CAPITOLO 42

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Quella mattina mi ero svegliato tra le braccia di Taehyung, circondato dal profumo della sua pelle, le gambe intrecciate tra di loro, il suo braccio che mi cingeva la vita. Amavo svegliarmi con lui in quella posizione, perché il suo volto era la prima cosa che vedevo una volta aperti gli occhi.

La luce che filtrava dalla grande finestra colpiva a malapena il letto, rendendo i dettagli di Taehyung, illuminati da quei flebili raggi di sole, ancora più belli. Le lunghe ciglia nere quasi brillavano ad ogni impercettibile movimento del suo volto.

Ero abituato a svegliarmi prima di lui. Era sempre stato così: io andavo a correre e quando tornavo facevamo colazione insieme, che avessimo passato la notte insieme o meno. Eppure quella mattina mi accoccolai nel suo abbraccio, senza la minima intenzione di andarmene.

Passai almeno dieci minuti a guardare il neo che aveva sulla punta del naso, altri venti per quello sul labbro inferiore. Dedicai altrettanto tempo a studiare come la sua bocca si apriva e si chiudeva ad ogni respiro, sporgendo leggermente in avanti ogni volta che espirava.

Sarei rimasto a guardarlo per sempre, ma i piani per quella giornata erano purtroppo diversi. Così come lo sapevo io, pure Yeontan pareva saperlo. Quella piccola bestiolina infatti si fece largo tra le nostre gambe, passando sotto al braccio di Tae, arrivando con il musino proprio davanti al suo volto.

Taehyung mugolò piano qualcosa, arricciando il naso, mentre Tannie gli leccava la guancia per svegliarlo.

Il mio sorriso si distese fino a che i miei occhi non si assottigliarono quando anche Taehyung si svegliò, aprendo lentamente gli occhi e sorridendomi dolcemente.

"Tan" disse con voce bassa e roca richiamando il piccolino che si era accoccolato proprio sulla sua faccia.

Siccome Yeontan non sembrava volersi però spostare, Tae non poté far altro che alzarsi a fatica, spostandosi poi per appoggiare la schiena contro la testata del letto. In un nanosecondo Tan si era già accoccolato sul suo grembo. Se da un lato ero felice di assistere a quella scena, dall'altro ero invidioso di quella piccola palla di pelo. Anche io avrei voluto ricevere le coccole di Taehyung.

Evidentemente il mio sorriso venne inconsciamente sostituito da un piccolo broncio perché Tae scoppiò a ridere guardandomi. Fece scendere Yeontan dal letto e mi fece segno di avvicinarmi. Ricordavo chiaramente la prima carezza, così come il primo sguardo, il primo bacio. Tutti quei momenti erano vividamente scolpiti nella mia mente e sulla mia pelle. Eppure quando in quel momento avvicinò la mano al mio volto, sfiorandomi delicatamente una guancia, il mio cuore si fermò esattamente come durante tutte le nostre prime volte.

In fondo anche quella era una prima volta.

Era il nostro primo addio.

"Non dirlo."

Le sue parole risuonarono come il fruscio delle foglie mosse da un vento primaverile. Piano e delicate, ma allo stesso tempo intense.

Aveva ragione. Non avrebbe avuto alcun senso dirgli che non volevo che partisse. Neanche lui sarebbe voluto partire, eppure eccoci lì, a vivere una prima volta di cui avremmo volentieri fatto a meno, ma che non potevamo evitare in alcun modo.

Restammo a letto finché non suonò la prima sveglia della giornata. Taehyung aveva questa abitudine estremamente irritante di impostare una miriade di sveglie ogni volta che aveva un appuntamento importante, per evitare di perdere tempo e cercare di arrivare puntuale.

La prima sveglia era un promemoria. Quindici minuti di coccole e poi ci saremmo dovuti alzare.

Purtroppo quei quindici minuti durarono poco, troppo poco. Presto quel letto divenne vuoto, solo il ricordo dei nostri corpi intrecciati e il suo profumo intriso nel cuscino.

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