Inaspettato

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I can't even, I can't even believe what you did to me
You can't even, you can't even say I'm overreacting
I can't even, can't even hear your side
Shame on me, you fooled me twice

Le stradine colme di gente di Seoul scorrono veloci davanti ai finestrini dell'auto nuova dei miei genitori mentre loro iniziano a parlare di come sia stata incompetente questa dottoressa. Ovviamente i loro discorsi sono senza senso, se fino a prima di un'ora fa lei era una meraviglia nonostante la sua giovane età e come fosse una delle migliori studentesse dell'università della capitale adesso le ragazzine cosi giovani già con uno studio non sono vagamente professionali e soprattutto con tutto quel rossetto sulle labbra, come se servisse un rossetto per capire la tua professionalità. Seguendo questa logica anche mio padre dovrebbe mettere il rossetto per risultare professionale e, insieme a lui, tutti i suoi colleghi. La mia mente prende a girare e finisce col pensare a mio padre ed i suoi colleghi con delle labbra enormi e un forte rossetto rosso nel loro ufficio che ho avuto la sfortuna di visitare un paio di volte nella mia vita.

"GUK! Mi stai ascoltando?" L'urlo di mia madre seguito dall'inchiodata di mio padre mi fanno balzare sul mio stesso sedile posteriore.

"Si." Rispondo spaventato dal suo tono.

"A cosa pensavi?" A papà col rossetto.

"A niente." Poco credibile. "Mi manca Luna." Aggiungi su due piedi mordendomi l'interno della guancia per la cazzata che ho appena inventato, non che non senta realmente la sua mancanza ma ho altro per la mente attualmente.

"Tesoro.." La mano di mia madre si allunga cercando la mia coscia scoperta ma cerco di appiccicarmi il più possibile allo sportello per non farmi toccare da lei. "Luna sta bene."

"Potrai visitarla a Natale se ti comporti bene." Le parole di mio padre sono taglienti come il vetro, come sempre ormai, la sua frase suona più come una minaccia che come supporto.

Non ho voglia ora di pensare all'inverno..

Dopo alcuni minuti arriviamo a quella che loro hanno il coraggio di chiamare casa, un minuscolo appartamento al quinto piano di un condominio, mi manca l'aria in questo posto. E' tutto cosi chiuso. Mia madre continua a digitare chissà cosa al telefono insultando verbalmente la dottoressa da cui sono stato oggi pomeriggio.

"Tesoro." La voce ferma di mio padre la riporta alla realtà. Se mia madre non mi avesse rovinato la vita mi farebbe anche pena. Strappata dalla sua città, dai suoi amici, dalla sua famiglia se non da suo marito e da suo figlio che l'ha delusa tanto.. ho sempre trovato mia madre una donna estremamente affascinante nella sua semplicità. I capelli castani mai tinti, mai tagliati se non qualche spuntatina alle punte e perennemente legati, se non in qualche evento importante come il loro anniversario di matrimonio in cui mio padre si prendeva il giorno dopo libero per poterla portare a cena. Anche se mi fa male ammetterlo anche mio padre è un uomo molto affascinante, come ripeteva una certa persona, ma questo pensiero mi fa mancare l'aria e non vorrei rischiare un altro attacco d'ansia in un ascensore. L'unica cosa che posso invidiare a mio padre è l'altezza, è un uomo estremamente alto, rischia sempre di sfiorare il soffitto ovunque andiamo, anche in questo stretto ascensore e nella nostra nuova casa deve abbassare la testa quando passa da una stanza all'altra per non essere colpito dalla porta. Non che io sia basso, ma niente di fuori dal normale ed io mi sono stancato di essere normale.

Arriviamo al nostro inutile piano e l'aria continua a mancarmi. Il mio cervello è giunto alla conclusione illusoria che è perchè siamo saliti di cinque piani e siamo ancora più vicini alla stratosfera, ma in realtà è perchè sono in questo buco di appartamento, in questo buco di vita. E' tutto troppo triste qui, troppo spoglio, voglio tornare via, voglio tornare a respirare.

Mio padre tira fuori dalla tasca dei suoi pantaloni eleganti le chiavi di questo schifo di appartamento e fa giusto due giri prima di entrare. L'ingresso è pieno di scatolo, 19 anni di vita o forse anche di più racchiusi in scatole e scatole. Molte volte mi vedevo io stesso chiuso in quelle scatole, per i miei sarebbe stato molto più semplice, più facile da controllare. Mia madre fila nella cucina per posare la sua borsa marrone su una sedia qualsiasi continuando a parlare al telefono con non so chi, o meglio, a lamentarsi perchè non le rispondono. Mio padre sparisce, beato lui. Cammino lungo quell'ingresso cosi spoglio e arrivo fino a quella che avevano nominato come la mia stanza e mi chiudo dentro di essa. I fogli sono ancora tutti appesi alle pareti, con vari chiodi che avevo già trovato al muro. Ci sono cosi tante parti di me in questi pezzi di carta, non sopporterei se i miei tentassero di strapparmeli via un'altra volta, l'ultima volta che ci hanno provato mi sono aggrappato al corpo di mia madre con tutta la forza che avevo, supplicandola con un filo di voce di smetterla.

Non si accorgono del male che fanno, questo lo dicevi anche tu..

Le persone feriscono costantemente pur di non essere ferite.

Mi lascio cadere sul letto, le mie scarpe sempre cosi bianche, le pareti vuote, il posto accanto al mio letto vuoto, mi sembra quasi di vederti seduto davanti a me, col solito sorriso tipico di una persona che ha tante cose da dire ma non riesce a trovare il modo giusto di dirle, i polsi coperti, le magliette larghe, i pantaloncini o bianchi o di jeans. Ma il posto è vuoto davanti a me.

Può fare cosi male la nostalgia?

Se ti avessi fatto questa domanda appena agli inizi di luglio avresti risposto un secco no ma se te la facessi ora cosa risponderesti?

Il mio telefono si illumina riportandomi alla realtà, so che non è lui, sarebbe troppo facile se fosse lui e la parola facile non può stare in una frase col suo nome.

Jung Hoseok: hey.

Inaspettato.

Non risponderò, non ora. Non ce la faccio.

Mi levo le scarpe e mi alzo per raggiungere la cucina, ho fame, o forse no.

Non sono ancora pronto a dire addio, ti ignorerò Hoseok, cosi come tu hai fatto negli ultimi due mesi.

Mi godo la scena di mio padre che sbatte la testa per uscire dal bagno e non faccio nulla per trattenere le risate che escono dalle mie labbra e raggiungo le urla di mia madre in cucina, penso che andrò a trovare un altro dottore.

FUUBUTSUSHI | TAEKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora