Capitolo 11

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⚠️Avvertenza, scena "forte"⚠️
( Legato a piaceri sessuali. Se non ti piace, sorpassa. Quando vedrai questo puntino "•" potrai leggere )

Christophe's pov's

I pensieri avevano di nuovo preso possesso della mia mente.
Ai rimproveri di mia madre adottiva, mio padre adottivo con un'espressione delusa in volto, la lametta che tenevo nascosta in quel cassetto, enorme e letale.
Per scordar per poco tutti quei pensieri fastidiosi che aleggiavano la mia mente, pensai al biondino, una cosa al quanto stupida e contraddicente.
Pensai.
Vinse però quella visione.
Ricordai gli occhi azzurri di Daniel, di un'azzurro come i laghi più limpidi, ricci capelli biondi come il grano. Quel viso piccolo e delineato quasi come se fosse "scolpito" da Dio stesso.
Quelle guance che arrossivano ogni qual volta che mi avvicinavo a lui: sembravano morbide e lisce.
Capitava a volte di scorgere la colorazione delle sue guance.
Riuscivo a catturare quei pochi momenti in cui accadeva.
Mi maledissi da solo pensando a quel ragazzino, ma mi venne duro.
Un'evidente erezione in evidenza dai pantaloni.
Non ci potei credere, me lo toccai lentamente dalla stoffa dei pantaloni.
<<Ah..>> ansimai leggermente.
Mi detti numerose pacche in fronte perché non capivo la reazione del mio corpo nel pensare il biondo.
Eppure, mi faceva incazzare sempre. Quell'espressione che mostrava quando voleva fronteggiarmi, mi faceva imbestialire.
Voleva "aiutarmi".
Purtroppo il biondino non aveva ancora capito che sarebbe stato tutto inutile, uno spreco di tempo.
Il cuore chiuso da anni, duro e freddo come il ghiaccio non poteva curarlo nessuno.
E se il biondino tentasse in qualche modo di porre rimedio, allora stava già fallendo in partenza.
Sorrisi, con una nota di rancore in volto e diedi piacere al mio membro.
Abbassai i pantaloni, boxer e lo presi in mano.
Feci movimenti decisi lungo la mia lunghezza e ad ogni movimento di mano gemevo di piacere. 
Su, giù, mi godetti il piacere.
<<Ah..chissà che cazzo mi ha preso oggi..pensare a lui..e poi darmi piacere..>>
Venni dopo pochi minuti e sporcai di poco gli addominali mentre la mano era sporca del mio seme.
Mi diressi in bagno e mi lavai in fretta.
Mi maledii da solo, per quel che avevo appena fatto con in testa lui.
Sbuffai per l'ennesima volta.

Non c'era nemmeno l'ombra dei miei genitori addotivi.
Non erano in casa, ero solo.
Provai un forte senso di solitudine e di dolore.
Gli avevo delusi un'altra volta e mi odiavo per questo.
Presi del prosciutto dal frigo, pomodori e l'insalata e mangiai.
Sospirai, mangiando con lentezza: quei pensieri sarebbero presto ritornati.
Non mi lasciavano in pace, mi perseguitavano quando meno me lo aspettavo.
Il viso dolce di mia zia, come previsto, mi balenò in mente facendomi crollare, vulnerabile.
Piansi.
Piansi di nuovo davanti a quel viso che non avrei mai potuto rivedere con i miei occhi, o vederlo mentre sorrideva.
Avrei soltanto potuto immaginarlo. Ricordarlo.
Vederlo nei miei ricordi.
Quante volte mi aveva tenuto fra le braccia. Quando ero solo un bambino.
Quante volte mi aveva fatto sorridere e divertire.
Mi sentivo terribilmente solo.
L'assenza dei miei genitori adottivi era devastante.
Quei ricordi con mia zia, non volevano lasciarmi in pace.
Ogni volta mi ricordavano, che tutto ciò che avevo per essere felice era sparito.
E Dio solo sa quante volte avevo costantemente pensato di farla finita.

Sono il tuo sorriso. [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now