18.

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Shinichi sentì le gambe cedergli. Per fortuna Heiji era accanto a lui e lo sostenne, perché altrimenti sarebbe finito malamente a terra.
-Ma... -balbettò, mentre nella sua mente tutto iniziava a collegarsi: lui era andato in America quattro anni prima, Aika non aveva mai conosciuto suo padre, Ran non voleva che lui ritrovasse il fantomatico papà della bambina, non aveva paura che la piccola si affezionasse a lui... tante cose ora avevano una spiegazione.
-Scusatemi, ho bisogno di stare da sola per un attimo. -disse Ran prima di andare in camera da letto.
Shinichi fece per seguirla. Doveva parlarle, doveva chiederle spiegazioni, doveva dirle che gli dispiaceva, che...

Yusaku gli mise una mano sulla spalla: -Lascia che vada io.
Poi lo scrittore lanciò un'occhiata ai genitori di Ran e a Yukiko, che annuirono, e si diresse verso la camera matrimoniale.
James sospirò: -Meglio che andiamo. Abbiamo già raccolto prove a sufficienza. -disse. -Vi informeremo a ogni minimo dettaglio che potrebbe esserci utile. I nostri agenti lavorano giorno e notte.
Tutti annuirono. Shinichi lasciò che fosse Eri a fare gli onori di casa e uscì sul terrazzo per prendere un po' d'aria.
Quanto era stato stupido! Come aveva fatto a non capirlo prima? E l'idea gli era pure balenata in testa una volta!
Gli sembrò che la sua reputazione da detective stesse ridendo di lui. Come darle torto? In fondo non aveva capito una cosa così semplice, nonostante gli indizi che a poco a poco aveva raccolto e che Ran stessa gli aveva fornito. Ora poteva anche fare una spiegazione a quella sensazione di nostalgia e malinconia che gli dava il vedere la piccola Aika comportarsi esattamente come sua madre e l'osservare quanto fosse simile a lei.

-Non te lo aspettavi proprio, vero, Conan? -chiese una voce maschile.
-Già, per niente... eh? -Shinichi si accorse troppo tardi di aver risposto al nome che si era dato da solo ormai dieci anni prima. Si voltò velocemente verso destra, dove Kogoro, uscito pochi secondi prima sul terrazzo come lui, si stava accendendo una sigaretta.
L'ex detective in trance si appoggiò alla ringhiera e si mise a osservare la Tokyo notturna che si stagliava davanti ai loro occhi. Prese la sigaretta tra le dita.
-Co-Come hai...? -balbettò Shinichi, più che incredulo.
-Ho avuto qualche sospetto quando il moccioso ha lasciato casa nostra dicendo che sarebbe tornato in America con i suoi genitori. Aveva promesso di chiamarci ogni tanto, ma non l'ha mai fatto. -rispose lo zietto. -In quello stesso periodo, poi, sei ricomparso tu. Mi sono detto che forse stavo impazzendo. Era impossibile che fossi tornato piccolo. Però, quando sei scomparso di nuovo, non ho potuto fare altro che pensarci.

Fece una pausa durante la quale Shinichi non seppe cosa dire. Osservò l'uomo fumare, in silenzio.
-In realtà avevo avuto dei sospetti anche prima di tutto questo, quando ancora vivevi con noi. -continuò Kogoro. -Però non credevo che avrei avuto ragione. Mi hanno confermato tutto gli agenti dell'FBI stasera.
Shinichi abbassò lo sguardo sulle sue mani, che tormentava tenendo i gomiti appoggiati alla ringhiera. Non seppe cosa dire se non: -Mi dispiace di averti usato a tua insaputa.
Kogoro fece spallucce ed espirò del fumo dalla bocca: -Ho avuto il mio momento di gloria senza fare fatica. -tolse un po' di cenere dalla sigaretta e sorrise amaramente. -Che situazione. Era da quando è nata Aika che non fumavo, pensa un po'.
Il detective più giovane sospirò: -È colpa mia. Sono stato incauto. -disse. -Ho abbassato la guardia e...

E poi l'ex detective in trance gli mise una mano sulla spalla, facendogli voltare la testa verso di lui. Lo stava fissando, serio.
-So che non ti aspetterai questa cosa da me, ma non devi sentirti in colpa. -disse. -E poi, Ran non è arrabbiata con te. È solo scossa per quello che è successo.
-Ne sei sicuro?
-Conosco mia figlia. -rispose semplicemente. Gli fece un piccolo sorriso e strinse un pochino la presa sulla sua spalla. Poi finì la sigaretta e la spense nel posacenere sul tavolino del terrazzo.
-Prova a parlarle, appena sarete soli. -consigliò come ultima cosa. -Quando si sarà calmata un pochino, sarà più facile.
Shinichi annuì: -Grazie, zietto.
Kogoro gli fece un cenno con la mano e rientrò nel salotto, lasciandolo solo.

La figlia di Shinichi KudoWhere stories live. Discover now