sedere a forza sul divano. -E poi, il bambino non nascerà prima di nove mesi. Lo sai. Diamine, sei pure intelligente!
Shinichi arrossì e balbettò qualcosa di simile a: -Non voglio che ti stanchi troppo.
La karateka rise: -Ci sono già passata. Quando aspettavo Aika ho fatto di tutto e... -non riuscì a terminare la frase, perché un conato di vomito la fece correre in bagno.
Pochi minuti dopo era seduta con la schiena appoggiata al muro, proprio come quattro anni prima... l'unica differenza era che stavolta c'era Shinichi con lei, che le teneva un panno bagnato sulla fronte per asciugarle il sudore. Ran amava quando la coccolava e la riempiva di attenzioni così.
-Quindi ora che si fa? Lo diciamo a tutti? -chiese lui e Ran sorrise: -Beh, prima o poi lo dovranno sapere, ma aspettiamo qualche giorno. Comunque, quando ho scoperto di aspettare Aika, Heiji lo ha capito senza che dicessi niente.
-Aika sarà contenta?
Lei annuì: -È da quando aveva due anni che mi chiede un fratellino o una sorellina.
Stavolta fu Shinichi a ridere: -Che tipetta.
"Già. Uguale al padre" avrebbe voluto aggiungere Ran.

Un attimo. Poteva essere il momento giusto per dirgli la verità?
La karateka osservò l'uomo alzarsi in piedi per bagnare di nuovo la pezza bianca da rimetterle in fronte. Ora che aspettava un altro bambino da lui, magari non si sarebbe arrabbiato...
E poi, c'era un dubbio atroce che la tormentava: se Shinichi si reputava tanto razionale e attento (cosa che era veramente), perché non aveva ancora capito la verità? Aika gli somigliava così tanto! Gli stessi occhi, la stessa intelligenza sopra la media, la stessa curiosità... persino lo stesso cognome! Perché il detective non capiva? Cosa c'era di così complicato?
Mentre questo pensiero le invadeva di nuovo la mente, Ran diede di stomaco un'altra volta.

-Sei stata così male anche per Aika? -domandò Shinichi, che le teneva i capelli per evitare che si sporcassero.
-No, il contrario. Con lei niente, nessun malessere. -rispose lei, poi tossì e il detective le bagnò ancora la fronte.
Dopo una mezz'ora circa, Ran riuscì a rialzarsi in piedi. La nausea le era passata un po', ma Shinichi si era comunque offerto di preparare il pranzo e di occuparsi delle altre faccende domestiche mentre lei riposava un pochino.
La karateka, seduta sul divano, lo osservò di nascosto mentre le cucinava il riso in bianco e, più tardi, mentre sistemava la casa. Quando lui le ordinava di non fare niente, non doveva fare niente per davvero. Ormai lo aveva imparato, visto che era successa la stessa cosa anni prima, quando erano all'università e Ran si era presa l'influenza.

-Sai, prima la maestra di Aika ha detto che mi somiglia. -disse il detective ad un certo punto.
Ran lasciò cadere il cellulare sulle gambe, le mani avevano iniziato a tremarle.
-C-Cosa?
-Incredibile, vero? Io le ho spiegato come stavano le cose, così da evitare altri dubbi. -continuò lui, senza accorgersi del panico che aveva assalito la giovane donna alle sue spalle. -Divertente, vero?
Ran fece una risatina forzata: -Già.
Shinichi si mise a riordinare i giochi che Aika aveva lasciato sul tappeto la sera prima, sempre sotto lo sguardo di lei. Adesso i suoi pensieri erano più confusi di prima! Avrebbe fatto bene a dire a Shinichi la verità proprio adesso?
Poteva approfittare di quello che le aveva appena raccontato per cercare di alleggerire la notizia, perché no?
-Ehm, Shinichi? -lo chiamò, decisa.
Ma, quando lui alzò gli occhi su di lei, quei bellissimi occhi blu che la incantavano tutte le volte, non riuscì a dire altro che: -Vado a fare un bagno.
Il detective le sorrise: -Va bene.
Così, dandosi della stupida, Ran si alzò dal divano e andò a lavarsi.

La figlia di Shinichi KudoWhere stories live. Discover now