CAPITOLO 11

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L'appartamento non era grandissimo, anzi, era molto essenziale. Una volta varcata la soglia dell'ingresso ci si trovava davanti la porta della cucina, mentre sulla destra si apriva quello che, se non fosse stato ricoperto di stoffe, vestiti e giornali, sarebbe stato il salotto.

Taehyung mi fece accomodare in cucina e poi si andò a cambiare. La cucina era minuscola. Tra il tavolo ed il piano cottura non c'era neanche un metro di spazio. Era una stanza veramente piccola, con una sola finestra sulla parete opposta alla porta d'ingresso. Nel lavandino c'erano almeno 6 tazze vuote sporche, tutte di colori e dimensioni diverse tra loro, e sul tavolo un paio di blister iniziati di medicine.

Mi accomodai su una delle due sedie presenti in quella angusta cucina ed aspettai il ritorno di Taehyung. Mi sentivo agitato ed in pensiero. Agitato perché era la prima volta che stavo con lui da soli in un posto non pubblico; in pensiero perché era evidente che stesse ancora male e non volevo che si sforzasse solo per educazione. Se avesse voluto mandarmi via lo avrei capito, anche se in realtà speravo fortemente che quel mio pensiero non si realizzasse.

Sentii un tonfo provenire dal salotto, come se qualcuno o qualcosa fosse caduto. Il mio primo pensiero andò a Taehyung. Che si fosse fatto male? Mi alzai di scatto ed uscii dalla cucina, ignorando la richiesta del proprietario di casa di aspettarlo in quella stanza.

"Taehyung tutto bene? Ho sentito un rumore..."

"Sì, scusami...volevo pulire un po' questo macello ed ho finito per fare ancora più casino" disse tirando su con il naso per poi passarsi il dorso della mano sotto quest'ultimo. Era così carino con il naso tutto arrossato e con quel faccino corrucciato mentre si guardava intorno per cercare di capire come sistemare la stanza il più velocemente possibile.

"Guarda che non è un problema. Il mio compagno di stanza è molto più disordinato di te" lo rassicurai sorridendogli.

"Ma veramente è Jimin quello disordinato in questa casa" sbuffò raccogliendo una serie di disegni per poi andare posarli su un tavolo di legno rovinato su cui era appoggiata anche una macchina da cucire. "Generalmente io non sono così, è che il progetto mi sta portando all'esaurimento nervoso ed ho iniziato a seminare in giro per casa pezzi di stoffa e spilli."

Fece per chinarsi a raccogliere il manichino che era caduto, provocando il rumore che mi aveva condotto in quella stanza. Lo vidi piegarsi per poi appoggiarsi con una mano al divano, mentre si portava l'altra alla testa. Era ancora troppo debole per piegarsi velocemente senza avere dei capogiri.

"Lascia Taehyung, faccio io. Non affaticarti" mi avvicinai a lui e sistemai il manichino in un angolo della stanza. "Non voglio veramente disturbarti, non stai bene e hai bisogno di riposo. Il sacchetto con il pranzo è sul tavolo in cucina, ok? Mangia qualcosa e poi vai a dormire. Ora vado così puoi riposarti".

Parlai tutto d'un fiato da quanto ero agitato. Non volevo veramente andarmene, ma vederlo stare così male e voler restare comunque lì mi faceva sentire un egoista. Ma in realtà ero veramente egoista, perché ero felice che Jimin mi avesse mandato lì, felice di aver potuto vedere in parte il loro appartamento, conoscere un qualcosa in più sulla vita di Taehyung.

"No."

Fu solo questo quello che ricevetti come risposta. Una sillaba pronunciata dopo un silenzio che a me era parso interminabile. Un silenzio in cui sentii solo il battito del mio cuore rimbombarmi nelle orecchie. Due lettere emesse con quel tono profondo di voce che mi faceva venire la pelle d'oca ogni volta.

"No?" riuscii solamente a chiedere di rimando. Mi sembrò di non avere più saliva, pronunciare quelle poche lettere mi risultò estremamente difficile. Forse parve solo a me, forse vidi quello che volevo vedere io, ma lessi nei suoi occhi agitazione, come se l'ultima cosa che volesse fosse che io me ne andassi.

Cherry tea - TAEKOOKOn viuen les histories. Descobreix ara