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-Grazie, Kudo-kun. -disse il neo-sovrintendente Megure. -Ci hai aiutati molto anche stavolta.
-Si figuri. -rispose Shinichi osservando gli agenti scortare l'assassino di un importante uomo d'affari verso la volante. Aveva appena risolto il caso di omicidio, in una villa nella periferia di Tokyo, ed era riuscito a distrarsi dal pensiero di andare a trovare Ran nel loro appartamento.
Ci aveva pensato per tutto il tempo da quando era tornato a Tokyo dopo il matrimonio di Heiji... ed erano passati solo due giorni!
Però continuava a ripetersi che era troppo presto o che doveva essere Ran a chiederglielo. Non se la sentiva di andare senza un invito esplicito. Certo, la karateka gli aveva detto di andare a casa loro quando voleva... e poi era anche il suo appartamento (e aveva ancora le chiavi).

Ma non era il momento di pensarci. Doveva andare alla centrale per sapere se gli agenti dell'FBI che lo avevano accompagnato dall'America per indagare sull'organizzazione lì in Giappone avevano scoperto qualcosa di nuovo.
Ignorò i giornalisti che come sempre assalivano la scena del delitto, salì velocemente sulla sua macchina per cercare di non arrivare alla centrale bagnato fradicio, mise in moto e in pochi minuti guidava per le strade della capitale.
Ogni volta che guardava il sedile del passeggero accanto a sé gli tornava in mente quando aveva aiutato Ran a imparare a guidare, lei alla guida e lui sul sedile vicino. All'inizio era stato difficile: Ran era rigida come un pezzo di legno, stringeva il volante con forza e continuava a ripetersi cose come "Hai guidato un aereo, ce la puoi fare". Poi si era lasciata andare e pian piano aveva imparato senza problemi. Shinichi aveva tirato un sospiro di sollievo e aveva lasciato andare il sedile che aveva stretto fino a lasciare il segno delle unghie, considerando che fino a quel momento la sua ragazza non era stata esattamente affidabile al volante.
Nonostante avesse rischiato la vita, quello era uno dei momenti più belli che aveva passato con Ran. Fece un sorriso malinconico, mentre svoltava a sinistra e raggiungeva la sua destinazione.

La centrale di polizia non era cambiata rispetto a qualche anno prima, anche se molti agenti erano andati in pensione e altri erano stati promossi, come Takagi, che era diventato ispettore. Altri ancora erano sposati e avevano figli, come l'ispettore Shiratori e l'agente Chiba.
Shinichi lasciò la macchina nel parcheggio sotterraneo e salì ai piani superiori usando l'ascensore. L'FBI aveva istituito una specie di "base" dove gli agenti potevano trovarsi insieme per discutere delle indagini sull'organizzazione anche con la polizia giapponese, informata proprio perché potesse aiutare a chiudere il caso al più presto.
Quando Shinichi varcò la soglia della sala riservata all'FBI, notò Jodie Starling e James Black che parlottavano tra loro davanti alla lavagna dove avevano appeso i vari indizi raccolti in quegli anni.
-Buon pomeriggio. -salutò il detective chiudendosi la porta alle spalle. I due agenti smisero di parlare immediatamente e si voltarono per salutarlo.
-Buon pomeriggio a te, Shinichi-kun. -disse Jodie sorridendogli. -Com'è andato il matrimonio?
-Hattori ha pianto durante lo scambio degli anelli. Una scena esilarante. -rispose Shinichi.
-Ah! Avrei voluto vederlo! -commentò la donna. Il detective dell'Est sorrise.

-Avete scoperto qualcosa di nuovo? -domandò poi, avvicinandosi alla lavagna con le mani in tasca. Sulla superficie bianca, collegate da un filo di lana, erano appese fotografie che Shinichi stesso e alcuni agenti avevano scattato durante le indagini in America.
-Forse. -rispose James. -Camel e la sua squadra stamattina hanno intercettato una telefonata tra Gin e Vermouth. Parlavano di un certo scambio che avverrà a breve, ma non hanno specificato dove e quando.
-E il signor Akai è riuscito a trovare il luogo dov'è nascosto Karasuma?
-Non ancora purtroppo. -disse Jodie. -Sapevamo che non sarebbe stato facile, quindi non siamo per niente sorpresi.
-È giusto fare le cose con attenzione piuttosto che ideare piani che poi finiscono male. -continuò James. -Dobbiamo mantenere la calma, anche se ormai manca poco alla fine di tutta la storia.
Shinichi, che stava ancora osservando la lavagna, fece un sorriso: era davvero arrivato fino a quel momento. Era questione di poco e finalmente avrebbe potuto vivere senza preoccuparsi di quella maledetta organizzazione. Anche se, si disse, si era rovinato da solo. Tutte le volte che sognava una vita normale si rimproverava per aver seguito Vodka, quella sera al Tropical Land.

La figlia di Shinichi KudoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora