Disconnect

38.4K 2.4K 1.3K
                                    

Era passata una settimana.

Una settimana passata con il fiato sospeso, il libro fra le gambe e una tazza di the in mano.

Rivivere la storia mi aveva distrutta, due occhiaie erano depositate sotto i miei occhi, la notte non dormivo. I miei pensieri erano inondati da rumori di moto e urla.

Urla, tante urla. L'immagine di Ryan stesa al suolo con una macchia intorno al suo stomaco che si allargava sempre di più.

Dopo a quei pensieri vomitavo, era un ciclo continuo e io non potevo interromperlo.

Posai la testa contro il cuscino guardando l'ora sul mio telefono, anche quella notte ero riuscita a vedere Baltimora nel soffitto bianco della mia stanza. Com'era possibile che dopo anni riuscivo ancora a ricordare ogni particolare?

Presi in mano una candela, mia madre me ne mandava uno scatolone l'anno e io non sapevo perché.

In quel momento però mi ricordava una sera a Baltimora, nella casa degli Hemmings. Chiusi gli occhi, un piccolo sorriso mi inondò il viso al pensiero di quella notte.

Mi strinse di più respirando in modo affannato, lo seguii attraversando la strada deserta prima di strofinare i piedi contro lo zerbino ruvido, marrone scuro. Entrati in casa, Luke aveva lanciato le chiavi sul comò all'ingresso senza centrarlo. Imprecò a bassa voce e ridacchiai in silenzio. Non volevo accendere le luci.

Assolutamente.

Volevo stare nell'ombra dei nostri sbagli, nascondendomi dentro fino ad affogare in essi.

Avevo paura che con la luce uno di noi due potesse scappare. Ma no, nessuno lo avrebbero fatto. Nessuno di noi scappava.

Luke mi guidò fino al piano superiore, la casa era avvolta da una nebbia di silenzio solitario. Anche noi erano come nebbia, scendevano sempre, non salivano mai.

Con un tonfo lui chiuse la porta della camera da letto dietro le mie spalle. Mi fissò con una lentezza disarmante, sorrise quando si concentró sul disegno della maglia del mio pigiama. Non avevo avuto il tempo di cambiarmi ma non mi importava.

Un coniglietto stilizzato teneva stretto tra le zampe una carota mangiucchiata. Luke fiorò il disegno per poi allontanarsi, aprì i cassetti del suo armadio frugandoci dentro, sotto il mio sguardo attento.

Mi ero appoggiata al muro, non riuscendo a reggermi, le ginocchia cedevano. E Luke non fecava che farmele diventare più fuse. Lo guardavo, e ci provava ma davvero non riusciva a pensare.

Quella stanza era troppo candida per poter essere macchiata dei miei pensieri. Non c'era più nessun Ashton, nessuno Yell, nessuna Inghilterra.

Solo noi.

Era anche troppo.

Feci un passo in avanti vedendo una fiamma accendersi in mezzo alla stanza buia. Come un fuoco d'artificio. Sapevo che Luke era come loro. Era il bianco prima dell'esplosione, ma lui, no, non sarebbe mai esploso.

Sorrisi nel vederlo posare una candela sopra la moquette color crema.

-Luke ma cosa?- bisbigliai, quella situazione mi faceva un po' ridere.

Il ragazzo mi guardò di scatto, posó un altra candela prima di avvicinarsi, premette il suo corpo contro il mio magro chiudendo gli occhi. Lo potevo sentire respirare come se volesse indovinare il mio profumo.

Fece strisciare il naso contro la mia guancia aspirando pesantemente.

-Voglio che sia tutto perfetto, questa notte.- biascicò -Perchè io ho bisogno di te anche se tu non necessiti di me.-

Disconnect 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora