Insieme

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Bryce cedette il suo posto sulla sedia a Beverly senza neppure fiatare.
La ragazza gli si avvicinò, un pollice premuto sotto l'occhio sinistro mentre ancora tentava di frenare le lacrime.
Gli posò la mano libera sulla spalla.-Tu stai bene, sì?- Domandò, rimanendo ancora in piedi.
Bryce fece un cenno del capo in direzione di Ben.-Tutto merito suo.-
Beverly sorrise, una lacrima scivolò lungo l'angolo destro della sua bocca, e con quelle labbra bagnate scoccò un bacio sulla guancia di Bryce, avvolgendo il braccio attorno al suo collo per stringerlo a sé.
Il ragazzo ricambiò morbidamente la stretta, e lanciò uno sguardo a Ben attraverso i voluminosi capelli rossi della ragazza, quasi colpevole e dispiaciuto.
Covone scosse leggermente il capo, non gli importava. Era contento che Bryce si reggesse sulle proprie gambe, che Beverly gli volesse bene, che fosse sollevata quanto lui.
Non avrebbe mai potuto essere geloso di un sentimento tanto genuino.
-Vi lascio da soli.- Mormorò Bryce a quel punto, distaccandosi delicatamente dalla stretta ma continuando a tenere le mani posate sulle braccia candide di Beverly, che erano ancora più pallide per via dello spavento.-Avete delle cose da dirvi.-
Era stato lui stesso a chiamarla, dopotutto. Bryce si era preoccupato di avvertire tutti i Perdenti, mentre le ferite di Ben venivano medicate. Gli altri erano in dirittura d'arrivo, a casa di Eddie non aveva risposto nessuno e la mamma di Richie aveva detto che era ancora a lavoro. Ben aveva trovato strano che Eddie e Pat non fossero in casa a quell'ora, sperava che non fosse accaduto nulla di spiacevole e che semplicemente, nel sonno, non avessero sentito il telefono, ma adesso niente contava più della radiosa presenza di Beverly in quella stanza.
Bryce si chiuse la porta alle spalle facendogli l'occhiolino, con un sorrisetto sghembo sul volto, e Ben sentì il sangue affluirgli alle guance. Sperò che Beverly non lo vedesse arrossire, adesso che era seduta di fianco a lui, a pochi metri dal suo volto.
La ragazza strinse tra le proprie la sua mano, posata sulle lenzuola.-Riesci a parlare, Ben? Bryce mi ha detto rapidamente quel che è accaduto, e poi i dottori...-
-Ci riesco.- Confermò lui serenamente.-Non è nulla di grave.-
-Come ti senti?-
Ben non rispose immediatamente. Dallo sguardo apprensivo che Beverly gli stava rivolgendo, era chiaro la domanda non fosse rivolta al suo stato di salute apparente, quanto piuttosto alla ferita che aveva riportato nella mente e nel cuore.
Si era spaventato parecchio, non poteva negarlo, e forse per diverse notti avrebbe avuto tremendi incubi: aveva davvero temuto di non farcela, mentre i suoni si facevano ovattati e la vista lo abbandonava. Ora comprendeva come dovessero sentirsi Richie ed Eddie dal giorno in cui la scuola era crollata, quasi travolgendoli tra le macerie e le fiamme, ma entrambi sembravano tenere duro, ed era sicuro di poterci riuscire anche lui.
-Andrà bene.- Le rispose, ruotando la mano sotto la sua per poterle sfiorare il dorso con il pollice.-Si è sistemato tutto per il meglio; quei due sono finalmente stati arrestati, hanno avuto la punizione che meritavano, sia io che Bryce siamo vivi e vegeti...-
-Hai compiuto un gesto straordinario.- Lo interruppe gentilmente Beverly, con gli occhi che scintillavano.
