Uno sparo secco mi blocca e due figure cadono a terra dopo aver ricevuto due colpi. Un buco in pieno petto, segnato dalla pistola di Armin, e una spada a trafiggere il corpo da parte a parte. La donna che minacciava Jean cade a terra.
Avevo sganciato la lama nel disperato tentativo di colpirla e dal risultato la mia mira non è poi così pessima. Ho rinunciato alla mia umanità per salvare ciò di più caro che ho. Ora capisco cosa si intende.
Ma il secondo corpo...
Penso di non aver mai urlato così tanto.
Mi precipito subito nella direzione del mio compagno ma Mikasa mi ferma.
«Non possiamo portarlo via con noi. Deve rimanere qui» dice con sguardo lontano. Osservo i miei compagni dietro di noi e tutti, dal primo all'ultimo, hanno uno sguardo vuoto.
Torno a guardare il corpo senza vita di Marco.
Si è precipitato subito ad aiutare il suo amico ma la gendarme ha premuto il grilletto troppo presto, o noi troppo tardi, e il proiettile ha preso lui.
«Mikasa ti prego, possiamo aiutarlo-»
«No, è morto ormai, l'ha colpito in un punto vitale. Mi dispiace tanto [T/n] ma non possiamo fare nulla»
Continuo a guardare quel punto, senza capire perché. Se solo avessi lasciato prima quella maledetta lama...
Guardo Jean, il suo migliore amico, i suoi occhi sono sbarrati e non da segni di nessuna reazione in particolare. Conoscendolo avrebbe iniziato a urlare ma a quanto pare il colpo è stato più forte di quanto mi potessi aspettare.
«Dobbiamo andare» mi scuote nuovamente la ragazza. Mi intralcio con i miei stessi piedi e rischio di inciampare più volte. No, non un'altra volta. Non di nuovo questa sensazione di perdita. Ci sono passata già con Reka ma ora lei è qui. Ti prego Marco, torna anche tu. Abbiamo tutti bisogno di te.
Io per prima necessito della tua presenza vicino a me. Sei stato un gran amico, un fratello quasi.
Jean, che in te aveva trovato l'aiuto per aprirsi di più con gli altri.
Connie e Sasha che venivano messi in riga da te, ma non è mai successo che li sgridassi.
E poi Sina. Lei vuole risolvere con te. Non posso tornare da lei e dirle cosa è successo. L'unica persona per cui si sarebbe opposta a suo padre eri proprio tu.
Ti prego, te lo chiedo con tutto il cuore: torna da noi.
Nonostante i nostri tentativi di proteggere i compagni addormenti da dei dardi soporiferi, le nostre energie sono state vane e li vediamo venir portati via dalla gendarmeria.
«Merda! È la terza volta! LA TERZA! Cazzo Eren 'sto giro ti arrangi!» sbotto infuriata, reazione data soprattutto dalla necessità di uno sfogo dopo quanto appena accaduto. Non è possibile che nel giro di pochi mesi sia stato rapito tre volte. Con quale logica poi?! Capisco Historia che a quanto pare è una nobile ma Eren volevano vivisezionarlo vivo e ora che li abbiamo convinti dell'utilità della sua forza torniamo alle origini? Seriamente?
«Hey [T/n] dobbiamo andarcene velocemente» mi scuote per una spalla la castana. Aggancio gli arpioni sui muri e seguo gli altri al rifugio dove ci sono ancora gli uomini legati precedentemente.
Armin sta veramente male al pensiero costante della sua prima vittima. E anche al senso di colpa per non aver avuto la forza di premere prima il grilletto e risparmiare la perdita di un caro amico. Lo capisco. Se non fosse per una rabbia nel petto starei impazzendo anche io. Non mi riconosco. Un'assassina? Io?
Jean invece mi preoccupa. Se ne sta in disparte silenziosamente. Decido di andare a sentire come sta e mi siedo vicino a lui, guardando il fiume.
«[T/n] lo so come ti senti. Molto bene anche. Quindi scusa se non ti consolo con le solite frasi del tipo "non ti preoccupare, andrà tutto bene" o "supererai anche questa". No. Non ne avrei nemmeno le forze, sai bene che eravamo molto legati quindi-»
«Non dire altro. Non serve. Anzi penso che dovrei essere io a consolare te per una volta. Se vuoi piangere fallo. È giusto mostrare le proprie emozioni, no? Me lo hai detto tu la prima volta che ci siamo parlati»
Restiamo in silenzio per rispetto verso il nostro compagno e poco dopo sento che anche Jean inizia a sciogliersi e piangere l'amico. È solo ingiusto! Perché una persona gentile e altruista come lui dovrebbe essere morta? Forse è per questo che sono tanto arrabbiata, l'universo ha punito la persona sbagliata.
Le mie lacrime scendono aggressive, rigando le guance e lasciando segni rossi al loro passaggio.
Me la pagheranno. Eccome se me la pagheranno.
