At all

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-Stai bene?-

Girai la testa verso Jackson prima di passare uno straccio umido sul tavolo che era appena stato occupato da una signora. La sua figura mascolina mi guardava da dietro al bancone, parlava a bassa voce per cercare di non farsi sentire dai clienti che parlavano animatamente.
Sospirai facendo un sorriso tirato, presi il vassoio con la tazza di te mezza vuota posandola successivamente nel lavandino.

-Na, sodio.- sussurrai prendendo la spugna e rovesciandoci sopra un po' di sapone denso e verde.
Sentii Jackson svuotare la macchina del caffè e biascicare un -Gesù, Hayley.-

Non era la prima volta che facevo questa cosa davanti a lui, mi era già capitato in passato.
Era una cosa che facevo per calmarmi, sapere quegli elementi era come sapere come sarebbe andata la mia situazione.

Non ho mai negato di essere una ragazza strana. Alcuni di quegli elementi me li aveva insegnati mia sorella Evie.

-Cu, rame. P, fosforo. K, potassio.- continua cercando di non concentrarmi sulla mano che mi stava accarezzando la schiena.

-È così grave?- chiese Jackson sistemandosi un ciuffo di capelli castani indietro.

-Mn, manganese. F, fluoro.- dissi guardandolo. Sapeva che era grave.

Lo vidi scuotere la testa e ridacchiare mentre portava le ordinazioni ad un tavolo.

Mentre strofinavo la tazzina guardai fuori dalla finestra, delle goccioline scivolavano per la vetrata.
Amavo così tanto il tempo dell'Inghilterra, quella pioggia non mi infastidiva per niente. Mi faceva piacere, il cielo nuvoloso mi sembrava così rassicurante e il freddo così accogliente.

I miei pensieri si posarono di nuovo sulle parole di Ryan, o forse non sue per davvero. Forse il mio cervello mi aveva solo giocato un brutto scherzo, forse era tutto un brutto scherzo.

O forse Luke pensava davvero quelle cose, o forse stava solo mentendo. Ma perché mentire? Perché andare dall'altra parte del mondo per una cosa di cui non ti importa?

Schiusi la bocca, bagnandomi il labbro inferiore.

Dovevo cercare di essere più gentile, lo sapevo, ma era come se il mio corpo reagisse senza lasciarmi una decisione, erano movimenti istintivi che non potevo controllare.
E se anche per Luke fosse stato così? Se magari starmi sempre così vicino fosse una cosa involontaria? Magari non lo voleva veramente, magari voleva solo essere perdonato per poi andarsene.
Forse era solo una questione irrisolta per lui.

-Ne, neon. Au, oro. Ca, calcio.-

-Ripetere tutta la Tavola Periodica non ti aiuterà, lo sai?- domandò Jackson cercando di non ridere per il mio comportamento.

-H, ossigeno.- dissi in tono più deciso.

-C'eri quasi,- commentò lui -H, idrogeno.-

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Chiusi la porta del bar sentendo quel fastidioso campanello rumoreggiare nel locale. Osservai ancora una volta Jackson che stava sistemando alcuni piatti, lui insisteva per farmi andare a casa per fare pranzo anche se avrei potuto benissimo fermarmi li per aiutarlo.
Scossi le spalle e cercai un pullman o un taxi che passasse da li. Iniziai ad avviarmi verso le strisce pedonali quando fui interrotta bruscamente.

-Hay!-

Alzai le spalle tese.

-Hayley.- ripeté la voce del mio carnefice.

Mi girai per guardarlo in modo confuso. Perché era tornato? La convinzione che lo avrei rivisto dopo giorni dall'inconveniente in macchina si era già impossessata di me.

-Ti porto a casa.- spiegò mostrando le chiavi della sua macchina.
Non sorrise, ne un cenno ne un sorriso di quelli falsi.

Preferivo così che vederlo fingere.

Rimasi ferma, feci per incrociare le braccia contro il mio maglione per tenere un po' di caldo ma Luke strinse un mio polso.

-Vieni.- disse sicuro di se.

Mi tirò verso la sua macchina, aprì la porta del passeggero e mi spinse leggermente al suo interno.
Avevo già vissuto una situazione simile, sentii la pelle d'oca crescere per il mio corpo coperto.

Lo fissai passare dall'altra parte della vettura, chiuse la porta violentemente dopo che infilò le chiavi nella serratura. Le girò e quando iniziammo a muoverci i suoi occhi fissavano la strada.
Dopo minuti di silenzio lo guardai a sottecchi, dietro al suo viso ed oltre al finestrino chiuso, il paesaggio urbano di Londra passava veloce.

-Sei arrabbiato?- chiesi con un leggero fremito.

-Si.- rispose in tono calmo.

Così era ancora peggio, i suoi occhi azzurri erano fissi davanti alla sua figura.

-Possiamo parlarne?- lo sentii dire poco dopo.
Deglutii.

-Non dobbiamo parlare di niente.-

-Perché te ne sei andata così stamattina?- mi colse in fallo -È stato davvero immaturo, volevo solo una risposta e tu te ne sei andata.-

Mi girai verso di lui.

-Cosa vorresti esattamente?- chiese a voce alta.

Non capivo il suo scopo.

-Quanto sei stupida.- mormorò tra se e se.

-Sono io la stupida che ha fatto partecipare una ragazzina ad una gara clandestina facendola quasi ammazzare?- urlai.

-Ti ho già chiesto scusa, e ti ho già detto che quello che provavo non centrava niente con lo Yell.- disse.

Sapevo che era arrabbiato ma non lo dimostrava, sembrava quasi frustato.

Rimasi in silenzio, guardai la strada scorrere sotto di noi fino a quando non si fermò davanti a casa mia.
Spense la macchina e mi sentii il viso bollente per il sguardo puntato su di me.

-Quindi hai già deciso?- chiese con voce sottile.

-È passato tanto tempo Luke, siamo cresciuti, come puoi anche sono pensare ad una cosa del genere. Me ne sono andata. Hai ragione. Come potevo restare in un posto dove tutto mi avrebbe ricordato Ryan? Dove tutto mi avrebbe fatto pensare a te?-

Spostai gli occhi contro i suoi, premetti le labbra tra di loro prima di sbuffare, posai una mano sulla maniglia della portiera. Mi spaventai quando Luke si allungò chiudendoci a chiave dentro alla macchina.
Afferrò le mie mani in una stretta forte.

-Lo so a cosa stai pensando. E non mi piace.- disse in tono serio, i suoi occhi azzurri mi trafissero il cranio.

Mi fuse i neuroni, ero come diventata impassibile. Incoerente, perché in quel momento pensavo a quanto fosse bello sotto la luce sporca del cielo Londinese. Pensavo a quando fosse fragile, a come le occhiaie sotto i suoi occhi si erano leggermente schiarite. Dandogli un'aria più giovane.

-Non ti lascerò andare Hayley.- soffiò contro al mio viso.

Ero sotto al suo controllo, avrei fatto qualsiasi cosa in quel momento.
Avrei percorso la strada in ginocchio per il suo tocco sulla mia pelle. Era così sbagliato.

-Scusami, non ti piacerà per niente quello che sto per fare.-

Non riuscii nemmeno ad aggrottare le fronte che le sue labbra si poggiarono contro le mie.

Disconnect 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora