Capitolo 8

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Daniel pov's

A casa di mia sorella c'era un trambusto, amiche e amici suoi urlavano come ubriachi e magari lo erano anche.
Mi tengo la testa fra le mani con un forte malditesta.
Non vedo l'ora di uscire da questa casa, vorrei vedere Cristine ed abbracciarla forte.
Ho dovuto sopportare quel gruppo ben 4 ore intere in totale.
Ora è notte e mi sto dirigendo verso la via di casa. Riesco a scorgere una figura nell'oscurità della notte e riconosco perfettamente. Christophe.
Lo guardo silenzioso, nascosto dal suo sguardo.
Sembra avere una cosa tagliente tra le mani..
COSA?! Una lametta...
Corsi subito verso di lui, senza pensarci due volte, incurante di veder presto una sua reazione negativa o brusca.
<< che cazzo fai! Butta quella cazzo di lametta!>> la mia voglia di urlare era tanta, la paura si stava impossessando di me e neanche sapevo la causa. Uscii solo un sussurro strozzato dalla paura.
Lui, invece, urlò. Da immaginarselo.
<< MA CHE CAZZO!! Perché ti incontro sempre, una vera e propria ossessione! Cazzo mollami stupido! >> mi spinge con una forza incredibile e cado a terra sbattendo forte la schiena e il sedere al suolo.
<< io...cazzo..cercavo di aiutarti. >>
Dopo le mie parole urló ancora guardandomi da terra.
<< non ho bisogno di aiuto, vaffanculo lasciami in pace! >>
È vero..capitava molto spesso ci incontrassimo, come se fosse il destino a rincongiungerci tutte le volte. Per lui era come un'ossessione ma io lo trovavo una fortuna, fortuna di vedere ogni volta quel bellissimo viso, ma..macchiato dal dolore.
Le mie guance si colorano di rosso anche se non era proprio una situazione adatta per arrossire, il suo viso seppur incazzato era bellissimo. I suoi occhi neri come la pece s'illuminavano dall'ira sembrava volessero uccidermi con lo sguardo.
Le sue spalle larghe erano rigide mentre lui aveva un pugno serrato. L'altra mano ancora che teneva quel dannato "macchinario di sofferenza"
La mano serrata, era così, probabilmente, perché voleva darmi un pugno per finire l'opera.
Mi alzai lentamente e sostenni il suo sguardo truce.
<< abbassa quella lametta... >> sussurrai.. mentre misi entrambe le mani nei suoi polsi tenendo ben salda la presa.
Guardando quelle labbra mi venne un desiderio ambiguo.
Ma che cazzo sto andando a pensare..
Scaccio subito quei pensieri e riesco ad abbassare quella lametta che aveva nella mano.
<< lasciami stare porca troia! >>
Avevo paura, avevo paura che con solo uno scatto falso mi facesse male.
Ma dovevo, dovevo salvarlo.
<< non ti lascerò andare, butta quella lametta e lo farò >> ero più basso di lui di almeno 10 centimetri e la cosa poteva far ridere ad altri.
Infatti..ecco che me lo ricorda.
<< senti bassottino se non mi lasci sarò costretto a proseguire con maniere molto più forti di prima. >> mi guardò minaccioso ma io non ebbi paura, non mi mossi nemmeno di un centimetro.
<< molla.quella.lametta. Buttala via e io ti mollo >>
sapevo che lui era molto più forte di me e non capivo il perché non provava a divincolarmi. Se l'avesse voluto l'avrebbe fatto subito senza pensarci due volte.

Continua...

Sono il tuo sorriso. [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now