14

27.7K 1.6K 567
                                    

Per i suoi 14 anni, Christian ne sapeva di cose.
Sapeva che avrebbe dovuto finire gli studi e successivamente trovare un lavoro, sapeva, per esempio, che i suoi capelli appena lavati erano indomabili.
Sapeva che non era normale che sua madre baciasse ogni uomo che metteva piede in casa loro.
Sapeva che non era normale e basta.
Era uscito di casa quella mattina presto perché non voleva vedere la nuova conquista di sua madre, era quasi stanco di fare un sorriso tirato a un qualsiasi uomo che sarebbe uscito dalla porta di camera sua.
Era stanco e basta.
Faceva strusciare gli scarponcini pesanti contro il marciapiede, facendo viaggiare lo sguardo in ogni punto del ridicolo paesaggio di Baltimora. Lui la trovava così noiosa.

Sbuffò facendo uscire dalle labbra piene una nuvoletta di ossigeno, purtroppo l'inverno era arrivato anche li. E quando arrivava anche in una città noiosa come Baltimora per Christian era quasi una tortura.

Si fermò davanti alla casa bianca osservando il campanello con la scritta "Hemmings Deer" ma senza suonare.
Teneva le mani nelle tasche del giubbotto di tela pensando a quanto già gli mancasse l'estate.
E a quanto non mancasse affatto alla ragazza che era appena uscita dalla porta principale della villa davanti a lui.
A lei piaceva il freddo.
-Lo sai vero che non sei obbligato a venire tutti i giorni davanti a casa mia, si?- rispose di scatto lei, chiudendo il piccolo cancelletto e iniziando a camminare sul marciapiede spaccato.

Christian alzò le spalle seguendola, lo faceva solo perché ne aveva voglia.

Osservò i capelli scuri e lisci di Zora ondeggiare sulle sue spalle fini e sullo zaino nero che teneva da una parte sola. Il nero la rispecchiava in pieno.
Christian l'aveva sempre vista indossare quel colore, pensò a lei da piccola, con un vestitino rosa o magari con i pois. Rise tra se e se.

-Stai impazzendo.- le disse la ragazza, lanciandogli uno sguardo.

Lui si affiancò, le guardò il profilo e poi fece cadere gli occhi a terra.

-Forse si.- rise ancora.

Zora invece tenne sempre lo sguardo serio davanti a se.
Christian ridacchiò ancora, non sapeva perché ma gli faceva ridere il fatto che lei cercasse di sembrare sempre così acida. Ma lui sapeva che l'ambiente in cui era cresciuta l'aveva segnata fino alla punta dei capelli scuri.

Si avvicinò di più al suo fianco, continuando a camminare. I loro zaini si sfioravano.

-Tuo fratello quando torna?- chiese con voce atona. Zora non aveva un bel rapporto con la sua famiglia.

-Domani.- rispose.

-Tua sorella è andata a scuola prima?- domandò ancora.

Non erano in grado di mandare avanti una conversazione che parlasse della famiglia di Zora.

-Come sempre.-

Lui non l'aveva mai vista, Mavis, sapeva solo che andava in un altra scuola. Ma a quanto Zora gli raccontava, erano praticamente l'opposto.
Del fratello, invece, sapeva solo che erano andato dall'altra parte del mondo.

Per un secondo gli occhi chiari di Zora vacillarono, si toccò le dita smaltate di nero prima di sistemare l'anellino che aveva al naso.

-Cosa?- chiese Christian notando un leggero cambiamento.

Sembrava avere paura. Il loro rapporto alla fine era basato su quello.

-Sei,- chiuse la bocca passandosi la lingua sul labbro inferiore -sei ancora arrabbiato per ieri?-

Chiese con voce piccola.

Lui guardò per qualche istante davanti a se, alzò un braccio per posizionarlo intorno alle spalle di Zora. Avvinghiò la mano nella sua pelle.

Disconnect 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora