Rampicante

663 46 41
                                    

Rebecca non aveva idea delle tensioni che smuovevano l'animo dei Perdenti - dell'incertezza di Stan, della vergogna di Susie, del dolore di Eddie, Richie, Ben e Bill.
Sapeva solo che, dopo aver ottenuto da Beverly una parte delle sicurezze che cercava, stava vivendo il compleanno migliore della sua vita.
Era seduta sul divano, una gigantesca torta al cacao e pistacchio davanti a lei, sul tavolino da caffè.
Negli sbuffi di crema al cioccolato erano piantate diciotto candeline colorate, che Beverly stava accendendo una ad una con un fiammifero.
Rebecca scostò i ricci neri dal volto e fissò il guizzo flebile e aranciato delle fiamme per alcuni istanti, chiedendosi che desiderio avrebbe potuto esprimere.
Era sempre stata concreta, da bambina prima, da ragazza poi.
Non le importava di cose materiali, di ricevere vestiti griffati o collane di diamanti o pony, per quanto la sua famiglia potesse permettersi di accontentarla.
Ogni anno, la sua richiesta era stata "Fa' che il prossimo compleanno sia migliore".
E, dopo centocinquantatrè candeline, era stata esaudita - in realtà, le era stato dato anche più di quanto avesse chiesto: degli amici.
Sollevò gli occhi dalla torta, soffermandoli sui loro volti entusiasti. Stavano intonando una canzoncina di compleanno, anche abbastanza stonata, e Rebecca avrebbe comunque voluto fosse la colonna sonora della sua vita. Le persone che amava che cantavano per lei. Che gioivano con lei di un momento così importante.
Bill era l'unico a mormorare le parole tra sè, guardandosi la punta delle scarpe.
Rebecca non era sicura che stesse così male a causa sua - che fosse successo qualcosa mentre era via con Susie e Beverly? - ma in quel momento seppe cosa desiderare.
Non voleva che l'amasse - no.
Sarebbe stato infantile e, casomai il desiderio si fosse avverato, sarebbe stato per fortuna o per le candeline?
Rebecca voleva solo che fosse felice. Che riuscisse finalmente a scegliere tra lei e Beverly, e non per se stessa, ma perché il dubbio smettesse di divorarlo.
Soffiò, e si levò una piccola nuvola di fumo, che per poco coprì il volto degli invitati. 
Quando si fu dissolta, Rebecca vide Richie tuffarsi a capofitto sulla torta, coltello e spatola in mano. Gli diede uno schiaffetto sul braccio.
-Dovrei tagliarla io, razza di ingordo.- Lo rimbeccò, sorridendo.
Poi, notando che l'attenzione di tutti era ormai calamitata dal dolce, prese un calice di prosecco e ci picchiettò su con una forchetta, salendo in piedi sul divano.
-Ho un discorso da fare!- Annunciò, e gli amici, seppur con la bava alla bocca, rimasero fermi a sentire.
Solo Richie le tirò addosso un tovagliolo appallottolato, rifiutandosi di rimanere lontano dalla torta ancora a lungo.
Rebecca rise - non lo faceva tanto spesso, vero?
La sè del passato l'avrebbe sgridato. Ma quella ragazza non esisteva più.
-Un anno fa, non avrei immaginato di essere qui.- Esordí, gli occhi dei presenti puntati addosso come quando aveva preso parola ai Barren, la notte del Ringraziamento. Ma ora gli sguardi non la intimorivano - erano carichi di stima e affetto, e lei li ricambiò con dolcezza.-Insieme a voi, in una stanza cosí affollata di persone che mi vogliono bene. Siete cosí tanti che non vi si può contare sulle punte delle dita, e per anni, se mi guardavo attorno, mi sono ritrovata con i palmi chiusi.- Sollevò il calice, le gambe che iniziavano a tremare in bilico sui cuscini del divano.-Grazie di avermi resa una persona migliore, di avermi messo davanti uno specchio in cui poter vedere quel che sono davvero, quanto amore posso dare e quanto posso riceverne in cambio. Questo é per voi.- Tracannò d'un fiato il prosecco, e attorno a lei proruppe uno scroscio di applausi.
Non voleva piangere, ma quando apriva il suo cuore si aprivano anche i rubinetti, e la vista le si appannò al punto che Richie dovette aiutarla a scendere dal divano.
Il giovane non la lasciò andare, la strinse forte a sé, contro il petto esile, e Rebecca trovò confortante e familiare il battito del suo cuore, la lana leggera del maglione.
Richie le posò un bacio tra i ricci scuri.-Non avevo mai visto piangere un istrice.- La prese in giro, facendola arrossire.
