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Ho sceso, dandoti il braccio,
almeno un milione di scale/
e ora che non ci sei è il vuoto
ad ogni gradino./ Anche così è stato
breve il nostro lungo viaggio.
-Eugenio Montale-

Portò la sigaretta alle labbra, tenendo i gomiti appoggiati sul davanzale della finestra e gli occhi fissi sullo spicchio di luna visibile.
Ora non ne aveva più paura. Aveva imparato ad amarla, aveva vissuto momenti bellissimi illuminato dalla sua luce. Aveva pianto, riso, scherzato, festeggiato, pianificato nuove malefatte mentre lei guardava lui e gli altri Malandrini.
Ma più di tutto sotto la sua luce aveva amato. Aveva amato proprio colui che gli aveva insegnato a non temerla, aveva amato la sua luna personale.
Sirius gli aveva mostrato che anche la luna ha i suoi segreti ma questo non la rendeva meno bella, anzi. E il suo Pad era proprio come quel satellite: luminoso ma al tempo stesso pieno di crateri e ombre, puntava tutto sulla luce, si aggrappava ad essa con tutte le sue forze ma non sapeva risplendere da solo, aveva bisogno di aiuto e Remus glielo aveva dato. Lo aveva amato per entrambi se lui in quel momento si odiava, lo aveva amato in ogni istante a prescindere dal suo umore, lo aveva amato ancora prima di rendersene conto.
E quella notte la luna sembrava prendersi gioco di lui ricordandogli che forse tutt'ora, suo malgrado, non aveva smesso di farlo.

***

Si lasciò scivolare a terra sul pavimento sporco.
La luce del sole quel giorno era più evidente del solito e a lui sembrò di essere tornato indietro anni. Gli sembrò di essere tornato al numero 12 di Grimmauld Place dove aveva imparato a temere il giorno per le cose tremende che sarebbero potute succedere prima che il sole tramontasse di nuovo. La notte, al contrario, era un momento tranquillo in cui non bisognava preoccuparsi, il buio era una protezione sufficiente.
Poi aveva imparato ad amare anche la luce del giorno. Aveva scoperto che quello é il momento per ridere, scherzare, studiare, gioire ma anche litigare, senza più paura dei malefici, con gli amici che aveva trovato. Aveva imparato che poteva amare e, cosa ancor più sorprendente, che poteva essere amato. Aveva trovato il suo sole, anche se all'inizio non lo aveva notato.
Il suo Remus era così: una stella luminosa e bellissima, necessaria per portare vita e lui illuminato dal suo amore era rifiorito. Eppure il suo Moony non se ne rendeva nemmeno conto, era abituato al fatto che nessuno si accorgesse di lui, era abituato a esserci sempre per gli altri ma in silenzio. In questo era racchiuso tutto il suo essere così speciale: era una persona su cui poter contare sempre e questo era ciò di cui lui aveva tremendamente bisogno.
E in quel momento il sole sembrava prendersi gioco di lui ricordandogli che, sebbene lui lo desiderasse ancora, la luce del suo sole non lo avrebbe più illuminato.


-🌙-
Se vi va mi trovate su Instagram come selenelunastorta.
Anche oggi un grazie speciale a B che mi sprona a continuare.
Anche oggi grazie a voi che siete qui a leggermi! Spero che questa os vi piaccia, se volete commentare e/o lasciare una stellina a me fa molto piacere!
Tornerò a scrivere cose allegre (prima o poi).
A presto, Selene

Magic, love and other stuff || One-shotWhere stories live. Discover now