CAPITOLO 37

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Mi svegliai per il freddo.

In casa di Tae e Jimin non c'era mai stato particolarmente caldo, ma mai, neanche una singola volta, avevo avuto freddo. Neanche la notte della bufera, quando la caldaia si era rotta.

Quella notte avevo dormito, ma non mi ero affatto riposato. Avevo chiuso gli occhi perché il mio fisico non riusciva ad andare oltre, ma nonostante ciò mi sentivo stanco. Stanco ed infreddolito, perché quella notte non c'era stato Taehyung ad abbracciarmi. Quella notte le sue braccia calde non mi avevano avvolto come erano solite fare, i nostri piedi non si erano intrecciati e non avevo sentito il suo respiro sulla mia nuca.

Mi voltai e rimasi a fissare Tae, ancora addormentato, accanto a me. Lo avevo visto tante volte dormire, ma quella volta mi parve tutto diverso. Tutto più malinconico. Tante erano le volte in cui avevo visto le sue lunghe ciglia adagiarsi delicatamente sul suo viso, pochi erano i momenti che mi sarebbero rimasti per farlo.

Guardalo quella mattina fu diverso perché ero consapevole che non lo avrei più potuto fare nei mesi futuri.

Avevo paura di dimenticarmi di quei suoi piccoli dettagli se solo avessi smesso di osservarlo. Avrei voluto allungare una mano ed accarezzargli il viso, baciarlo e fare finta che non fosse successo nulla. Ma sapevamo entrambi che ormai non era più tutto come prima e la dimostrazione era stata che, quella sera, per la prima volta, non avevamo dormito abbracciati.

Lo guardai un'ultima volta e poi mi alzai dal letto cercando di fare meno rumore possibile per non svegliarlo. Mi infilai i pantaloncini e la maglietta del giorno prima con l'idea di tornare al dormitorio.

Ero andato lì con l'intenzione di parlargli, come Jimin mi aveva suggerito. Eppure in quel momento sentivo solo un grosso peso sullo stomaco. Non sapevo se ce l'avrei fatta. Volevo solo più tempo.

Gli avrei mandato un messaggio per dirgli che non sarei tornato e che lo avrei chiamato io. Era la cosa giusta da fare vero? Non lo sapevo. Non capivo di cosa avessi bisogno. Avrei voluto restare con lui ogni secondo che avevo a disposizione del tempo che ci restava, ma in situazioni come queste forse era meglio prendersi un attimo di solitudine per fare chiarezza sulle proprie emozioni.

Mi allacciai le scarpe e feci per uscire dalla camera, ma venni interrotto dalla voce bassa e profonda di Taehyung, ancora impastata dal sonno.

"Torni qui dopo?"

"No" dissi senza voltarmi a guardarlo. "Pensavo di tornare in dormitorio."

"Torna."

La sua voce mi arrivo strana alle orecchie. Non era una semplice richiesta, c'era qualcosa di più, qualcosa che non andava. Forse Jimin aveva ragione, forse io ero solo un codardo.

Sarei tornato. Avrei fatto qualunque cosa lui mi avesse chiesto, nonostante tutto.

"Va bene, ci vediamo dopo."








Una volta in strada mi chiesi cosa fare. Ormai ero uscito e avevo promesso a Taehyung che sarei tornato da lui. L'unica cosa che mi restava da fare era anche l'unica cosa di cui forse avevo realmente bisogno. E probabilmente Tae lo sapeva, ecco perché non mi aveva chiesto dove stessi andando, perché dava per scontato sarei uscito a correre. Perché alla fine dei conti, lui mi conosceva meglio di chiunque altro.

Mentre correvo cercavo di non pensare a nulla, cercavo di concentrarmi solo sul mio respiro, sul suono dei miei passi sull'asfalto della strada. Cercavo di allontanare ogni pensiero riguardante Tae, riguardante la sua partenza, le parole di Jimin, la richiesta di tornare.

In realtà fallii. Pensai. Pensai a tutto ciò che volevo mettere da parte. La mia testa era piena di tutto quello che mi era successo in così poco tempo. Ripensai a tutto, dal mio arrivo a Seoul, al primo incontro, la festa di capodanno, il primo bacio, gli abbracci, le parole dolci, i silenzi.

Cherry tea - TAEKOOKWhere stories live. Discover now