Rebecca gli pizzicò il braccio.-Non lo sono piú.-
Lui dissentí con l'intero volto.-Nah.- Ribatté, stringendola piú forte.-Per me resterai sempre la pungente Rebecca.-
La ragazza non rispose, qualsiasi altra parola tra loro sarebbe stata superflua.
Richie sapeva bene quanto fosse cambiata - quanto si fosse rammollita, per dirlo a suo modo - e che avrebbe ancora potuto farlo a fettine, nonostante tutto.
E Rebecca sapeva di volergli bene come mai prima di allora, e che era grata degli errori passati che l'avevano condotto sulla sua strada.
Eddie sapeva che vederli cosí stretti l'uno all'altra gli stava dando la nausea.
Per un istante - un inglorioso, tormentato istante - gli tornò in mente di come Richie avesse mentito a proposito della loro relazione, di come avesse sofferto a vederli insieme il giorno dopo il loro bacio per poi scoprire che si era trattato di dolore inutile.
Era tutto dolore inutile con Richie? Avrebbe dovuto lasciarlo perdere per sempre?
Boccaccia sollevò il volto, le mani ancora sulla schiena di Rebecca, e gli occhi dei due ragazzi si incontrarono - si scontrarono, aprendo ferite gli uni nelle iridi degli altri, come lame.
Eddie gli si avvicinò.
Voleva che Richie sapesse. Che si assumesse le responsabilità di ciò che gli aveva tenuto nascosto.
Anche a Rebecca era stato detto del college? Anche lei aveva deciso di non parlargliene, come gli altri Perdenti?
Non riuscí a trattenersi dal rivolgerle un'occhiataccia, e lei per tutta risposta si accigliò.
La mano di Richie sulla sua schiena si aggrappò alla stoffa.
Eddie sollevò il mento, fissandolo.-Posso parlarti?- Chiese, senza gentilezza. Indicò Rebecca.-In privato.-
Era una scena fin troppo familiare, quella di lui che si frapponeva fra Richie e Rebecca. Di Rebecca tra loro, piantata come irremovibile ed insormontabile edera.
Davanti al palco, la notte del concerto. In mensa, il giorno della confessione.
Durante le settimane precedenti, quando lo trascinava via per portarlo a fumare e Eddie credeva pomiciassero chissà dove.
Richie si stava di nuovo consolando con lei, adesso che si erano lasciati?
Forse non lo amava cosí tanto come diceva. Forse cercava solo qualcuno con cui condividere le sue menzogne - e Rebecca era dietro ogni bugia che raccontava, dietro ogni cosa che nascondeva.
Richie si distaccò da lei con riluttanza, le dita avvinghiate alla felpa fino all'ultimo secondo.
Seguí Eddie in silenzio verso la cucina, dove il ragazzino si chiuse bruscamente la porta scorrevole alle spalle. Dal salotto provenivano ancora i rumori ovattati della festa, I have nothing della Houston in sottofondo.
-Che ho fatto stavolta?- Chiese Richie immediatamente, le braccia incrociate per proteggersi dallo sguardo velenoso di Eddie.
-Hai la coda di paglia, Rich?-
-No.- Il giovane si irrigidí.-Il tuo viso parla chiaro.-
Eddie decise che era inutile cimentarsi in preamboli e domande retoriche.
-Te la scopi, vero?- Proruppe, aspro e arido, anche se non era ciò che avrebbe voluto dire. Sapeva di essere stato maligno, non fu stupito dello shock negli occhi di Richie.
-Chi?- Domandò l'altro, pur avendo capito perfettamente ma non volendo credere alle proprie orecchie.
Eddie avrebbe dovuto scusarsi, dirgli di dimenticare tutto e andarsene dignitosamente. Invece insistette.
-Rebecca.-
Boccaccia si mise le mani nei capelli.-Dio, sei impazzito?-
-Non lo so, cazzo!- Eddie batté violentemente un palmo sul tavolo al centro della stanza, e Richie sussultò.-Ho visto il modo in cui la guardavi, in cui la stringevi...-
-Sí, come tutti i giorni da quando é entrata nella mia vita!- Il ragazzo aveva ancora gli occhi sgranati, in lui si insinuò il pensiero di aver mangiato qualcosa di talmente avariato da fargli avere allucinazioni.-Non sei mai stato geloso di lei quando io e te stavamo insieme, quando avresti potuto. Perché adesso?- Osò muoversi verso Eddie, il cuore che batteva forte nel petto, nelle orecchie la voce di Cynthia che gli diceva che non era piú innamorato di lui. L'aveva raggirato?
