CAPITOLO 38

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"Piega le ginocchia e usa meglio il bacino. Cerca di non sbilanciarti" gli dissi appoggiando le mani sulla sua vita.

Ottenni in risposta solo un mugugno frustrato. Fece un respiro profondo e tirò un pugno a quel sacco viola da boxe. 2123 punti. Non riuscii a trattenere un sorriso per il fatto di aver vinto, di nuovo.

"Dai amore, magari la prossima volta andrà meglio" lo presi in giro.

"Dici sempre così, ma è la quarta volta che veniamo qui ed è la quarta volta che insisti per fare questo stupido gioco solo per battermi" disse con un adorabile broncio.

"Magari prima o poi ti farò vincere" gli risposi abbracciandolo da dietro e appoggiando il mento sulla sua spalla.

"Magari la prossima volta facciamo un vero incontro" mi disse girandosi, permettendomi però di tenerlo ancora stretto tra le braccia. "Un incontro sì" ripeté a sé stesso. "Potrò non essere forte quanto te, ma in un incontro non serve solo la forza" continuò tutto soddisfatto.

"Mmh, fatti sotto allora" dissi abbassando il tono di voce. Era una cosa che facevo inconsapevolmente quando ero con lui. Non me ne ero mai accorto, ma P-hyung mi aveva preso in giro per una serata intera dopo essersene accorto. Fai la vociona da uomo per ammaliare il tuo ragazzo Jeon? Mi aveva chiesto tirandomi un pugno sul braccio e scoppiando a ridere.

"Credo proprio che vincerò se non manterrai la distanza da me, in fondo è una vittoria anche se l'altro si arrende non credi?" disse avvicinandosi pericolosamente al mio viso.

"Immagino che tu abbia già un piano" sussurrai impercettibilmente fissando le sue labbra.

"Ed immagini anche cosa succederà dopo?"

"Non credi di essere un po' troppo sfacciato?"

In risposta ottenni solo un piccolo sorrisetto, quel sorrisetto. E alla fine lo sfacciato fui io, perché di essere nel bel mezzo di una sala giochi purtroppo a me non interessava proprio. Lo strinsi più vicino a me e lo baciai. Non mi interessavano le risatine dei bambini, gli sguardi indiscreti dei genitori o le lamentele di alcune persone. In quel momento c'eravamo solo noi e nient'altro.

"E ora?" mi chiese dandomi un altro bacio a stampo.

"Ora vediamo se riesci a vincere almeno in un gioco" risposi sorridendo sulle sue labbra. Mi faceva impazzire prenderlo in giro, vedere nei suoi occhi accendersi quella scintilla che tentava di camuffare con un finto, adorabile, broncio.

"Ci terrei a ricordarti che non hai sempre vinto" disse allontanandosi da me e picchiettandomi l'indice sulla punta del naso che arricciai di rimando esponendo quei denti bianchi che più volte Tae mi aveva detto trovare incredibilmente carini.

"Ah sì, e sentiamo, quand'è che non avrei vinto?" incrociai le braccia al petto ed alzai un sopracciglio aspettando una risposta dal mio ragazzo.

"Beh, per esempio a bowling, quando ti lascio vincere io" disse facendomi l'occhiolino e mischiando la sua calda risata alla musica edm che usciva dagli autoparlanti della sala giochi. "Io vado in bagno, prendi tu i gettoni? Voglio una rivincita, scegli tu il gioco."

Lo guardai allontanarsi in quei suoi pantaloni beige e in quella maglietta bianca che tanto amava. Pensai a quanto fossi felice di essere lì in quel momento con lui. Pensai anche a quanto fosse bello il sedere del mio fidanzato sinceramente. Lo ricordo chiaramente allontanarsi da me, con quella sua camminata cadenzata e rilassata, una mano sempre in tasca, i calzini verdi a pois gialli visibili nei talloni dato il modo in cui indossava sempre le scarpe, con la parte posteriore piegata. Diceva che siccome era un artista non doveva avere restrizioni, altrimenti avrebbe perso tutte le sue idee, e che le scarpe, soffocandogli i piedi, bloccavano il suo flusso creativo. Una delle sue solite stupidaggini che mi facevano pensare che forse dovevo smetterla di farlo uscire con P-hyung. Ma alla fine io, tutte quelle sue idee, quei suoi particolari, li amavo. Amavo tutto di lui.

Cherry tea - TAEKOOKWhere stories live. Discover now