«È stata colpa mia. Non ho avuto il coraggio di sparare per primo. Se l'avessi fatto non saremmo in questa situazione» pronuncia il ragazzo accanto a me. Vorrei dirgli che non è vero ma è la cruda realtà. Quella sua umanità gli si è ritorta contro, tutto qua.
«Possiamo...non pensarci più?» lo imploro. Non voglio e non ho le forze di continuare questo gioco. Ora l'unica cosa che resta da fare è trovare il responsabile e fargli patire le pene dell'inferno.
«Sì, scusa..» approva per poi tornare a chiudersi nel suo mutismo. Io scuoto leggermente il capo per scacciare i rimasugli di pessimi pensieri, e soprattutto l'immagine del mio amico che rimarrà per sempre tra i miei ultimi ricordi di lui, e torno a girare per l'esterno del capannone.
Sono così soprappensiero che per attirare la mia attenzione qualcuno mi tira un sasso sul collo costringendomi a girarmi.
«Reka?!» esclamo vedendola tutta sorridente davanti a me. Sbaglio o era stata arrestata anche lei?
«In carne ed ossa» sorride ancora di più.
«Tu...non dovresti essere in carcere? Come li hai convinti a lasciarti andare?»
«Oh..non li ho convinti! Ho fatto da me. Sai se da bambina fossi uscita di più con il mio gruppo sapresti che ho una certa abilità nell'aprile porte chiuse» Questa ragazza è pazza. Non c'è altra spiegazione.
«E si può sapere che sarebbe successo se ti avessero scoperta?!»
La ragazza ci riflette un momento per poi rispondermi «Se ci avessi pensato mi avrebbero beccata, ovvio!»
«Quindi meglio non pensarci?»
Lei scuote la testa in segno di assenso e io mi rassegno.
«Lasciamo stare, non è il momento. L'importante è che tu stia bene»
Delle braccia mi rapiscono in un abbraccio energico, stringendo le mie spalle con forza. Ultimamente è diventata molto più aperta e fa veramente piacere.
«Oh! E i gendarmi stanno venendo qui. Sapete avete fatto un po' di casino in città ed è così che vi ho trovato, idem per loro»
La guardo. Lei guarda me. Il tempo di metabolizzare...
«IDIOTA DILLO PRIMA!» urlo correndo dagli altri all'interno per avvisarli.
Subito tutti preparano i propri cavalli e partiamo verso il bosco. Se ci prendessero verremo impiccati tutti. Nessuna eccezione.
Connie e Sasha continuano a scuotere e battibeccare con l'albina che ride di gusto alle urla senza senso dei due. Sono felice che sia riuscita a trovare degli amici, si è rivelata una brava persona sotto sotto.
«Oh Reka, hai visto per caso Sam e gli altri?» decido di intromettermi per salvarla dall'insistenza della coppia di fuori di testa.
«Sì stanno bene, non preoccuparti. In realtà in cella non c'è molto da fare e qualche guardia gentile ci ha lasciato delle carte per passare il tempo. Ovviamente andavano nascoste quando passavano quelle che non sapevano di questo regalo» risponde con un sorriso e ripensando ai giorni di prigionia. Una pazza. Ecco cos'è, ma avrei dovuto capirlo dal suo piano per sfuggire a Reiner e gli altri. Almeno ha distratto l'intero gruppo dal pensiero della recente perdita.
Sistemiamo i nostri cavalli vicino al fiume e ci appostiamo a controllare le vicinanze in caso arrivi qualcuno. La caposquadra non è ancora arrivata e la preoccupazione inizia a farsi sentire. Di sicuro c'è Moblit a coprirle le spalle, dovrei tirare un sospiro di sollievo visto che le salva la pelle ogni singola volta.
«Come va qui?» chiedo avvicinandomi a Jean e la sua cavalla. La povera Tynee se la sta venendo male nell'ultimo periodo.
«Devo trovare un altro cavallo. Non sta benissimo e ho paura di sforzarla troppo» risponde accarezzando il ventre dell'animale.
«Scusa Tynee, quell'idiota di Ercole non sa trattenere i suoi istinti. Magari non volevi nemmeno diventare madre» mi siedo davanti a lei, la quale mi porge il muso in segno d'affetto. L'accarezzo dandole tutto il mio affetto.
Un nitrito mi fa girare verso il soggetto di tale verso e trovo Ercole che mi fissa innervosito e muovendo la coda da parte a parte.
«Che c'è? Geloso?» sorrido beffarda al mio compare a quattro zampe. Adoro prenderlo in giro e lui adora farlo con me, quindi siamo pari. Mi alzo velocemente e gli corro incontro cingendogli il collo.
«Lo sai che ti voglio bene! Non ti porterei mai via la tua amata Tynee~ e poi sei il mio preferito» sorrido coccolando anche lui. So che ama i grattini sotto l'orecchio e ogni volta, come anche ora, si accascia rilassandosi.
