A sangue freddo

1K 97 71
                                    

Il trenta novembre era iniziato in maniera disastrosa, come ogni lunedí che si rispetti.
A metà strada verso scuola, Eddie fu sommerso dal diluvio.
Aveva portato con sé un ombrello, perché pioveva ininterrottamente da due giorni e non voleva farsi trovare impreparato.
Tuttavia, lo scroscio d'acqua fu talmente abbondante da rendere piuttosto inutile l'oggetto: Eddie finí per bagnarsi le gambe dei pantaloni pur di proteggere il contenuto dello zaino.
Entrò nel liceo quasi inciampando tra la calca e scivolando sul pavimento bagnato.
Si avvicinó agli armadietti e lasciò la giacca all'interno del proprio, iniziando a prendere i libri.
Mentre cercava di ricordare che materia avesse alla terza ora, una voce femminile attirò la sua attenzione.
Si voltò, e vide Susie camminare verso di lui, una mano sollevata a mo' di saluto, i capelli biondi arricciati sulle tempie per la pioggia.
-Eddie!- Lo chiamò ancora, avvicinandosi al suo armadietto.- Sono contenta di vederti.- Gli rivolse un sorriso largo e splendente, che fece risaltare la tinta accesa del gloss che aveva applicato sulle labbra.- Come ti senti?- Indicò con un gesto vago il suo volto.
Eddie aggrottò un po' le sopracciglia, a quell'ora della mattina aveva ancora difficoltà a capire cosa gli accadesse attorno e il suo umore, dato il clima piovoso, non era dei migliori. -Sto meglio.- Rispose.
Susie gli prese il mento tra due dita smaltate di verde fosforescente e avvicinò il suo volto al proprio, passando in rassegna i lividi.- Stai guarendo in fretta.- Constatò, continuando a sorridere.
Eddie rimase talmente sconvolto da quella vicinanza improvvisa che non ebbe la prontezza di scansarsi. Stette immobile, gli occhi nocciola della ragazza puntati nei suoi.- Mia zia.- Le disse, senza neppure sbattere le ciglia.- Ha un unguento che fa miracoli.-
Susie lo lasciò andare e infilò le mani in tasca. Eddie ebbe modo di raddrizzarsi e di accorgersi quanto fosse minuta rispetto a lui. Forse poco più alta del metro e sessanta.
-Sei fortunato.- Replicò lei, dondolandosi sui piedi.- I lividi sul viso di Nick duravano settimane.-
-E Nick sarebbe?-
La ragazza sollevò istantaneamente le sopracciglia.- Il mio ex ragazzo. Gioca nella squadra di football della scuola.- Nel vedere l'espressione spaesata di Eddie, corrugò la fronte.- Non lo conosci? Eravamo la coppia più in vista del liceo.-
Lui si strinse nelle spalle e si voltò nuovamente verso l'armadietto, recuperando altri libri e quaderni.- Non ho mai dato molto peso a queste cose.-
-Sei una persona riservata?-
-Sì.- Rispose Eddie, poi si grattò la nuca, pensieroso.- Non che questa scuola abbia mai collaborato alla mia integrazione, o a quella degli altri.- Ammise, dandosi dello sciocco subito dopo. Perché stava parlando a Susie di una cosa del genere? Non la conosceva neppure.
-Con altri intendi i tuoi amici? Com'è che vi fate chiamare? I "Perdenti"?-
Eddie chiuse l'armadietto e recuperò l'ombrello fradicio che aveva abbandonato sul pavimento.
-Sì. Sì, è quello il nostro nome.-
-E' strano. A me sembrate dei tipi a posto.- Asserì Susie, e la sua sincerità colpì Eddie per l'ennesima volta.
Che ragazza particolare.
-E' curioso che tu lo dica, visto che il nostro incontro ufficiale è stato nel cortile della scuola mentre ero svenuto e coperto di sangue.-
-Il motivo per cui eri ridotto così, però, non è da perdenti.- Ribatté la ragazza, facendogli l'occhiolino.- E' stato molto coraggioso quello che hai fatto per Richie.-
Eddie si ritrovò a sorridere senza neppure rendersene conto, un guizzo irresistibile nei muscoli del volto.
La campanella della prima ora suonò, interrompendo la loro conversazione.
Il ragazzino ne fu quasi dispiaciuto.
Indicò con un cenno il corridoio.- Sarà meglio andare.- Disse, iniziando ad arretrare verso le aule.
Susie lo salutò con un sorriso.- Ci vediamo a lezione di biologia.-