Ben scosse piano il capo.-Penso che chiunque, in una situazione del genere...-
-Non chiunque, Ben.- Ribatté lei, determinata.-E anche se fosse, salvare una vita non è qualcosa da dare per scontato.- Comparve un sorriso sulle sue labbra, ma fu teso, quasi contenesse un ammonimento.-Puoi, per una volta, riconoscere a te stesso che persona fantastica tu sia?-
Ben sbatté un paio di volte le palpebre. Beverly riusciva sempre a coglierlo di sorpresa, gli si parava davanti e diceva cose di quel genere - che gli facevano palpitare il cuore nel petto e credere di essere abbastanza.
Balbettò un "D'accordo" prima di tornare a guardare in basso, verso le loro mani giunte sul materasso di quel piccolo letto.
Era la gioia più grande, per lui, respirare ancora e poter condividere l'aria con quella ragazza. Beverly era una luce dolce e costante nell'oscurità di quegli attimi di paura che ancora gli vibravano attorno, scuotendo il pavimento. Era il suo appiglio in mezzo a quel piccolo terremoto.
-Non so se sia il caso di parlarne, adesso.- La sentì sussurrare ad un certo punto, e si voltò a guardarla, ad osservare la sua fronte corrugata e gli incisivi bianchi e regolari che aveva piantato al centro del labbro, esitante.-Ma mi chiedevo se avessi ricevuto i miei messaggi...- Tacque, senza che Ben avesse detto nulla, senza che avesse mosso anche solo un muscolo per suggerirle che fosse meglio il silenzio, e liberò le loro mani per strofinarsi le tempie. Sorrise in maniera agitata, un nervo guizzò nella sua guancia.-scusami, hai appena rischiato la vita e io tiro in ballo certe sciocchezze...-
L'espressione di Ben s'intenerì.-Non sono sciocchezze, Bev.- Rispose, e la ragazza lasciò ricadere le mani, stupita.-Anzi, ho proprio bisogno di una parvenza di normalità, in questo momento.-
Lo sguardo della giovane si illuminò, mentre si rendeva conto che Ben sapeva quel di cui stava parando.-Allora, li hai ascoltati?-
-Certo che sì.-
-Ma perché non hai risposto?- Beverly quasi si imbronciò, e lui sorrise un po' di rimando, indicando il primo cassetto del piccolo comodino.
-Ti ho risposto, invece.- Disse, mentre la ragazza lo apriva e prendeva tra le mani un pezzo di carta ripiegato e poggiato sul fondo.-Ti ho scritto una lettera.-
Beverly si mise il foglio in grembo senza aprirlo. Ne sfiorò i bordi con gli occhi sgranati, incredula, e Ben vide che il suo petto si sollevava e abbassava in maniera irregolare. C'erano degli schizzi di sangue sulla carta, e il ragazzo sperò che le parole non fossero venute via, ma Beverly non sembrò farci caso. Alzò gli occhi su di lui, luminosi, ardenti di fiducia, e continuando a guardarlo iniziò a spiegare il foglio.
Ben la incitò a leggere con un cenno del mento, anche se una parte di lui stava morendo di imbarazzo. Era sicuro che le sue orecchie fossero diventate rosse, ma l'incertezza sul viso di Beverly gli dava coraggio: erano su quelle montagne russe insieme.
A Beverly si spezzò il respiro mentre osservava le parole nitidamente impresse sulla carta. Avrebbe voluto divorarle, scoprire il contenuto di quella lettera il prima possibile, ma la sua mente placava i desideri frenetici del cuore, sussurrandole che quello era un momento decisivo ed irripetibile.
