13.

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-Buoni? -chiese Ran ad Aika.
La bambina, che aveva la bocca piena di riso, annuì energicamente e Shinichi rise, intenerito.
-Vuol dire che siamo stati bravi. -disse allungando un pugno, così che Ran lo facesse scontrare con il proprio. Lo facevano spesso, quando stavano insieme e facevano lavoro di squadra per qualsiasi motivo.
La karateka gli sorrise, battendogli il pugno: -Sono usciti meglio dell'ultima volta, non credi?
-In effetti sì. Sarà che, a forza di prepararli, siamo migliorati. -rispose lui ridendo.
-No, è che l'altra volta il riso era scotto e il pesce bruciato. -lo corresse lei, facendo ridere Aika.
Finirono gli onigiri e Ran prese la torta che lei e Aika avevano acquistato quel pomeriggio. Era una crostata al limone, come piaceva a Shinichi.

-L'ha scelta Aika. -lo informò Ran mentre tagliava una fetta.
-Ottima scelta, piccola detective. -disse l'uomo alla bambina, che arrossì leggermente.
-Mi piace tanto la torta al limone! -esclamò poi.
-Davvero? Anche a me, sai?
Shinichi vide gli occhi della piccola iniziare a brillare e per un attimo rivide Ran quando, sul tetto del municipio ai tempi della prima elementare, l'aveva chiamata per nome invece che per cognome. Venne di nuovo assalito da quel senso di profonda nostalgia che non riusciva a spiegare, ma, d'altronde, ultimamente faceva fatica a spiegarsi tante cose. Tipo quei stramaledetti sogni che faceva di notte, con lui e Ran insieme, per mano, in spiaggia insieme alla piccola Aika che giocava con l'acqua. Oppure gli succedeva di sognare cose che dette ad alta voce gli sarebbero costate un bel calcio dove non batte il sole da parte di Ran e un pugno (se gli andava bene) da parte dello zietto.
Chissà se anche Ran provava lo stesso nei suoi confronti... lui l'amava ancora ed era ormai palese che non avrebbe mai più cambiato idea, ma lei?

Shinichi Kudo si reputava intelligente, ma, a distanza di anni, ancora faticava a capire proprio colei che amava da una vita. Non su ogni cosa, ovviamente. Si conoscevano dall'asilo!
Però c'era sempre quella piccola percentuale di lei che rimaneva avvolta nel mistero per lui.
Forse però lei non lo considerava più in quel senso. Insomma, aveva Aika e non poteva di certo prendere decisioni che l'avrebbero fatta stare male. Aveva appena tre anni e di lì a un mese ne avrebbe compiuti quattro. Troppo piccola per soffrire così tanto. Non aveva mai visto il suo papà, poi!
Per lui non sarebbe stato un problema aiutare Ran con la bambina. Gli piacevano i bambini e Aika gli ricordava molto Ayumi. Piccola e carina, ma allo stesso tempo con un cuore grande e coraggioso.
Si diede uno schiaffo mentalmente. Ma che diamine stava pensando? Non era mica il padre, lui. Aika non lo avrebbe mai considerato tale, nonostante Ran gli avesse detto che si era affezionata a lui.

-Shinichi? Tutto bene? -chiese Ran distogliendolo dai suoi pensieri. -Sei tutto pallido...
-Eh? Ah, sì... stavo solo pensando a una cosa. -rispose lui, vago. Prese la sua fetta di torta e iniziò a mangiarla, gustandosi il sapore di limone.
Quando, una volta terminata la torta, fu il momento del caffè. il telefono di Shinichi prese a squillare. Sul display c'era il nome di Jodie Starling.
Il detective guardò Ran, che lasciò la tazzina sul tavolo.
-Rispondi. Dev'essere qualcosa di importante, no? -disse. Poi si rivolse ad Aika: -Aika-chan, vieni. È ora del bagno.
-Perché? -domandò la bambina inclinando la testa di lato, curiosa.
-È tardi e domani la mamma ha un allenamento di karate importante. -rispose la karateka alzandosi dalla sedia. Sebbene controvoglia, la piccola la seguì, tenendole una mano con la propria.
Shinichi le guardò allontanarsi, poi rispose al cellulare.
-Agente Jodie? Ci sono novità?

Quando Ran tornò, tenendo Aika in braccio, Shinichi aveva appena chiuso la chiamata e osservava il cellulare, incredulo.
-Che succede? -domandò la karateka. Lui si voltò a guardarla e balbettò, emozionato: -Hanno preso due di loro. Li stanno interrogando adesso, ma sono già emerse cose importanti che... -le sorrise. -Manca veramente poco, Ran. È questione di giorni e tutta questa storia finirà.
Lei ricambiò il sorriso e si avvicinò per prendergli una mano.
-È il caso più grande della tua carriera da detective, Shinichi. Sono fiera di te.
Shinichi si alzò dalla sedia e, senza nemmeno pensarci, strinse sia Ran che Aika in un abbraccio.
Ran ricambiò la stretta con il braccio libero, poi, quando si separarono, disse: -So che vorresti festeggiare, ma domani ho un allenamento importante ed è tardi anche per Aika. Se devi andare alla centrale, vai pure.
Invece, Shinichi prese Aika dalle braccia della karateka.
-Non vado. Non senza aiutarti a sistemare. E poi mi hai detto che questa peste vuole sempre sentire una storia prima di dormire, no? Se le va bene, la posso leggere io. -guardò la piccola, che ora indossava il suo pigiamino, e le sorrise. -Posso leggerti una storia, Aika?
La bimba annuì, poi salutò Ran, che le diede un bacio sulla guancia e le augurò la buonanotte.
-Notte notte. -rispose Aika, poi Shinichi la portò nella sua cameretta.

La figlia di Shinichi KudoWhere stories live. Discover now