-D'accordo, ragazzi. Come vedete, avete tutti davanti una rana. Abbiamo appreso nelle lezioni precedenti che...-
La voce della professoressa di biologia era solo un inutile sottofondo nella testa di Richie, troppo concentrato a guardare Susie Gorman e Eddie che, nel banco accanto al suo, si scambiavano di tanto in tanto una parola all'orecchio mentre prendevano appunti.
Erano troppo vicini per i suoi gusti.
Sapeva di aver praticamente spinto Susie tra le braccia dell'amico, con tutte le lodi che le aveva tessuto su di lui mentre era svenuto, ma, dannazione, Eddie gli aveva appena salvato il culo, non accennava a svegliarsi e lui era talmente agitato da straparlare. Susie non avrebbe dovuto neppure starlo a sentire. Non era forse una delle tante sciocche viziate che guardavano quelli come lui - sfacciati e disgraziati - dall'alto dei loro nasini a punta? Che gliene fregava delle gesta eroiche di Eddie?
-Rich.- Stan gli tirò un lembo del camice da laboratorio con insistenza.- Rich, credo che la nostra rana si sia mossa.-
Richie spostò lo sguardo dall'anfibio all'espressione disgustata dell'ebreo.- E' fottutamente morta, Stan. Non può muoversi.-
-Ti dico che l'ho vista.- Insistette l'altro, e con una bacchetta di vetro toccò una piccola zampa mucosa, in attesa di una reazione.
La ranocchia rimase immobile, stesa a pancia in su sul banco.
-Che schifo.- Squittì Stan, quasi lanciando via la bacchetta.
In un'altra situazione Richie si sarebbe fatto una risata, ma era troppo distratto da Eddie, seduto accanto alla finestra. Il suo profilo era in controluce, i capelli castani circondati da un'aureola aranciata. Avrebbe potuto guardarlo per ore, se solo la testa di Susie non si fosse messa di mezzo all'improvviso mentre la ragazza si chinava a prendere altri appunti.
Tornò a concentrarsi sulla scena che si stava svolgendo davanti a lui; la professoressa aveva iniziato a tracciare linee sul corpo della ranocchia disegnata alla lavagna.- Ora, con molta attenzione, prendete il bisturi e incidete delicatamente il torace...-
Stan prese l'attrezzo con riluttanza, le dita inguantate che tremavano.
Richie si accigliò.- Vuoi che lo faccia io?-
-No, no.- L'altro prese un profondo respiro e posò la lama sulla gola della rana, praticando un'incisione orizzontale.- Oh, Dio santo, com'è gommosa.- Bisbigliò, la voce acuta per la repulsione. Dovette ripassare sullo stesso punto più volte, perché la pelle della rana era viscida e la lama quasi ci scivolava sopra.
-Fai provare.- Richie gli fece cenno di passargli il bisturi e tagliò con entusiasmo la zona tra le zampe posteriori.
-Sii più delicato.- Lo ammonì Stan.- Rischi di rovinare qualche organo.-
L'amico iniziò ad incidere il centro del petto con un movimento verticale.
-Ma è Susie Gorman quella accanto a Eddie?-
A Richie quasi sfuggì il bisturi di mano. Alzò gli occhi su Stan, che aveva aggrottato le sopracciglia, perplesso.- Sì, è lei.-
-Che cazzo ci fa seduta vicino a lui? Non era nel gruppo degli inavvicinabili?-
Boccaccia gli spiegò brevemente la situazione mentre completava il taglio sull'addome della ranocchia. Aprì con due mani i lembi di pelle che aveva separato, lasciando esposta la cavità toracica e gli organi che vi erano contenuti.
Stan arricciò il naso e si voltò dall'altra parte.- Cristo.-
Richie annuì, assorto.-Lo so, è una storia incredibile.-
-No, coglione. Cristo la rana.-
L'altro gli puntò addosso due occhi piccoli e indispettiti.- Hai ascoltato una sola parola di quel che ho detto?-
Stan ricambiò la sua occhiata truce.- Certo, e sono contento per Eddie. Susie sembra una brava ragazza.-
A Richie sarebbe piaciuto poter dire il contrario ma, siccome non era quello il caso, tacque.

