CAPITOLO 4

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Quel venerdì mattina mi svegliai di ottimo umore. Lasciai un bigliettino a P sul comodino in cui lo avvertivo che non sarei tornato per la colazione ed uscì per la mia solita corsa mattutina.

Sentivo una sorta di energia fremermi dentro, quindi decisi di correre un po' più del solito per cercare di scaricarmi un po'.

Avevo tanti pensieri nella testa. Lunedì sarebbero iniziate le lezioni e io dovevo ancora finire di studiare per i test. Inoltre non avevo ancora ritrovato il tesserino studenti. L'avevo cercato dappertutto, ma sembrava proprio non voler saltare fuori.

Ed ovviamente ripensare al tesserino mi fece ripensare a qualche giorno prima, mi fece ripensare a lui, che era poi il principale motivo della mia agitazione di quel giorno. Ritornai con il pensiero a qualche giorno prima, davanti alla biblioteca.

"Jeon Jungkook, piacere" gli avevo detto alzando lo sguardo. I nostri occhi fissi gli uni negli altri.

"Kim Taehyung."

Eravamo rimasti in quel modo: le mani strette e gli occhi che sembravano cercare l'anima dell'altro. Erano stati solo pochi secondi, ma a me era parso un momento infinito. Quando mi aveva lasciato la mano anche il calore che la sua pelle emanava mi aveva abbandonato.

Ero rimasto stregato dalla sua presenza, ancorato a quel ricordo etereo di lui alla caffetteria, ed averlo là in quel momento, in carne ed ossa davanti a me, mi era sembrato surreale.

Era stato lui a rompere il silenzio.

"Sei nuovo vero?"

"Sì, sono arrivato giusto da qualche giorno. Grazie ancora per il libro, da quando sono arrivato a Seoul sto collezionando una figuraccia dietro l'altra." Mi era sfuggita una risata imbarazzata ricordando che lui aveva assistito non ad una, ma a ben due delle mie performance.

"Non ti preoccupare signor cappuccino al caramello, una figuraccia in più non avrebbe poi cambiato tanto." Mi aveva guardato con il sorrisetto di chi sa di aver colpito nel segno per poi farmi un occhiolino.

Probabilmente ero diventato tutto rosso perché lui si era messo a ridere. E la sua risata era la cosa più bella che avessi mai sentito. Lo avevo guardato incurvare la bocca in un grande sorriso e non avevo potuto far altro che ridere anche io con lui.

Ci conoscevamo solo da qualche minuto, ma mi sentivo dannatamente a mio agio con quel ragazzo.

Era come se fossimo in una bolla e il mondo attorno a noi non esistesse. Riuscivo a sentire solo il suono della sua risata e il mio sguardo non era riuscito a spostarsi da quel viso ai miei occhi così perfetto.

Ed era stato in quel momento che avevo preso tutto il coraggio che avevo.

"Senti, siccome sono appena arrivato e non conosco praticamente nessuno...ti andrebbe di venire a pranzo con me?" Probabilmente avevo quell'espressione da cucciolo abbandonato che faccio involontariamente quando desidero tantissimo qualcosa perché ero riuscito a leggere il dispiacere nei suoi occhi mentre rifiutava il mio invito.

"Mi piacerebbe molto, ma ora devo proprio tornare a casa, non posso trattenermi."

"Oh non preoccuparti, capisco" avevo risposto cercando di non rendere troppo evidente il mio stato d'animo.

"Senti, io ho delle scadenze per un progetto dell'università e quindi sono un po' tirato con i tempi. Sicuramente però venerdì sera mi trovi al Y, se vuoi fare un salto ci vediamo lì. Ora devo proprio scappare." Detto questo si era girato facendo un cenno con la mano e si era allontanato velocemente.

Ero rimasto là, davanti all'ingresso della biblioteca, con un libro in mano che aspettava di essere studiato ed un sorriso stampato in faccia che non se ne sarebbe andato presto.

Cherry tea - TAEKOOKWhere stories live. Discover now