Capitolo 18

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Giorno della gita.

Wow, dovevo essere felice?

No, non avevo voglia di andare a quella stupida gita tra gli alberi, tanto meno dover sopportare il chiasso della gente.

Forse, non mi era mai interessato nulla se non il dolce ricordo di mia zia.
Mi perdevo spesso tra quei ricordi, che scorrevano come un fiume in piena.
Volevo possedere la capacità di fermarli a volte, poiché diventavano taglienti come delle lame appuntite, in particolar modo il ricordo di quel giorno, che ora mi sembra tanto lontano, irraggiungibile, quello in cui mi portarono via dalla sua casa.
Resto a guardare il soffitto per una manciata di minuti, poi decido di alzarmi.
Indosso una semplice maglietta aderente al petto grigia, e dei pantaloni dalla tuta Adidas.
Mi infilo la giacca in jeans nera, prendo il doppione delle chiavi di casa, e saluto con un cenno mia madre, seduta sulla poltrona intenta a leggere un libro.
<< Ti voglio bene >> disse soltanto, prima che mi chiusi la porta alle spalle.
Fuori faceva fresco, un leggero vento mi solleticava la pelle.
Mi diressi dove c'era la posizione esatta del veicolo, su cui sarei dovuto salire insieme ai miei compagni.
Ieri, quel noioso professore, ci mandò anche la posizione in cui si sarebbe fatto trovare il pullman.
Arrivai in anticipo, sorprendentemente.
E, quando arrivarono tutti, partimmo.
Il ragazzino biondo, per tutto il tragitto, mi scrutava da lontano.
Ogni volta che riuscivo a coglierlo, lui si girava di scatto, e come se nulla fosse accaduto, tornava a concentrarsi sulla parlantina incessante dell'amica.
D'altro canto, io ero seduto solo, un posto libero affianco al mio.
Nessuno osava avvicinarsi, forse incutevo timore o disagio, o forse, avevano semplicemente paura potessi urlargli addosso.
Qualunque fosse la ragione, non mi importava.
Arrivammo lì, dopo una buona mezz'ora, e subito vidi tantissimi alberi di ogni tonalità.
Dal verde vivace, al verde scuro.
Qualche foglia ingiallita, era caduta nel terreno, creando una perfetta atmosfera d'autunno.
L'odore di foglie bagnate dalla pioggia, invase le mie narici.
Quella mattinata, proseguii in norma.
Tutto stava passando liscio, ero rimasto solo a guardare quegli arbusti solitari, senza curarmi del vociare delle altre persone.
Quando, ad un tratto una voce più "delicata" delle altre, ma pur sempre maschile, irruppe nella mia quiete.
<< Ehi, Chris >> disse quello, sedendosi in una panchina di legno resistente, affianco a me.
Mi girai verso quella voce, e subito due occhi blu come il mare mi scrutarono curiosi.
Notai che avevano anche una tonalità di verde, oltre quel blu immenso.
I suoi ricci, gli ricadevano ribelli in fronte, dandogli un'area da bambino.
Erano biondi come il grano, sembrava quasi angelico.
Mi stupii delle mie stesse constatazioni, e feci la mia solita faccia scocciata.
<< Hai interrotto la mia quiete, sai? >> Gli dissi scocciato.
Lui ridacchiò e disse con tono ironico.
<< Oh ma quanto mi dispiace depresso-chris >>
Io non gli risposi, non mi abbassavo a quei livelli, non ero un ragazzo permaloso, ma quando venivo scocciato, difficilmente riuscivo a mantenere la calma.
Lui continuò con la sua parlantina.
<< Potremmo restare, e pagare un'altro autobus dopo, se vuoi. Dopo che tutti, se ne sono andati >> disse il biondino.

Questo se pensa che io sarei davvero voluto restare solo con lui, è pazzo.

<< Vabbè, visto che non mi rispondi, ti lascio il tempo di pensare. Ora cercherò su internet i pullman disponibili, vorrei poter parlare anche con una persona nuova ogni tanto, non solo con Cristine >> disse il biondo sorridendo guardandomi negli occhi.
Sbuffai, non parlava solo con quella ragazza rompi cazzo, ma parlava anche con il resto dei compagni di classe, erano solo scuse per poter intraprendere una seria conversazione con me, ed io, non ne avevo la minima intenzione.
Poco più tardi, mangiammo, la scuola ci aveva fornito dei semplici panini, ed io sfruttai la possibilità della pausa pranzo, per allontanarmi dagli altri, e fare un giro in quel posto pieno di piante e arbusti d'ogni genere.
Mi arrivò una notifica, sfilai il cellulare dalla tasca e guardai da chi provenisse.

Sono il tuo sorriso. [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now