«Ci sai proprio fare con i cavalli» commenta la scena il ragazzo dietro di me. Sto cercando di fare di tutto per tirargli su il morale, vediamo se stuzzicarlo può funzionare.
«Sì avere a che fare con tre cavalli non è facile ma almeno è divertente» rispondo continuando ad accarezzare Ercole.
«Beh uno non è ancora nato...»
«Certo...mi riferivo proprio a lui/lei con il terzo..»
«Non sei simpatica, sappilo!»
«Oh andiamo non ti saresti messo con me se non fossi stata così "simpatica"» lo prendo in giro vantandomi delle mie capacità comiche.
Un attimo di silenzio e mi giro per controllare cosa fosse quella calma ma subito vengo rapita da due braccia che mi sollevano da terra.
«Jean mettimi giù!» urlo per lo spavento.
«Oh no no, ora sono offeso»
Continua a camminare verso non so dove ma allontanarci dagli animali.
«Non era mia intenzion-»
«Ipotizziamo che io sia il terzo cavallo...ti sei presa cura di Tynee e di Ercole e ti sei cooooompletamente dimenticata del sottoscritto» Ok sta scherzando, non l'ho fatto arrabbiare veramente.
Mi mette a terra quando raggiungiamo una piccola parte di bosco più isolata.
«Andiamo lo sai che il meglio si riserva sempre al migliore» sorrido sedendomi sul soffice terreno. Il ragazzo mi imita e si posiziona vicino a me appoggiandosi con la schiena al tronco di un'albero.
«Se non ho sentito male era Ercole il tuo preferito»
«Sai che è permaloso, lo devo dire a priori. Tu, sempre ipotizzando che sia un cavallo, sei il migliore in ogni caso» sorrido sincera.
Mi solleva il mento in cerca delle mie labbra e ci si precipita a capofitto. Ammetto che mi mancavano parecchio ma qualcosa non torna. Sembra più aggressivo. Non mi piace particolarmente e le sue mani cercano il mio corpo con troppa foga. Si allontana dalle mie labbra per correre lungo il mio collo e lasciandomi modo di parlare.
«Jean che stai facendo? Non sei tu. Ti prego fermati...» gli chiedo supplicando. Non voglio andare avanti, non così, non ora, non in questo posto. Lui però non vuole darmi ascolto e mi vedo costretta ad agire. Lo allontano più che posso e mi alzo in piedi.
«[T-t/n] scusa...non-non so che mi sia preso. Veramente ti chiedo scusa»mi guarda ancora seduto a terra, una mano sul volto e con gli occhi sgranati. Penso che non sia un bello spettacolo vedere la propria ragazza spaventata che cerca di allontanarti.
«So che non è una bella giornata per te, non lo è nemmeno per me, ma ti prego: se ti chiedo di non farlo fermati. Non voglio rovinare questo momento e farlo in un modo in cui tu nemmeno sei lucido. Sono un po' all'antica su questa cosa» lo imploro ancora.
«S-Sì! Ho capito perfettamente e ti capisco. Per favore perdonami» Sorrido sentendo che rispetta la mia decisione e torno a sedermi vicino a lui. Rimaniamo in silenzio per via dell'imbarazzo del momento ma dopo qualche minuto non reggo più e decido di parlare d'altro.
«Oh! Ti ricordi che mi avevi fatto quell'indovinello sul fiume? Ci stavo pensando prima per distrarmi un po'. Secondo me il futuro è l'acqua che scende. Non sappiamo cosa ci porti quell'acqua quindi è sempre un'avventura, per così dire, scoprire cosa ci attende. Un po' come questa mattina: non sapevamo che sarebbe successo altrimenti avremmo preso qualche precauzione e agito di conseguenza. E quella che scorre verso valle è già stata scoperta quindi è il passato. Ho fatto giusto questa volta?» chiedo speranzosa. Lui mi guarda con occhi fieri e con un tenero sorriso, poi scuote la testa e mi conferma quanto detto. Per quanto riguarda me alzo le mani verso le chiome degli alberi ed esulto felice.
«Sei sempre così spontanea. Sono felice che tu abbia questa capacità di far tornare il buon umore agli altri» mi confessa. Penso sia una delle cose più carine che mi siano state mai dette. Non ero mai abituata a mostrarmi per come sono veramente e sapere che il mio io interiore aiuta gli altri mi rende felice.
«Grazie Jean» sorrido per poi lasciargli un leggero bacio sulla guancia e accoccolandomi tra le sue braccia. Sento un gran peso dentro e i miei occhi si chiudono, lasciandomi abbandonare ai miei sogni.
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𝕄𝕌ℝ𝔸 {Jean x reader}
FanfictionLa cura di una persona cara è un atto di puro amore. Così dovrebbe essere per chiunque, soprattutto per i genitori con i loro piccoli angeli. [T/n] è cresciuta per essere perfetta, con l'unico destino di amare incondizionatamente chiunque avesse s...
