Contro le aspettative

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Eddie non cambiò idea.
Pensò per tutto il tragitto ad un motivo per cui avrebbe dovuto farlo, e non ne trovò alcuno.
Amava Richie piú di quanto fosse salutare ammettere.
Si sentiva talmente distrutto e spezzato che se qualcuno non l'avesse tenuto insieme sarebbe potuto crollare in pezzi da un momento all'altro, e voleva che fossero le sue mani a farlo.
Voleva che fosse Richie a toccarlo ovunque, ad accoglierlo nel suo abbraccio per arginare quell'instabilità.
Non glielo disse, perché avrebbe rischiato di fargli capire quanto dolore si portasse addosso.
Richie parcheggiò nel solito vicolo, a un isolato di distanza da casa Kaspbrak.
Nonostante l'auto fosse spenta, teneva ancora le mani attorno al volante, strette in maniera convulsa e nervosa, con le vene in rilievo sulla pelle chiara.
Eddie voleva raccogliere anche i suoi, di pezzi. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di annientare la sua sofferenza nella propria, inglobarla nel proprio corpo, come non aveva potuto con lo spacco sulla fronte.
Richie aprí e richiuse la bocca un paio di volte prima di mormorare:-Sei ancora sicuro?-
Non osò guardarlo, gli occhi fissati sul cruscotto, e a Eddie si strinse il petto.
Lui, la boccaccia di Derry, che si vantava di mirabolanti avventure sessuali e scopate senza fine, aveva timore di essere rifiutato dall'unica persona che mai al mondo gli avrebbe negato l'amore.
Il ragazzino gli accarezzò piano i capelli, e lo vide esprirare faticosamente.
-Entrerò dall'ingresso.- Rispose, senza fermare quel gesto che voleva essere di rassicurazione.-Ti farò trovare la finestra aperta.-
Richie finalmente si voltò, luminoso come le stelle, gli occhi scuri che ardevano di gioia, e si chinò a baciarlo con tale trasporto che, se Eddie non l'avesse fermato, avrebbero finito davvero per fare l'amore in macchina.