Ma c'era una domanda piú importante, che premeva dolorosamente sul fondo delle viscere.-Credi che voglia farti del male, Eddie?- Lo guardò, cercando una risposta nei suoi occhi. Ma il ragazzino rimase impassibile.-Credi che dopo il casino che ho combinato, abbia il coraggio di giocare a farti ingelosire?- Aggiunse, la voce un po' piú roca, alta, spezzata.-Credi che non mi sia reso conto di ciò che ho perso?-
Eddie non ebbe il tempo di metabolizzare quelle parole piene di disperazione. La rabbia prese ancora il sopravvento.
-Allora perché?- Urlò, serrando i pungi lungo i fianchi.-Se sei cosí pentito di quel che hai fatto, perché continui a mentirmi? E perché chiedi agli altri di coprire le tue bugie?-
-Ma di che accidenti parli?-
-Del fatto che andrai al college!- Richie tacque, un po' stupito, un po' colpevole, e Eddie rincarò la dose.-Perché non mi hai detto niente?-
Boccaccia lasciò andare un lungo sospiro, esacerbando l'impazienza dell'altro, che serrò ancor di piú le mani.
-Come avrei dovuto farlo, Eddie?- Rispose, appoggiandosi al piano cottura come se fosse sfinito, gli occhi neri e grandi puntati su di lui, pregni d'accusa.-Non ci parliamo da settimane. Da un giorno all'altro avrei dovuto avvicinarmi e darti la notizia, dal nulla? Per sentirmi rispondere cosa, poi? Che non te ne può importare di meno?-
-Che mi importi o no avresti dovuto lasciarlo decidere a me.- Scattò il ragazzino, avvicinandosi di colpo. Sollevò il viso e resse il suo sguardo cupo.-Invece fai sempre tutto di testa tua.-
Richie avrebbe potuto essere ferito da quelle parole, se fosse stata la prima volta che Eddie - o chiunque altro - gliele rivolgeva.
Ma la scorza sul suo cuore era piú che dura, e finí per concentrarsi su tutt'altro.
-Quindi adesso ce l'hai anche con i Perdenti.- Disse, atono.
Eddie contrasse furiosamente la mandibola.-Certo che ce l'ho anche con loro!-
-Per questo hai detto quelle cose su Rebecca?- Richie si allontanò dal piano cottura contro cui Eddie lo stava bloccando e si fermò al centro della stanza, le mani in tasca.-Credi che sia tutta una grande congiura, vero? Che ci stiamo divertendo alle tue spalle.-
Il ragazzino tacque.
Non riusciva a raccogliere abbastanza aria nei polmoni, si sentiva come se avesse corso per ore, giorni, settimane.
Come se non trovasse riposo da Princeton.
E non seppe cosa ribattere, perché Richie aveva ragione. Sentiva la schiena dolorante di coltellate, il sangue che gli inzuppava la pelle fin dentro l'anima.
E la cosa che gli faceva piú male di tutte era l'indifferenza negli occhi di Richie. Lui non capiva, non era forse cosí?
-Non so piú cosa fare con te, Eddie.- Richie abbassò gli occhi verso il pavimento, e il ragazzino si morse una guancia.
Lo vedi il sangue, Rich? Vedi come scorre tra le mattonelle, fino ai tuoi piedi?
-É vero, non te ne ho parlato subito.- Proseguí il ragazzo, senza rispondere alla sua domanda silenziosa, e Eddie ne fu quasi deluso.-L'ho detto prima a Rebecca, e poi lei deve averlo detto a Beverly, e Beverly a Bill, e sai anche tu come vanno queste cose...- Scosse il capo, una smorfia rassegnata sulle labbra.-ma l'avresti saputo anche tu, certo che l'avresti saputo. Magari entro la fine di questa settimana, appena avessi racimolato il coraggio necessario per parlarti. E se gli altri te l'hanno tenuto nascosto é stato solo perché non volevano rivelartelo al posto mio.- Risollevò lo sguardo su di lui, e mai come allora Eddie si sentí pietrificato da quegli occhi di carbone.-Ma tu ormai vedi il marcio in tutto. Pensi che chi ti circonda voglia solo farti del male, non ti fidi neppure piú degli amici, quando tu sei stato il primo a mentire senza mai volontà di ferire.-
Eddie continuò a non ricordare bene come si facesse a respirare.
C'era Susie davanti a lui, la notte di Capodanno, con il volto stravolto dalle lacrime. Richie nello sgabuzzino che gli urlava addosso dopo averlo sentito raccontare la verità sul suo asma a Stan.
C'erano tutte le fandonie che aveva raccontato a sua madre e quelle che aveva raccontato a Richie su sua madre pochi mesi prima della sua morte.
-Non cercare di gettare la colpa su di me, adesso...- Mormorò, puntandogli un dito tremante contro.
-Non lo sto facendo. Per una volta sto dicendo la verità, Eddie, e anche se ti é scomoda non me ne pento.-
Eddie schiuse le labbra, ma fu solo per far entrare aria nei polmoni congelati.
