SPECIALE 1

912 61 14
                                    

Ritagliai con cura l’ultima fotografia, lottando disperatamente contro il sonno e pregando di non mozzare la testa di uno dei due per un colpo di sonno non desiderato. Mi ero ridotto all’ultimo secondo, ma in fondo non era stata completamente colpa mia. Erano state settimane impegnative: la partenza di Tae si stava avvicinando, le lezioni mi occupavano gran parte della giornata e nei momenti liberi cercavo di stare il più possibile con il mio ragazzo. Le ultime serate le avevo passate sdraiato sul suo divano di velluto blu, ascoltandolo ripetere all’infinito il discorso per la discussione di tesi. L’indomani ci sarebbe stato il momento tanto atteso ed io ero pieno di colla, brillantini e con un sonno allucinante.

“Jeon guarda che sono le due passate, devi dormire.”

Aprii la bocca per rispondere, ma a favore di ciò che il mio compagno di stanza mi aveva appena consigliato, mi uscì solo un grosso sbadiglio. “Lo so, lo so” risposi strofinandomi gli occhi consapevole della quantità di brillantini che avrei dovuto togliermi sotto la doccia. “Volevo solo che fosse perfetto, e invece…” guardai con disappunto il caos sparso sulla mia scrivania.

“E invece nulla. È perfetto e gli piacerà tantissimo” mi sorrise. “E comunque wow, non so se ammirare il tuo amore nei suoi confronti o temere che tu sia un pazzo psicopatico per tutto ciò che hai infilato in quella scatola.”

“Ma tu devi sempre rovinare tutto? Ti potevi fermare all’incoraggiamento sai” roteai gli occhi mettendo il coperchio sulla scatola ignorando le risate divertite di JianPu. “Ora vado a farmi una doccia e poi vado a dormire, mi raccomando, se domani non mi sveglio hai il permesso di schiaffeggiarmi.”

“La tentazione di spegnerti la sveglia per poterti svegliare stampandoti la mia mano sulla faccia è tanta” disse prima di venire fulminato dal mio sguardo. “Ma non lo farò perché sono un bravo amico, e ora buonanotte.”

Mi strofinai il corpo così forte da arrossarmi la pelle. L’ultima cosa che avrei voluto era conoscere ufficialmente i genitori di Taehyung in quelle condizioni pietose. Già mi immaginavo il disappunto nei loro occhi mentre gli porgevo una mano piena di brillantini viola e verdi. Quando mi sentii soddisfatto del mio lavoro uscii dalla doccia e, con grande disappunto e nervosismo, mi guardai allo specchio trovando una miriade di brillantini nei capelli. Era tardi, ma soprattutto ero distrutto. Rassegnato al mio destino costellato di figuracce mi diressi al letto dove crollai inesorabilmente in un sonno profondissimo pochi minuti dopo.







Odiavo il suono della sveglia, ma avrei odiato sicuramente di più arrivare tardi alla laurea del mio ragazzo. Ecco perché mi bastarono un paio di squilli per alzarmi dal letto. Appoggiai a terra prima un piede e poi l’altro, sbadigliai un’ultima volta e, con gli occhi ancora mezzi chiusi mi diressi in bagno, sperando di aver lasciato sul materasso tutto ciò che non ero riuscito a togliere dai capelli la sera prima.

“Jeon odio dovertelo dire, ma mi sa che abbiamo impostato male la sveglia.”

La mia testa scattò nella direzione della voce del mio compagno di stanza, lo fissai sgranando gli occhi, come se mi avesse appena detto di aver visto un armadillo sotto al mio letto.

“Cosa hai appena detto?” provai a chiedere sperando che fosse uno dei suoi soliti scherzi.

“Hai sentito benissimo. Tra trenta minuti dobbiamo essere in dipartimento, quindi muoviti perché devo lavarmi anche io.”

“Cazzo cazzo cazzo” mormorai cercando nel panico un asciugamano.

Ci cambiammo alla velocità della luce, ignorando completamente i cellulari per evitare di fare ulteriore ritardo. Quando arrivammo in università avevamo il fiato corto e una decina di chiamate perse ciascuno.

Cherry tea - TAEKOOKWhere stories live. Discover now