Prima ancora di entrare in casa, Eddie sapeva che avrebbe trovato sua madre sveglia.
Dal porticato erano udibili le voci della tv, e un fascio di luce blu attraversava le finestre nel punto in cui le tende erano scostate.
Il ragazzino infilò le chiavi nella toppa con dita tremanti, immaginando che sua madre si fosse già voltata al solo suono, pronta a sgridarlo.
Prese un ampio respiro ed entrò.
Sonia era seduta in poltrona, come credeva, ma gli dava le spalle, e sembrava affaccendata in qualcosa che non riuscí a vedere: sentí solo qualche rapido rumore, e il respiro mozzato della donna, come se avesse fretta.
-Tutto bene, Ma'?- Chiese, con gentilezza forzata, perché era piú la curiosità che la preoccupazione a spingerlo a fare una domanda del genere.
Sonia smise di trafficare, ruotò la testa rotonda e affollata di bigodini verso di lui, la luce della tv in faccia.-Dove sei stato fino a quest'ora?-
Un nervo guizzò nella guancia del figlio. Possibile che ancora non volesse accettarlo?
-Da Richie, lo sai.-
-Non voglio piú che tu lo veda, Eddie.-
Il ragazzino si avviò verso le scale, il sangue che ribolliva. Non avrebbe dovuto raccogliere quel guanto di sfida. Avrebbe dovuto ignorarla, e salire in camera a fare l'amore con il suo ragazzo. Ma:-Ripetimelo quando me ne importerà qualcosa.-, rispose, con la rabbia che camminava sotto la sua pelle come un parassita.
Sonia si alzò, muovendosi con una rapidità sconcertante per il suo peso e la sua salute.
Eddie vide con la coda dell'occhio la sua mano che si allungava per afferrarlo, e prima che potesse scansarsi le sue dita gli affondarono nelle guance, costringendolo ad abbassare la testa per incontrare il suo sguardo.
Per alcuni istanti rimasero a fissarsi, Eddie con gli occhi sgranati per l'incredulità, Sonia con disgusto e rimpianto.
Poi l'espressione della donna mutò, i suoi zigomi si gonfiarono a dismisura mentre prendeva annaspanti boccate d'aria.-Che ti é successo alla faccia?- Domandò, agonizzante, dimenticando qualsiasi accusa o rimprovero avesse voluto rivolgergli.
Il naso, pensò Eddie, ricordando l'ematoma ai lati delle narici che aveva visto nello specchio del bagno di Richie, mentre si lavava i denti.
-Mi hanno picchiato.- Rispose con un sogghigno, mentre il labbro inferiore di sua madre iniziava a tremare.-Sei sorpresa? É gente che la pensa come te.-
Continuò a sorridere con perfidia, sentendo di avere il coltello dalla parte del manico.
Il rapporto con sua madre non era divenuto altro che un gioco di potere, ormai, e lui aveva chinato il capo fin troppe volte. Qualsiasi arma avesse avuto a disposizione per ferirla, l'avrebbe usata.
-Io non ti farei mai una cosa del genere.- Replicò Sonia, e la presa sulle guance del figlio s'ingentilí, al punto che Eddie poté strapparsi le sue mani di dosso con uno scatto secco della testa.
-Hai fatto di peggio.- Disse, tornando verso le scale.
Salí i gradini a due a due, aggiungendo ulteriore fatica al suo cuore già palpitante, e quando entrò in camera si chiuse a chiave.
Non si diede tempo di pensare, aprí la finestra sulla parete opposta, lasciando che il freddo della notte lo investisse e attraversasse, infilandosi nella voragine che aveva nel petto.
Voleva solo spegnere il cervello per un po', dimenticarsi di tutto, e chiuse gli occhi mentre la brezza lo sfiorava, accarezzando il viso su cui sentiva ancora la presa dura di Sonia.
Dio, voleva strapparsi la pelle, annientare ogni parte di lui che quella donna aveva toccato, con i gesti e con le parole.
Se solo fosse stato possibile cancellare dalla sua mente e dal suo cuore gli orrori che aveva vissuto...
Due labbra bollenti si posarono improvvisamente sulle sue, piú rapide del vento, e Eddie riaprí gli occhi, incontrando le palpebre chiuse di Richie, accovacciato sul tetto come un gatto.
Gli afferrò le braccia e lo tirò dentro, senza smettere di baciarlo.
Se quello era l'unico modo che aveva per non pensare, per sostituire sulla sua pelle le impronte di dita estranee - di Sonia, di Bowers, di Criss, di Hockstetter, di Molly, di Susie - con quelle della persona che sussurrava parole di conforto al suo cuore, allora l'avrebbe fatto. Avrebbe preso tutto ciò che Richie aveva da offrire, e lasciato andare il resto.
Iniziarono a spogliarsi, gettando i vestiti sul letto e sul tappeto, finché non si ritrovarono nudi, stretti uno all'altro.
Le dita di Eddie percorsero la schiena flessuosa del compagno, danzando sulla curva dei fianchi, sulle vertebre accentuate, sulle scapole sporgenti.
Si aggrappò alle sue spalle mentre veniva depositato sul letto, il corpo di Richie tra le sue gambe, il suo calore in ogni capillare, arteria e vena.
Smisero di baciarsi, riprendendo fiato, gli sguardi incatenati, i petti che si alzavano e abbassavano l'uno contro l'altro.
Eddie sollevò una mano e la posò sulla guancia accaldata di Richie, scrutando nei suoi occhi neri, luccicanti di desiderio e frementi di paura.
Il piú piccolo sentí quel timore riversarglisi addosso: cosa sarebbe successo, di lí ad un istante? L'avrebbero fatto davvero? Sarebbero diventati finalmente uno solo, dopo tutti quegli anni di indecisi sfiori e attese?
-Ci sono dei preservativi sotto al materasso.- Sussurrò, percorrendo il contorno della bocca di Richie con un dito.
Questi emise un basso lamento e si sollevò di malavoglia, sporgendosi dal letto quel tanto che bastava per allungare una mano sotto al materasso ed estrarre a tentoni il pacchetto.
Eddie intanto godette della vista del suo corpo spalmato sul proprio, bianco e sottile, la curva dei suoi reni perfetta da afferrare durante un amplesso.
Non vedeva l'ora di potergli rimettere le mani addosso.
Richie si tirò su, le gambe incrociate sul piumone mentre srotolava un preservativo.
Il ragazzino lo osservò rapito mentre lo infilava - la prossima volta, si disse, gliel'avrebbe messo lui.
Poi Boccaccia lo guardò, l'ombra di un sorriso sulle labbra morbide.
-Girati.- Gli disse, e Eddie ubbidí.

White Lies - ReddieWhere stories live. Discover now