Al tavolo della mensa attorno a cui erano seduti i Perdenti non si parlò d'altro che della dissezione della rana, tanto che Stan, ad un certo punto, gridò a tutti di fare silenzio, perché ad un'altra parola su quanto era molliccio il fegato dell'anfibio, avrebbe vomitato il pranzo.
Scoppiarono tutti a ridere, e poi, improvvisamente, i Perdenti tacquero e l'ilarità scomparve dal loro volto. Solo Eddie continuò a ridacchiare, scuotendo piano il capo. Accortosi del silenzio, sollevò gli occhi sui suoi amici, e vide che fissavano tutti nella stessa direzione.
Seguendo la traiettoria dei loro sguardi, si ritrovò sotto al naso la figura di Susie, che si era fermata davanti a lui con un vassoio in mano.
-Ciao.- Salutò, senza ottenere risposta dai Perdenti, che continuavano a guardarla come se fosse stata una delle ranocchie del laboratorio che aveva ripreso vita.- Posso sedermi qui?-
Eddie fu il primo ad uscire dalla trance.- Certo, certo.- Farfugliò, indicandole il posto a capotavola, vicino al suo.
Susie sedette continuando a sorridere, e posò il vassoio sul tavolo.
Gli occhi dei Perdenti furono improvvisamente calamitati dal suo contenuto, come se quella ragazza fosse stata una creatura extraterrestre che non si nutriva di alimenti umani.
La cotoletta che aveva nel piatto dovette deluderli, perché tornarono immediatamente a concentrarsi sul proprio pranzo, seppur con le orecchie tese ad ascoltare tutto ciò che lei e Eddie si dicevano.
-Sei riuscito a prendere tutti gli appunti?- Gli chiese la ragazza, tagliando la carne.
Eddie scosse piano il capo.- Quando è suonata la campanella sono dovuto scappare a storia. Ha continuato a spiegare per molto?-
-Circa un quarto d'ora.- Rispose Susie, ingoiando il primo boccone.- Per fortuna io sono rimasta. Almeno la nostra relazione non sarà incompleta.-
Il ragazzino annuì.- A proposito, come ci organizziamo? Vuoi che venga a casa tua?-
A Richie si contorsero le budella.
Ecco, pensò. Così è sicuro che faranno sesso.
-Per me va bene.- Replicò Susie, facendo una pausa per bere.- Domani alle cinque?-
-Perfetto.- Rispose Eddie, con un sorriso che fece venire voglia a Richie di morire lì, in quel preciso istante, seduto al tavolo della mensa, con il succo di frutta che gli colava dalla bocca.
Anche gli altri stavano osservando con curiosità l'interazione tra quei due, e sembravano piuttosto sorridenti. Come Stan aveva detto durante l'ora di biologia, erano felici per Eddie.
Perché proprio lui che lo amava non riusciva ad esserlo?
Era gelosia quella stretta al petto che accusava? Quel freddo intenso che gli stava ghiacciando il sangue?
Addentò bruscamente la mela, immaginando che fosse la testa di Susie.
Qualsiasi cosa fosse quel dolore gelido che avvertiva, era un'altra delle emozioni che avrebbe dovuto imbottigliare assieme a quelle che già lo tormentavano, e qualcosa gli disse che avrebbe fatto meglio ad abituarcisi, perché quella sensazione sì, che avrebbe potuto far scoppiare tutto.

White Lies - ReddieWhere stories live. Discover now