"Cara Beverly", era l'incipit, e già con quelle due parole la sua anima tirò un sospiro, perché sapeva che per Ben non era solo un modo come un altro per iniziare una lettera - Beverly gli era cara davvero, come l'aria e la luce del sole.
Si schiarì piano la voce prima di proseguire. Anche se non stava leggendo ad alta voce, aveva la gola secca.
"Cara Beverly,
Mi dispiace di non aver risposto immediatamente. Spero tu non abbia interpretato il mio silenzio come ostilità o disinteresse, e se fosse questo il caso, mi assumo le responsabilità della tribolazione che ho causato.
Ho sentito i tuoi messaggi. Più di una volta. Li ho ascoltati e riascoltati per giorni, mentre Bill non c'era, e mi sono affezionato a tal punto al suono della tua voce che mi è quasi dispiaciuto lasciarli lì, incastrati per sempre nel nastro di quel telefono nel Massachusetts.
Così li ho ricopiati a mano su un foglio. Potrà sembrarti ridicolo, forse ti farò pena, ma la verità è che in questi sette giorni ho temuto, ogni minuto di ogni ora, che non ti avrei mai più sentita dire parole del genere, e volevo conservare quel momento per tutta la vita.
Quel che hai detto mi ha destabilizzato. Non mi hai dato certezze o conferme, ma mi hai aiutato a comprendere una cosa: che meriti la più totale sincerità, da parte mia. Sono stanco di tacere, di tenerti nascosto il mio cuore, di rivolgerti sguardi languidi alla stazione sperando che ti rimangano sulla pelle, che ci ripenserai almeno un po'.
Non sono capace di parlare ad alta voce, Bev. Mi tremerebbero le mani, ne verrebbe fuori un gran pasticcio, e voglio che tu abbia più di questo. Più di una dichiarazione fremente e sussurrata. Per questo ti scrivo - e magari sarà l'inchiostro ad essere un po' sbavato, ma le parole saranno chiare.
E' vero che provavi sentimenti per me? Avrei voluto essere in grado di capirlo. Che fossimo entrambi abbastanza sicuri del nostro valore da poter credere che il nostro sentimento fosse ricambiato. Ho trascorso anni a ripetermi che nessuna mi avrebbe mai voluto, che nessuna avrebbe mai perso tanto tempo a cercare un po' di intelligenza e carattere tra queste pieghe di grasso, e forse era giusto così, perché non c'era nient'altro da vedere: negli anni mi sono convinto di essere sproporzionato all'esterno e vuoto all'interno. Insensibile. Vigliacco. Poco interessante.
E tu, Bev? Tu hai creduto che nessuno avrebbe mai strofinato sulla patina di sporcizia di cui le voci maligne ti avevano ricoperta per scoprire l'oro scintillante al di sotto.
Di', non è ironico? Siamo figli della stessa stella. Abbiamo lasciato che le insicurezze ci martirizzassero senza accorgerci che eravamo appesi sulle due facce di una medesima croce.
Non voglio più permettere, al destino o a noi stessi, di tenerci separati. Ti tendo le mani. Mi spoglio, qui e ora, di tutte le mie incertezze.
So cosa hai da offrire, non temere mai che sia altrimenti. Anche se sono stato cieco di fronte ai tuoi sentimenti, conosco il cuore che li contiene, l'anima gentile che li fomenta. Apprezzo di te l'audacia e la dolcezza. Sei bellissima e fiera e bruci, Beverly, come io non ho mai avuto il coraggio di fare. Dal canto mio posso assicurarti placidità e costanza. Tranquillità. Non intendo mostrarmi migliore di quel che sono ai tuoi occhi, ti bastò già una volta quel che vedevi, e spero che basterà ancora.

