Loft

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Di certo, mi ricordavo bene la mia storia, mi ricordavo dei giochi e dei momenti che avevo raccontato ad Ilaria. Alcuni dettagli, però li avevo persi nel tempo.
Ad esempio, pensai al mio insegnate di Psicologia, il signor David. Pensai a come fosse diventato, a come gli anni avessero avuto effetto su di lui.
Immaginai Crystal, a come fosse cresciuta e se era cambiata. Si era sposata? Aveva avuto dei figli?
Per me tutto a Baltimora era ancora fermo al 2014, per me era come una città senza tempo.
Come se da quando me ne fossi andata più niente fosse cambiato li, come se io fossi stata la pila che facevo funzionare quell'orologio. Ben presto realizzai che non ero mai stata un pezzo centrale di quella città, solo un secondo di quel gigantesco e crudele orologio.
Il tempo aveva ingannato tutti, soprattutto Ryan, mettendola fuori gioco troppo presto.
Smisi di leggere il libro quando arrivai a metà, appena iniziò a spiegare lo Yell, semplicemente sospirai chiudendo la copertina spessa.
Erano da due settimane che non toccavo quel libro, ed era dallo stesso periodo di tempo che stavo vedendo Luke.
Non sapevo bene come sarebbe finita, ma in quel momento la sua compagnia mi faceva piacere, era bello vederlo felice. E se lui era tranquillo, in qualche modo lo ero anche io.

-Che freddo, cazzo.-

Risi scuotendo la testa, Jackson posò il proprio cappotto contro l'attaccapanni, sorridendo alle persone che erano nel bar.
Iniziò ad aiutarmi a portare delle ordinazioni, era ancora più semplice lavorare con lui, visto che era sempre di buon umore.

Dopo un paio di ore diventai stanca, quando un altro cliente uscì dalla sala mi stiracchiai. Il sole stava tramontando e un altra giornata finendo.

-Cosa desidera?- chiesi passando il panno sul bancone, sentendo una persona entrare.
Jackson andò in cucina per prendere i piattini da mettere sotto le tazze.

-Ti vorrei chiedere il numero,- iniziò. Aggrottai la fronte -ma è una che trovo squallida e poi ce l'ho già.-

Alzai lo sguardo, sorrisi.

Posai il panno umido dentro al lavandino prima di sorridere ancora a Luke, i suoi capelli biondi erano soffocati in un piccolo cappello di lana verde.
Gli stava bene, e lo trovavo stranamente tenero su di lui.

-A che ora finisci?- mi chiese, le guance gli diventarono rosse per lo sbalzo di temperatura tra la sera fredda e il locale riscaldato.

Guardai l'orologio appeso ad una delle quattro pareti, non ne avevo mai portato uno al polso.

-Fra venti minuti, oggi chiude Jackson.- spiegai.
Vidi Luke annuire, quando il ragazzo dai capelli mori ritornò dietro al bancone io andai a servire, troppo imbarazzata.
Infatti, Luke continuava a mandare occhiatacce a Jackson, e lui rispondeva. Stringendo gli occhi in due fessure.

Non sapevo cosa pensare di questa cosa. In un certo senso mi divertiva vedere Luke così concentrato per metterlo a disagio.
Passati i venti minuti uscii dal bar, trascinandomi Luke dietro.

-Cosa avevi intenzione di fare?- domandai raggiungendo la sua macchina, che intravidi da lontano. Quando cercai di afferrare la maniglia Luke mi prese per i fianchi, mi girò e mi premette contro la vettura.
-Prima posso baciarti?- chiese sorridendo.
Io sospirai, mi sporsi felice verso di lui, sentivo le sue labbra salire e scendere sulle mie.

-Hai sempre così tanta fretta quando mi vedi.- commentò a bassa voce -Ti rendo nervosa?-
Era ovvio che mi stava prendendo in giro.
Ad era anche ovvio che fosse totalmente vero, la sua presenza mi tranquillizzava e innervosiva allo stesso tempo.

Mi sporsi ancora un po' verso di lui.

-Allora,- iniziai -dove volevi andare?- chiesi ancora.
Non avevo intenzione di dargli soddisfazioni e dirgli che mi metteva a disagio...parecchio.
-C'è un locale carino qua vicino.- iniziò, strinse la presa sui miei fianchi -Sarebbe ancora più carino se tu venissi con me.-

Disconnect 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora