Il romanzo

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Rebecca avrebbe dovuto dormire. Erano le sette di domenica mattina quando rientrò silenziosamente in casa, togliendosi le scarpe per attutire i passi: sua madre non avrebbe sopportato di essere svegliata dal suo sonno di bellezza.
Le sarebbe piaciuto avere dei genitori che l'attendessero svegli, che si preoccupassero di accompagnarla in ospedale quando un suo amico veniva sparato - era stato Mike a darle un passaggio.
Era certa che anche Bill non avrebbe trovato nessuno a pisolare sul divano per vederlo tornare, era probabile che anche lui stesse salendo i gradini del piano di sopra con le scarpe in mano, attento a non far scricchiolare il legno, per non disturbare Georgie.
Entrata in camera abbandonò le sneakers sul tappeto e si infilò sotto le coperte. Il pessimo caffè che aveva bevuto non sembrava esser stato molto efficace, non poteva fare a meno di sbattere le palpebre per quanto gli occhi bruciavano di sonno.
Li chiuse, anche se le riusciva di percepire i sottili fasci luminosi che si stavano propagando nella stanza attraverso le veneziane non totalmente tirate.
Non era mai stato un problema, a Rebecca piacevano gli ambienti vividi e chiari; lasciava sempre di proposito le tapparelle un po' alzate, perché il sole appena sorto filtrasse e la luna la cullasse nei sogni. Era altro a tenerla sveglia.
Lo sguardo azzurro e titubante di Bill era incollato nel suo cranio, la luce bianca del sole era blu dietro le sue palpebre, e il cuore le martellava nel petto al ritmo di "Becca, Becca, Becca".
Cosa c'era di così importante in quel romanzo? Durante il viaggio di ritorno sul pick-up di Mike era stata distratta; Susie le aveva raccontato del discorso con Stan e lei aveva fatto di tutto per rassicurarla, mettendo a tacere tutto il resto, ma adesso non c'era nessuno con cui potesse parlare per non pensare.
Si sporse dalla sponda del letto e afferrò il plico ancora sigillato sulla scrivania. Gli avrebbe dato solo un'occhiata.
Il romanzo di Bill meritava una lettura molto più attenta di quella che avrebbe potuto dargli a quell'ora e con quella stanchezza, per cui si costrinse a sfogliare rapidamente le pagine in cerca del punto cui era arrivata l'ultima volta che il ragazzo le aveva inviato qualcosa.
Era solo curiosa di sapere quel che sarebbe accaduto - Trevor, il protagonista, aveva avuto un faccia a faccia con un fantasma, e pareva aver riconosciuto un caro perduto, ma Bill non aveva proseguito oltre e non aveva neppure risposto alle sue domande.
Era divertente, per loro, sedersi di fronte ad un frullato e parlare dei personaggi che vivevano nella testa di Bill: non c'era solo Trevor, ma tutta una moltitudine di persone, folle di giovani donne in carriera e veterani, un dalmata, cavalli da corsa con nomi buffi, eserciti di soldatini parlanti, spiriti maligni chiusi in barattoli di marmellata, un marinaio dal cuore spezzato.
Un pezzo in più delle sue storie era un pezzo in più di Bill; Rebecca lo stava componendo da mesi come un puzzle e, suo malgrado, più scopriva più si innamorava.
Continuò a cercare, ignorando la sensazione di non conoscere affatto le scene che stava leggiucchiando: forse la memoria la stava tradendo. Eppure non riuscì a trovare il punto in cui si era interrotta. Giunse all'ultima pagina e si rifiutò di leggerla, non voleva rovinarsi il finale.
Richiuse il manoscritto e lo appoggiò sul materasso di fronte a sé, le sopracciglia aggrottate.
Anche l'incipit le sembrava diverso da quello che aveva letto precedentemente.
Anzitutto, la storia sembrava essere ambientata negli anni Sessanta. Trevor non era più un giovane ventenne, pallido e pauroso, ma un uomo di almeno trent'anni, ed era sposato?
Rebecca riprese a sfogliare, realizzando ad ogni parola che la storia proseguiva su tutt'altra strada rispetto a quella che si era abituata a percorrere revisionando i manoscritti di Bill.
Avrebbe potuto accendere il portatile e mettere a confronto quel che aveva tra le mani con uno qualsiasi dei documenti che il ragazzo le aveva mandato per email, ma era sicura di non sbagliarsi: Bill aveva cambiato tutto.
Perché? Dov'era finita la casa abbandonata? Gli inquietanti spettri, la fuga, il terrore, la solitudine?
Non sapeva se fosse una buona idea iniziare daccapo la lettura in quel preciso istante. Dopotutto, erano duecento pagine di mistero e novità. Ma senza neppure accorgersene aveva già iniziato a scorrere le frasi con occhi non più stanchi, il cui il torpore era stato sostituito da una violenta adrenalina.

White Lies - ReddieDonde viven las historias. Descúbrelo ahora