, Beverly.

Tuo, Ben"

Beverly stava singhiozzando. Il primo istinto era stato quello di portarsi una mano alla bocca per coprire i suoni, ma si era fermata. Voleva che Ben sapesse quanto quella lettera le stesse riempiendo il cuore di gioia, al punto da romperlo.
Era stata amata profondamente - da Bill - ma mai quel sentimento le era calzato addosso in maniera così giusta.
E questo dipendeva dal fatto che l'amore che stava ricevendo derivasse esattamente da dove lei desiderava.
Le lacrime stavano scorrendo liberamente sul suo viso, bollenti come ogni altra parte di lei, e alcune caddero sul foglio che teneva spiegato sulle ginocchia, mescolandosi alle chiazze di sangue.
C'erano tante cose che avrebbe voluto e potuto dire in quel momento, ma riuscì solo a sollevare la lettera davanti a Ben, indicandogli le parole finali con le punte delle dita.-Qui,- Gli disse, a fatica.-cosa c'è scritto, qui?-
Ben si sporse un po' in avanti, quanto la ferita gli consentiva, e notò la macchia di sangue che si era allargata accanto al suo nome, nella conclusione.
Il fiato gli mancava - non si era aspettato una reazione del genere da lei. Era sempre così raccolta, una dote che aveva ereditato dalla convivenza con la rigida zia Amy. Era davvero riuscito a commuoverla? La soddisfazione gli conferì l'intraprendenza necessaria per riempire il vuoto che la chiazza di sangue aveva lasciato.
-Ti amo, Beverly.- Citò, e la guardò dritta in quei suoi occhi azzurri e bagnati, quasi che il mare che c'era dentro si stesse riversando all'esterno.
La ragazza schiuse leggermente le labbra, tornando a fissare la lettera, proprio in quel punto monco di lettere.
Sapeva che i sentimenti di Ben erano intensi, non poteva essere diversamente, dopo tutti quegli anni, ma sentirgli dire che l'amava diede il colpo di grazia al suo cuore. Si sentì esplodere di contentezza e felicità. Fece male, ma persino il dolore era piacevole, se Ben la guardava così.
Il silenzio di Beverly non fu accolto altrettanto positivamente dal ragazzo, in cui l'adrenalina iniziava a scemare e il ripensamento stava prendendo piede.
Ben distolse immediatamente lo sguardo e iniziò a fare una cosa che non avrebbe mai dovuto: parlò.
-So che possono essere parole forti.- Disse, quasi balbettando, proprio come aveva temuto.-Non voglio metterti addosso alcun tipo di pressione, io... desideravo così tanto essere sincero che forse...- Fu messo improvvisamente a tacere dalle labbra di Beverly sulle sue.
Fu un tocco leggero, al punto che, se Ben non avesse avuto gli occhi sgranati a registrare il volto della ragazza così vicino al suo, forse non se ne sarebbe accorto. Lo shock fu tale che non riuscì a muoversi, ad emettere un fiato, e Beverly stava già per allontanarsi, troppo in fretta, troppo presto, prima che avesse modo di godere appieno di quel momento.
Ben sollevò una mano e la infilò tra i ricci che si aggrovigliavano sulla sua nuca, tenendola vicina. Sentì Beverly rilassarsi sotto al suo tocco, benvenuta tra le sue braccia, e la ragazza si appoggiò al suo petto, le dita tiepide premute sul suo collo mentre continuava a baciarlo.
Dietro le palpebre chiuse di Ben il mondo si stava scomponendo in mille pezzi, solo per acquisire la forma ed il sapore delle labbra di Beverly. Non esisteva nient'altro.
Azzardò un tocco piú deciso, sfiorò delicatamente il suo labbro inferiore con la lingua, e la ragazza si aprí totalmente, lasciando che le loro bocche si fondessero. Fu caldo e delicato, i ricci di Beverly avvolti attorno alle dita di Ben, le mani della ragazza che scivolavano piano sul suo petto, al di sopra delle fasciatura.
Bev si scostò appena, senza interrompere il contatto, continuando a sfiorare piano le sue labbra morbide con le proprie mentre mormorava:-Non ho paura dei tuoi sentimenti, Ben. Sei esattamente dove vorrei che tu fossi, e con il tempo ci arriverò anch'io.-
Ben sorrise contro la sua bocca, raccolse il suo viso tra le mani, accarezzando le guance piene e bollenti. Beverly non lo amava, non ancora, ma desiderava farlo, e questo per lui era piú che sufficiente.
-Insieme.- Sussurrò, dandole un altro piccolo bacio.
Beverly ripensò alle parole della sua lettera.
"Non voglio più permettere, al destino o a noi stessi, di tenerci separati."
Non lo voleva neppure lei.
-Insieme.- Ripeté, e lo baciò ancora.



/Spazio autrice/

Questa volta i capitoli pubblicati sono due! Attenzione a non perdere il prossimo, "Argento" ✨❤

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