-E visto che siamo in tema di sincerità, sono stato dalla dottoressa Ewen prima di venire alla festa.-
Il ghiaccio nel petto del ragazzino si sciolse all'istante, vessato da una violenta fiamma.-Tu cosa?-
Come osava fargli una predica sul tradimento per poi confessare di aver agito di nuovo alle sue spalle?
Anche Richie si irrigidí, perdendo la precedente inespressività.-Avevo bisogno di aiuto, Eddie! Volevo capire come starti accanto nel modo giusto, e lei é l'unica persona con cui ti confidi, ormai.-
-Cristo, Richie!- Eddie colpí di nuovo il tavolo, con forza tale che il rumore rimbombò per la stanza.-Come ti é saltato in mente? E soprattutto, ti ha sfiorato per un istante l'idea che avresti potuto chiedere a me cosa fare?-
-E non ci ho forse già provato?- Boccaccia gli si riavvicinò, e il primo istinto fu quello di afferrarlo e scuoterlo, ma non mosse un dito.-Non ti ho chiesto scusa in mille modi, non sono tornato in ginocchio? Quando ho provato a parlarti tu mi hai sbattuto la porta in faccia!-
-Non saresti comunque dovuto andare da lei!-
Richie perse la pazienza.-Non é la tua confidente personale! É una fottuta psicologa, se mi va di parlarle io le parlo!-
Eddie voltò il capo di scatto, gli occhi al cielo.-Che risposta matura!-
-Cosa cazzo vuoi che ti dica?- Il ragazzo sollevò le braccia.-Non mi hai lasciato altra scelta.-
-Di nuovo, la colpa é mia.-
Richie avrebbe potuto rispondergli in tanti modi. Che ci aveva preso gusto a fare la vittima. Che all'inizio aveva ragione di tutto - di odiarlo, di essere arrabbiato - ma adesso stava superando ogni limite.
Ma sulle sue labbra si formarono le parole di Cynthia, che solo in quel momento gli parvero essere vere e giuste.
-Dobbiamo stare lontani, Eddie.-
Il ragazzino tornò a guardarlo, lentamente. Come se quell'ultima frase l'avesse lasciato paralizzato.
-Eh?- Rispose, con un filo di voce.
Richie vide il dolore nei suoi occhi e riconobbe lo stesso che doveva esserci nei propri, ma non ritrattò.-É evidente ormai che non riusciamo a condividere lo stesso spazio senza farci del male. Ogni parola che esce dalla tua bocca mi spezza il cuore.-
Eddie aveva avuto modo, fino a quell'istante, di fare il bello ed il cattivo tempo. Di promettere a Richie un perdono che non c'era stato. Di stabilire se ci fosse tra loro ancora qualcosa da recuperare, se potessero essere amici, tornare insieme, o non vedersi mai piú.
E si era quasi crogiolato in quella consapevolezza, con Richie che pendeva dalle sue labbra.
Avrebbe potuto riprenderselo in qualsiasi istante, se l'avesse desiderato.
Ma adesso che era lui a chiudere quella porta rimasta dischiusa, Eddie vedeva sparire la luce e ogni traccia di speranza. All'improvviso tutto gli scivolava dalle mani e il ragazzo era distante anni luce, irrecuperabile, e faceva tutto un po' piú male.
Si mosse verso di lui, una mano protesa per afferrarlo, e Richie si ritrasse con un'ombra negli occhi che Eddie riconobbe con orrore - paura.
Richie aveva paura di lui?
La mano del ragazzino ricadde, e gli sembrò che tutto il corpo sprofondasse con essa.
Richie stava immobile ora, il pomo d'Adamo che vibrava mentre deglutiva a fatica.
-Pensavi che volessi colpirti?- Fu tutto ciò che Eddie disse, le labbra che tremavano.-Dio, Rich, pensavi che...-
-Non lo so.- Rispose bruscamente l'altro, ma senza rabbia.
Eddie si coprí il volto con le mani.-Siamo arrivati a questo?-
Richie sentí le lacrime premere per uscire, e davanti a Eddie non aveva mai provato la necessità di trattenerle, ma stavolta era diverso. Perché non era piú il suo Eddie quello che aveva davanti.
Eppure il ragazzino era cosí fragile, in quel momento, che sarebbe bastato un abbraccio per risolvere tutto. Adesso che avevano entrambi il cuore spaccato e aperto.
Ma nessuno dei due ebbe il coraggio di muoversi.
Si lasciarono scivolare lungo le pareti della cucina, uno di fronte all'altro, e rimasero a guardarsi in silenzio finché Mike non bussò, dicendo che era ora di tornare a casa.

White Lies - ReddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora